Il ritorno dei giovanotti snob di Antonella Amapane

Il ritorno dei giovanotti snob Il ritorno dei giovanotti snob C, ERANO una volta i «Preppies». E adesso ritornano. Erano i ragazzi-bene dell'America ricca, bianca, anglosassone, protestante. Siccome in generale frequentavano le Preparatola Schools per entrare all'università, vennero chiamati Preppies, secondo l'abitudine tipicamente americana delle classificazioni generazionali. Vestivano un po'fuori moda per 1 tempi e non dicevano parolacce, uno stile di vita molto per bene, il loro successo fece sì che anche in Europa si moltiplicassero i simil-Preppies, con sfumature diverse da nazione a nazione. Poi vennero gli anni degli Yuppies (Young urban professional) trionfanti, e i Preppies finirono in ombra. Adesso, dopo la crisi di Wall Street, gli scandali finanziari creati da giovanotti fin troppo intraprendenti e il conseguente decadimento dell'immagine pubblica dello YUppy — meno eroe, più lestofante — in America il Preppy toma d'attualità, si impone di nuovo come modello di comportamento, bravo ragazzo, magari un po' snob ma studioso e per bene. La rivista americana «W», solitamente molto attenta a modi e mode emergenti, dedica al fenomeno dei Neo Preppies un inserto speciale. I Preppies '88 sono cresciuti e hanno adottato uno stile di vita che solo in parte ricorda quello del loro predecessori di una decina d'anni fa. Ancora una volta è la scrittrice Lisa Bimbach (già autrice nell'80 del testo sacro della filosofia preppy, The Officiai Preppy Handhook) a far luce sul fenomeno nascente, con un altro libro che appare in questi giorni. Edito da Villani, si intitola Ooing To Work. E' un trattato, tra il serio e l'ironico, che oltre a schizzare la tipologia del Preppy Anni 90, ne racconta la mentalità. Inoltre, attraverso l'analisi di 50 aziende campione di .12 città, la Bimbach esplora le carriere preferite dal Neo Preppies, spiegando le motivazioni che li spingono a eccellere nel lavoro e nella vita. Ma facciamo un passo indietro e vediamo che tipetti erano i Preppies di dieci anni fa. Avevano tutti l'aria molto per bene e un paio di antenati, arrivati col Mayflower, i «padri pellegrini» primi colonizzatori dell'America, da esibire alle pareti di case arredate con mobili stile inglese. Le ragazze indossavano informi kilt e golfetti verde menta abbinati a magliette ben accollate, rosa fuxia, da cui occhieggiava un filo di perle vere, regalo di nonne o zie. Niente trucco, eccetto un velo di lucidalabbra periato, niente tacchi alti o borse frivole, solo mocassini a tacco medio, possibilmente di Gucci, e sacche in stoffa su cui spiccavano vistosi monogrammi. I ragazzi prediligevano classici blazer blu con stemma sul taschino; camicie botton down confezionate da Brooks Brothers, calzoni tinta kaki sopra la caviglia e scarpe Top Sider. Preppy non era solo un'atteggiamento o un modo di vestire, ma un preciso stile di vita fitto di regole. Essere Preppy significava non esibire la propria ricchezza, corteggiare discretamente ragazze mai baciate al primo appuntamento, giocare a rugby o a squush almeno due volte la settimana, andare in barca a vela a Cape Cod d'estate, coltivare piccole piante da appartamento, non parlare mai di sesso, denaro e disgrazie personali, frequentare solo certi locali, rispettare le feste comandate e trascorrerle in famiglia. organizzare picnic domenicali sul fiume, guidare solo Toyota Land Cruiser o Ford Country Squire metallizzate, grigie, rosse o blu. Agli italiani lo stile preppy, almeno nel vestire, piacque molto e lo importarono immedi amente. Non avendo a portata di mano le camicie del mitico negozio newyorkese Brooks Brothers, le giacchette blu o scozzesine e le magliette di Ralph Lauren, da noi si reinventò un «preppy look» all'italiana. Anche perché, probabilmente, l'autentico stile Preppy era troppo legato ai gusti d'oltre Oceano. Fu la fortuna di produttori d'abbigliamento come la Brooksfield, un'azienda italiana che proprio in quel periodo si impose con uno stile «classico-sportivo» che fa Preppy senza urtare 11 gusto nostrano: in altre parole lo stile bostoniano come lo sogniamo in Italia. Secondo una logica naturale i Preppies crescendo dovevano diventare Yuppies; cioè manager rampanti interessanti unicamente al denaro e al successo. E per alcuni in effetti così è stato. Per altri no. Perché Preppy non è una filosofia riservata ai giovani, «bensì un inalienabile diritto di ogni uomo, donna o bambino, di poter vestire kaki per tutta la vita», come scriveva ironicamente Lisa Bimbach nel suo Preppy Handbook dell'80. Dunque i piccoli Preppies sono cresciuti, si sono evoluti, hanno raddrizzato il tiro rispetto alle vecchie regole e sono diventati Neo Preppies. «Gli stili di base sono sempre gli stessi», scrive la Bimbach in Going To Work, «solo arricchiti da un maggiore senso dell'avventura». Ecco qualche stralcio del libro. «Non so dove prendano il denaro», scrive l'autrice, «suppongo dai genitori. Fatto sta che un sacco di ragazze preppies, dimenticata la pelletteria di Gucci, indossano collane e borsette Chanel. E se anche nessuna di loro può permettersi un portafoglio da 600 dollari, trovano il modo di farselo prestare da mainmina che al momento non lo usa». Farsi prestare le cose è tipico dei Preppies. «La nuova divisa è il solito blazer blu sulla T-shirt bianca, sciarpa di Hermes annodata al collo e scarpe Chanel piatte», aggiunge Lisa Bimbach. «Qualche ragazza abbandona gli orecchini di perle in favore di sottili cerchi d'oro, ma è già un azzardo. Nel guardaroba femminile c'è meno verde e rosa e più nero rispetto al passato». «Le nuove Preppies», nota ancora la Bimbach, «sembrano più fernminili: deve essere il risultato delle lezioni di aerobica. E forse queste ragazze hanno imparato qualcosa da Lacroix: non si può indossare un abito blu dopo aver visto un modello di Lacroix. Sarebbe innaturale farlo. Molte hanno anche cominciato a usare il rossetto rosso che è irifinitamente più frivolo e divertente del vecchio rosa periato». Sta di fatto che per la Neo Preppy mostrarsi non è più reato: con moderazione, ovviamente, ma orli più corti e scollature più profonde sono non soltanto ammessi ma incoraggiati. Per l'abbigliamento maschile è sempre la stessa vecchia storia salvo qualche follia: per esempio una maglia di cotone nero. «L'altro giorno», racconta Lisa Bimbach, «ho visto un ragazzo che indossava camicia, cravatta, cintura di coccodrillo e sotto bermuda kaki. Quindi dalla vita in su era pronto per andare a lavorare e dalla vita in giù era perfetto per la spiaggia». Per il Neo Preppy «non è più disdicevole parlare di denaro; anzi, chi ce l'ha lo mostra. La gente adesso parla sempre del proprio denaro. E' molto più una credenziale sociale di quanto non lo fosse ima volta. C'è una nuova opulenza, chi nasce e cresce Preppy adesso lo fa vedere. Quindi, se non avete denaro, non tentate di diventare Preppy. Non è possibile». Comunque, secondo la «preppologa» Lisa Bimbach, l'avvento del Neo Preppies non esclude la sopravvivenza di Preppies duri e puri, integrali, inattaccabili dalle mode del momento. ' «Per loro», conclude la Bimbach, «le camicie saranno sempre tagliate nella stessa, immutabile maniera». Antonella Amapane Sopra la Preppy originale Usa: il blazer e la camicia sono di Ralph Lauren, pantaloni di Louis of Boston, foulard di Hermes per cintura. Qui sotto la versione italiana: cappotto e sciarpa di Brooksfield. Notare il braccialetto di perle

Luoghi citati: America, Boston, Europa, Italia, Usa