Dobrynin «l'americano»

Dobrynin «l'americano» Dobrynin «l'americano» Per sei presidenti americani Anatoly Dobrynin è stato il modello del russo simpatico», la prova che anche in tempi di guerra fredda e di duro scontro ideologico il «nemico» di oltrecortlna poteva rivelarsi una persona gioviale con cui discutere e scambiare battute. Ventiquattro anni come ambasciatore a Washington — dagli anni bui della guerra mancata per Cuba al dialogo con T'Impero del male» — sono un periodo di tempo abbastanza lungo per dare un'impronta personale alle relazioni tra i due Grandi. E Dobrynin ha interpretato il ruolo di grande messaggero del Cremlino con uno stile perfettamente intonato al nuovo look dell'era gorbacioviana, diventando una star dei media americani, alla continua ricerca di nuovi protagonisti Sempre affabile e disposto al dialogo, pronto a barattare il doppiopetto del diplomatico con i jeans, ghiotto di hamburger e appassionatao di corse di cavalli: la biografia «americana» di Dobrynin sembra costruita ad arte per cancellare 1 vecchi stereotipi del burocrate grigio e insensìbile, come 11 suo capo, l'indecifrabile Gromyko. n suo esordio a Washington fu difficile, in piena crisi di Cuba. Dobrynin negò fino all'ultimo, contro ogni evidenza, che nell'isola ci fossero missili sovietici; ma la bugia non ne pregiudicò i rapporti con la Casa Bianca. Negli anni di Johnson e del massimo impegno americano in Vietnam, seppe con grande abilità mantenere aperta la strada del dialogo. Un credito che raccolse quando Nixon e Kissinger lanciarono la strategia della distensione. La trama diplomatica dell'ambasciatore sovietico era affidata soprattutto ai rapporti personali che aveva instaurato, anno dopo anno, con gli uomini della Casa Bianca: Johnson e Kissinger gli rivelano il loro telefono privato per poter condurre i negoziati più segreti, disponeva di un parcheggio riservato al Dipartimento di Stato per evitare la caccia dei giornalisti (un privilegio che gli fu tolto dall'amministrazione Reagan). Insostituibile per gli americani, Dobrynin sembrava ben saldo anche nei confronti del Cremlino, nonostante in questo quarto di secolo a Mosca si fossero alternati cinque leader e si vociferasse di contrasti con Gromyko. Così nell'83 quando fu richiamato, per occupare la carica di capo del Dipartimento intemazionale del comitato centrale, sembrò che per l'amba s ci at ore si aprisse la strada verso la carica di ministro degli Esteri. Chi meglio di lui poteva rappresentare la via nuova dì Gorbaciov, impegnato a liquidare nel nome della distensione quanto restava delle ambizioni imperiali di Breznev? Ma evidentemente è più facile sedurre gli americani che sopravvivere al Cremlino, d. q. Anatoly Dobrynin

Luoghi citati: Cuba, Mosca, Vietnam, Washington