Viaggio con gli antichi mercanti nelle città della Via della Seta

Viaggio con gli antichi mercanti nelle città della Via della Seta Viaggio con gli antichi mercanti nelle città della Via della Seta « Fu ni dalla Grecia che l'Italia ricevette il ricco dono della seta, che al tempo degli imperatori romani si vendeva a peso d'oro. La Grecia ne era debitrice ai persiani e costoro confessano che fu dalla Cina che originariamente appresero la conoscenza dei bachi da seta e l'arte di allevarli», racconta un gesuita francese nella prima metà del Settecento. E aggiunge: «Si può così dire che la Cina sia il Paese della seta: pare che essa sìa inesauribile. Oltre a rifornire una gran quantità dì Paesi d'Asia e d'Europa, l'imperatore, i principi, i cortigiani, i mandarini, i letterati, le donne, e in generale, tutti coloro che hanno un reddito appena sufficiente, indossano abiti di seta e vanno vestiti di raso o di damasco...». Nonostante gli intensi scambi tra i due imperi, sempre con la mediazione dei popoli dell'Asia centrale, fino al secondo secolo a Roma si credeva che la seta fosse una specie di lana raccolta dalle foglie di un albero, in Cina si riteneva invece che il cotone provenisse da una pecora acquatica. Xian-Urumqi La seta, prodotto cinese per eccellenza, ha seguito molte strade per arrivare ai mercati del mondo, ma il percorso via terra tra il fiume Giallo e il Mediterraneo, noto come Via della seta, è senz'altro quello più conosciuto e più suggestivo, anche perché attraversa un susseguirsi straordinario di ambienti naturali e di comunità umane differenti. L'itinerario qui descritto ne percorre la parte cinese, da Xian a Urumqi. Il viaggio s'inizia da quella che è stata per molti secoli la capitale dell'impero cinese. Xian. la Sera metropolis dei geografi romani, a circa un'ora di volo da Pechino. Chang'an, questo il nome antico della città, era il terminale orientale della via della seta. La città, in epoca Tang (618-907) divenne una delle capitali del mondo, centro di irradiamento della cultura cinese verso tutta l'Asia, e di attrazione di cultura e prodotti stranieri. Circondata da mura lunghe 36 chilometri, divisa in quartieri a loro volta murati, ospitava templi taoisti e buddisti, ma anche, decentrati, quelli delle religioni dell'Occidente, manicheismo e mazdaismo dalla Persia, cristianesimo, nell'eresia nestoriana, dalla Siria. Questo prima che il ciclone arabo portasse le sue armate ai confini della Cina e che la fede islamica conquistasse i popoli non cinesi dell'Ovest cinese e arrivasse fino alla capitale. La Grande Moschea fondata in quell'epoca e ancora oggi aperta al culto, attesta questo passato. Vicino alla porta Sud della città, sorge un monastero della stessa epoca, con una grande pagoda detta dell'Oca selvatica. Fu costruita per ospitare le prime traduzioni dal sanscrito dei testi canonici buddisti. Le mura imponenti che circondano una parte della città risalgono ai xiv secolo, quando Xian aveva ormai perduto per sempre il suo ruolo di capitale in favore di Pechino. E' a circa 40 chilometri dalla città, tra i campi coltivati a frumento, a soia e cotone, che si può trovare la più stupefacente necropoli immaginata dall'uomo, la tomba del primo imperatore, l'augusto sovrano che unificò la Cina nel 221 a.O: «Nel cielo non ci sono due soli, nel Paese non c'è posto per due sovrani». E conquistò i regni vicini. L'imperatore si portò nella tomba il suo impero. Secondo uno storico antico, più di 700 mila uomini furono inv legnati nell'immenso cantiere. La tomba conteneva, è sempre lo storico che racconta, modelli di palazzi imperiali, vasi preziosi, oggetti rari, un plastico dell'impero con del mercurio in movimento per rappresentare fiumi e mari. Sul soffitto le costellazioni. Il tumulo, alto circa 50 metri, è circondato da mura a rappresentare la città imperiale. Le scoperte fatte a partire dal 1979 hanno portato alla luce circa settemila statue di fanti e cavalieri, con i cavalli, i carri, le armi, ognuno con i tratti individualizzati. La grande armata, commovente corteo funebre, protegge l'anima terrena dell'imperatore nella sua vita d'oltretomba. Per rendersi conto dell'atmosfera cosmopolita del- l'antica Chang'an con le sue tre scuole di danza, è consigliabile una serata al moderno Palazzo della felicità Tang, che propone un'accurata selezione di danze e musiche del periodo di maggior splendore nella lunga storia della città. Il volo aereo da Xian a Lanzhou dura soltanto un'ora ma permette di ren- dersi conto della successione dei paesaggi natutali: prima i boschi della valle del fiume Wei e poi i pendii del fiume Giallo, culla della civiltà cinese. Lanzhou è oggi una polverosa città industriale e mineraria che si estende su molti chilometri lungo te due rive del fiume Giallo. Fu uno dei centri più importanti sulla via della seta, visitato anche da Marco Polo, punto di partenza ver- so il lungo corridoio di Hexi, letteralmente «a Ovest del fiume», passaggio obbligato per le carovane. Da visitare i parchi della Pagoda bianca e delle Cinque sorgenti, sui fianchi delle opposte colline che declinano verso il grande fiume. Il treno cinese, la cui lentezza è proverbiale, consente di assaporare con discre¬ zione i paesaggi, di misurare sull'alternarsi del giorno e della notte le distanze, e quindi comprendere meglio lo stato d'animo degli antichi viaggiatori che affrontavano questa via. La ferrovia è stata costruita negli Anni 50 in collaborazione con i sovietici e, nelle intenzioni, si sarebbe dovuta congiungere alla rete dell'Asia Centrale sovietica. Il corridoio di Hexi è un passaggio natura- te che conduce al margine occidentale del deserto di Gobi. Il paesaggio diventa quello classico della via della seta: montagne spoglie, spesso innevate, fondovalli desertici interrotti da oasi verdi. In un giorno e una notte si arriva a Jiayuguan. La città, circondata da mura di terra, era il limite del mondo civile. Si diceva: «Quando lasci Jiayuguan, lasci la terra degli uomini ed entri nella terra dei fantasmi. Quando superi la porta della città i tuoi occhi non saranno asciutti». La moderna Jiayuguan è dominata dalle ciminiere di un complesso siderurgico, ma non ha perso il fascino di città di frontiera. Per raggiungere Dunhuang, la tappa successiva, ci sono due possibilità: o il bus attraverso il deserto disseminato di torri di guardia, o la ferrovia fino a I.iuyuan e poi il bus. Nel primo caso si risparmia qualcosa sulle otto ore necessarie a compiere il secondo tragitto. In mezzo alle dune di sabbia, ai piedi delle ultime propaggini del massiccio del Kunlun, Dunhuang è stata l'ultimo avamposto cinese, sede nel passato del comando militare che controllava la via della seta. Ma non soltanto questo. Centro carovaniero dove transitavano non solo le merci ma anche le idee. E' attraverso questa porta che mercanti e monaci portarono il buddismo in Cina. La testimonianza più straordinaria si trova a 25 chilometri dalla città, alle pendici delle colline Minsha: il tempio rupestre di Qianfodong, i diecimila buddha di Mogao. Nelle 492 grotte scavate nel corso di un millennio, a partire dal terzo secolo, statue di legno o di paglia ricoperta di fango, bassorilievi, affreschi con colori naturali, testimoniano la straordinaria fede della gente e l'evoluzione dell'arte buddista attraverso l'intreccio delle idee che circolavano lungo la via della seta. Alle scene di caccia, di pesca, di raccolto, di lavoro artigianale dei primi periodi, succede la descrizione di cerimonie, riti, vita sociale, delle leggende indiane e cinesi e dei mille personaggi dell'universo buddista. La visita richiede almeno una giornata. Affittando una bicicletta, si può andare ad assistere al tramonto nel deserto, a due passi dall'oasi di Dunhuang Lasciate le strade polverose della città, superate le vecchie mura di terra, una stradina tra i pioppi e i campi di mais conduce alla Sorgente della Luna crescente, un piccolo lago a forma di spicchio di agrume. Lasciata la bicicletta, si può proseguire a dorso di cammello o scalando a piedi la prima duna. I colori della sabbia cambiano continuamente a seconda dell'esposizione al sole e una linea netta separa i diversi pendii della duna: è uno spettacolo di geometrie sublimi. A Ovest di Dunhuang le vie carovaniere, determinate dalla presenza di oasi e quindi di acqua, erano fondamentalmente due. La prima a Sud. nel bacino del Tarim, attraverso il terribile deserto del Takka Makan. Attraverso le oasi si raggiunge il Pamir e da lì l'India o la Persia. La pista settentrionale, che qui raccontiamo, segue invece i Monti Celesti e la catena del Bogda per arrivare nell'Asia Centrale sovietica. Da Dunhuang bisogna ritornare con il bus alla sta¬ zione ferroviaria dì I.iuyuan e aspettare il treno che arriva dall'Est, sempre in ritardo. Ci si sistema poi nello scompartimento aperto a sei cuccette, pronti a una quindicina di ore di sballottamento. Il vagone ristorante offre un pasto frugale, te cuccette non sono proprio «soft» come prometteva il biglietto. Attraverso il deserto che si fa sempre più aspro, petroso, si arriva alla fossa di Turfan, 154 metri sotto il livello del mare, seconda depressione della Terra dopo quella del Mar Morto. Qui non piove quasi mai perche la pioggia evapora prima di cadere al suolo e la temperatura passa dai 45° estivi ai -20° invernali. La verde oasi di Turfan, che emerge rigogliosa dal giallo del deserto, e costeggiata a Nord dalle cime innevate del Bogda. La città si presenta con case basse, tutte con il pergolato di uva che ombreggia un vasto cortile in terra battuta. In un angolo, il ripieno di terra che. coperto da tappeti e cuscini, serve da letto estivo. Anche le vie cittadine, nella parte pedonale, sono coperte dal pergolato. Sopra il tetto delle case un locale con le pareti traforate permette la conservazione della frutta Montagne celesti In effetti l'uva, bianca, con gli acini allungati, senza vinaccioli. cosi come il dolce melone a polpa bianca, sono un po' il vanto dell'oasi. Da dove viene tale fertilità? 1 fiumi che scendono dai monti si insabbiano ai margini del deserto e alimentano te falde sotterranee. Un sistema di canali, anch'essi sotterranei, attinge l'acqua da queste falde e la conduce a valle per irrigare ì campi e per l'uso domestico Lunghi filari di pioppi prò leggono poi dall'evapoi azione ì canali superficiali e dal vento, che soffia forte tra marzo e maggio, le coltivazioni. Frumento, mais, sorgo, cotone, frutta in abbondanza, sono il risultato. Anche se sono siate installate delle pompe elettriche in alcuni punti, uncora oggi la maggior nane del fabbisogno idrico dell'oasi viene soddisfatto dalle antiche condutture, sfruttando semplicemente la pendenza dei canali. Ma e ancora Cina questa? Le facce e i vestiti sono quelli di Samarcanda, di Kabul. Lo si vede nel piccolo bazar che offre uva passa, semi, spezie. Uno sperone roccioso a Ovest di Turfan ospita la bella città fortificata di Jiaohe, fondata all'inizio della nostra era per assicurare la protezione della %ia della seta. La posizione le ha consentito di svolgere la sua funzione per oltre un millennio. Ma è Gaochang, letteralmente «città prospera», a Est dell'attuale Turfan. che offre un'idea della ricchezza di un tempo, generata dagli scambi commerciali. Meritano una visita anche te grotte di Bezeklik, altra importante testimonianza di fede buddista. Di fronte alle grotte le arenarie delle Montagne Fiammeggianti offrono uno spettacolo di colori cangianti che la salita dell'aria calda sembra mettere in movimento. Da Turfan a Urumqi. circa tre ore sia in bus che in treno, si attraversa prima il deserto, interrotto frequentemente dai pozzi scavati per la manutenzione del sistema di condutture sotterranee, e poi lo stretto corridoio ti a le cime innevate delle Montagne Celesti e del Bogda. Urumqi e la capitale della regione autonoma del Xinjiang. cioè dell'Ovest cinese Centro minore sulla via della seta, conserva un'aria retro, come di un villaggio non ancora convinto di dover diventare città. Le molt e moschee con i loro minareti, l'odore penetrante del montone alla griglia, la sonorità e il ritmo della parlata, cesi diversi da quelli cinesi, indicano che qui ia popolazione è uigura kazaka. kirghisa, hui. Quo! che è curioso è l'orario. A causa dell'ora ufficiale, in tutta la Cina uguale a quella di Pechino, mentre quella solare ne indica tre ili meno, il pranzo e alle 15 e la cena alle 22. Quattro ore di volo, su sedili a misura cinese, sono necessari da Urumqi a Pechino, dove si riprende contatto con quel mondo cinese che il lungo viaggio sulla via della seta aveva fatto un po' scordare. Valerio Griffa Per la Cina sono necessari il passaporto valido e un visto che si ottiene presso: Ambasciata cinese, via Bruxelles 56, Roma, tel. 06 865.475. Consolato cinese, via Tazzoli 7, Milano, tel. 02 655.2351. Per raggiungere Pechino si può acquistare un biglietto aereo presso numerose compagnie come Air France, Lufthansa, Swissair, Finnair, British Airways, SAS, Pia, o presso le più economiche Aeroflot, YAT, Tarom, Malev. Da Pechino si possono organizzare tutte te tappe successive contattando la CITS presso l'Hotel Chongwenmen, 2 Qianmen dong dajie, tel. 757.181, orario: lu-sa 8-11.20; 13-16,30 per gli hotel, e la Caac, compagnia di bandiera, 117 Dongsi xi dajie, tel. 558.861 peri voli. v.g. U. R.S.S. Punir PECHINO O * 3N SHAN JURPAN ^ JIAYUGUAN TàkUmakan DUNHUANG SINKIANG KULUN SHAN O Golmud LANZHOU SNA O Wuhan O Chengdu Liuzhou O INDIA

Persone citate: Bogda, Frumento, Malev, Valerio Griffa, Xian