I COLORI DEL

I COLORI DEL I COLORI DEL E, un albero unico, che appartiene ad una famiglia antichissima, quella delle «Ginkaceae», della quale, autentico fossile vivente, è l'unico superstite. Ha foglie bilobate, a forma di ventaglio, con nervature che seguono la forma della foglia. In autunno assumono il colore di un bel giallo intenso. In città ce ne sono circa duecento esemplari, nei piazzali alberati dello zoo e (due esemplari molto belli) nel giardino davanti a Porta Nuova. Sono piante per lo più maschili, perché i semi di quelle femminili emanano un cattivo odore. Il nome deriva da «Yin-Kuo» o «Gyn-Kyo», che in cinese significa «frutto d'argento». Quest'albero, che può raggiungere i trenta metri di altezza, arrivò in Europa attorno al 1730. La sua longevità è proverbiale: in Cina, attorno ai templi buddisti, si troverebbero esemplari anche di duemila anni d'età. E' quindi molto resistente al vento, al fred¬ do, all'inquinamento atmosferico, alla siccità, ed è adattissimo, oltre che per scopi ornamentali, anche per alberature stradali. In Estremo Oriente i semi, ricchi di amido, vengono consumati crudi negli sposalizi; arrostiti, sono ritenuti utili contro l'indigestione. IL «Liquidambar styracifiua» assomiglia molto all'acero rosso, ed ha colori autunnali vivacissimi: vanno dallo scarlatto al rosso scuro, al limone, al violetto, e si possono ammirare in largo Re Umberto. E' una pianta molto ornamentale, la cui caratteristica chioma conica, che diventa più larga e arrotondata con l'età, può raggiungere i venticinque metri di altezza. Ama i terreni freschi e umidi, vicini ai corsi d'acqua, ed ha foglie molto caratteristiche, a cinque lobi, alterne; i frutti, irti e arrotondati, pendono da un lungo peduncolo, e maturando diventano bruni. I fiori maschili sono rotondi e gialli; quelli femminili sono piccoli e riuniti in una fitta infiorescenza. Venne introdotto in Europa nel 1681, ma la sua scoperta ri¬ sale a quasi due secoli prima. Nel secolo XVI, infatti, Filippo II di Spagna inviò un naturalista di nome Hernandez in Messico, affinché facesse una relazione sui prodotti naturali di quel Paese: uno degli alberi descritti era il Liquidambar, ovvero «ambra liquida», dal colore e dalla consistenza della resina che produce. Negli Stati Uniti, specie nell'Ohio e nel Mississippi, dove raggiunge anche i 50 metri di altezza, viene coltivato per la resina, dalla quale si ricavano unguenti, profumi, incenso e adesivi. ESISTONO molti tipi di «querce rosse», e tutte,- in autunno, assumono nelle foglie uno splendido colore rosso scuro, mattone. In corso Rosselli, dal parco Ruffini a via San Paolo, e nel parco pubblico dietro la palazzina di Stupinigi, ne esistono parecchi esemplari. In corso Rosselli, ad esempio, abbiamo molti «Quercus pyramidalis». La quercia rossa non tollera molta ombra e preferisce luoghi ben aperti, in cui potersi espandere senza competizioni con altre specie. Per la sua rapida crescita, la resistenza al freddo e l'adattamento ai terreni acidi, quest'albero è usato anche, oltre che come specie ornamentale, per la produzione di legname. Il «Quercus borealis», la vera e propria quercia rossa, ha una grande chioma a cupola, e rami diritti. Può raggiungere i 35 metri di altezza. Pochi tipi di boschi sono ricchi di vita come un querceto ad alto fusto. L'aperta cupola di un querceto lascia filtrare molta luce, che raggiunge un soffice terriccio di foglie, visto che le leggere foglie di quercia, una volta cadute, marciscono in fretta. TUTTI i colori dell'autunno. Dove, se non nei parchi e lungo i corsi alberati della città? Gli alberi di Torino sono 60 mila, e si estendono per 461 chilometri di filari. Messi in fila, uno dopo l'altro, arriverebbero a Roma. Come in ogni metropoli sono minacciati dall'inquinamento, dalle vibrazioni del traffico e dal cemento. Ma molti di loro, come grandi artisti, proporranno ugualmente, in queste settimane, un'entusiasmantc tavolozza di gialli dorati, di rossi fiammeggianti, di gialli arancio. Vale la pena di andare alla ricerca delle specie più belle e curiose. Fanno parte di un patrimonio che' ha pochi rivali nelle altre città italiane. Testi a cura di Carlo Grande IL Carpino bianco («Carpinus betulus») è diffuso in tutta Italia, soprattutto nelle zone montane, fino ai 900 metri di altitudine. A Torino se ne possono osservare molti esemplari, in via Botticelli ed in corso Galileo Galilei. Le foglie, alterne e appuntite, hanno margini doppiamente dentati, ed in questa stagione assumono colorazioni molto gradevoli, di un giallo molto intenso. Il carpino appartiene alla famiglia delle Betulacee, ed è originario delle zone dell'emisfero Nord, soprattutto dell'Asia. Il Carpino bianco può raggiungere anche i 25 metri di altezza. Sopporta bene il taglio in ogni stagione, ed è quindi adatto a formare siepi, viali e giardini. La chioma rimane folta anche d'inverno, e viene quindi usato per formare barriere frangivento. Il legno, molto resistente, veniva usato per ceppi da macellaio, mazzuoli e bocce; se ne ricavavano anche raggi di ruote e ingranaggi. In Oriente i suoi rami nudi, da cui pendono le ir "iorescenze (sono amenti penduli lunghi fino a cinque centimetri) o i frutti, vengono impiegati per composizioni "ikebana'; poste davanti alle immagini degli antenati, hanno il valore dell'eterno ricordo e della devozione. Nel linguaggio floreale, infatti, le infiorescenze del carpino significano ..fedeltà» e « tenacia". 'iMiii'iini'iii, ut00 oie, pe di rè d, o T L Larice, a differenza della maggior 1^ parte delle conifere sempreverdi, d'inverno perde le foglie, ovvero gli agili, di colore verde chiaro in primavera e verde intenso d'estate. Nelle prossime settimane assumeranno invece splendide sfumature giallo dorate. Il Larice («Larix decidua»), in Italia vive sulle Alpi, in genere sopra i mille metri. A Torino ce ne sono molti esemplari, che formano belle macchie, in collina, lungo la strada Panoramica che va da Pino Torinese alla Basilica di Superga e nel parco della Maddalena. E' un albero splendido, molto decorativo, che ama luoghi soleggiati e asciutti. Ha bisogno di molta luce e di molto spazio, ed è vulnerabile alle gelate primaverili e a numerose malattie, specie il cancro del Larice. In condizioni ottimali può raggiungere anche 40 metri di altezza; un rametto di Larice, inserito in un qualsiasi mazzo di fiori, fa assumere al bouquet il significato di «audacia», proprio in virtù della chioma svettante e armoniosa dell'albero. Il Larice ha notevole importanza forestale, perché è in grado di colonizzare terreni aridi e degradati. Il legno, di ottima qualità (è duro e compatto), è molto resinoso: «larix» deriva dal greco -laròs", «gradevole-, proprio in omaggio al profumo di resina che sprigiona da questa pianta.

Persone citate: Carlo Grande, Carpino, Hernandez, Larice, Ruffini