«Così scoprii la lettura »

«Così scoprii la lettura » «Così scoprii la lettura » IL ricordo di quella grande scoperta, il passaggio dall'analfabetismo alla cultura, è rimasto in uria delie piùlemozìonanti pagine fra le tante che la psicologa Frangoise Dolto, scomparsa a 79 anni il 24 agosto scorso, ha dedicato ai bambini. La grande mamie psy, come la chiamavano i francesi, inventrice delle Maisons Vertes — particolari tipi di asili per avviare i bambini alla socializzazione precoce — aveva fissato nei suoi ricordi un'estate del 1913, quando a cinque anni la mademoiselle che si occupava di lei riuscì a portarla alla lettura (e poi alla scrittura) guidando la sua curiosità per un libro, -Le babbucce di Abukassem», dalle meravigliose illustrazioni. Nasce così una teoria sul modo più «naturale» per imparare, passando dal libro immaginario alla realtà del racconto scritto per i bambini, attraverso un percorso di conquista a piccoli passi. Allora Frangoise non era stata spinta dalla necessità, da una convenzione sociale o dall'incitamento degli adulti, ma dalla «voglia di fare», quasi diventato un bisogno primario, come il camminare o il parlare. Dopo aver capito che quei segni sul libro, accanto alle magiche figure che illustravano "Le babbucce di Abukassem», potevano essere intese attraverso la lettura, la Dolto confessa (è il capitolo iniziale di "Le parole dei bambini», edito recentemente da Mondadori) la sua incre- dulità per la scoperta compiuta. Ecco quanto ricorda: «Quel che allora cominciò a stupirmi fu che avevo imparato a leggere. Ormai era cosa fatta, era questo, nient'altro che questo, e non potevo più dimenticarlo. In seguito mi sarei resa conto che è la stessa cosa quando si è capaci di andare in bicicletta. Qualcosa che non si dimentica. Non si possono più confondere i nomi del colori, le note giuste o stonate». In questo scritto la «madre della psicanalisi» sembra aver lasciato una sorta di testamento spirituale che lei, cristiana convinta fino al tentativo di conciliare la sua scenza con la fede, ha dedicato «al servizio della causa dei bambini»: l'apprendimento non deve essere una sorta di costrizione imposta, ma un momento di gioia e costruzione personale. Ma la stessa Frangoise Dolto sapeva bene che questo tipo di esperienza non si può applicare sempre ad ogni momento della carriera scolastica di un ragazzo, tanto che la conclusione del capitolo dedicato alle "Babbucce di Abukassen» si chiude con una considerazione assai pessimistica. Scrive la psicanalista francese: «Mi chiedo se, nascendo cinquant'anni più tardi, nell'epoca dei cartoni animati, dell'audiovisivo e dei fumetti, avrei provato ugualmente un così ardente desiderio di imparare a leggere. Forse è una buona domanda da porre ai filosofi». g.pa.

Persone citate: Dolto, Mondadori, Vertes