Paesi Baschi, ruvida Spagna battuta dal vento e dal mare

Paesi Baschi, ruvida Spagna battuta dal vento e dal mare San Sèbastian, Bilbao, Vitoria: una terra di nomini forti Paesi Baschi, ruvida Spagna battuta dal vento e dal mare LA Spagna non è solo nacchere e ventagli, flamenco, luci mediterranee e tracce di quando gli arabi erano di casa. C'è una Spagna «nordica», tra i Pirenei e il Mar Cantabrico, fiera della sua diversità, non solo linguistica ma di umori, paesaggi e tradizioni. Terra di santi e conquistatori (Ignazio da Loyola e Lope de Aguirre, -furore di Dio-, solo per citarne alcuni), ma anche di sarti e di cuochi, dì colline verdi e spiagge infinite, il Paese Basco o Euskadi dà a chi lo visita uno strano mix di sensazioni, dolci e aspre insieme. Le tre province di Alava, Guipuzcoa e Vizcaya raccolte oggi sotto il Governo Basco hanno alle spalle una lunga battaglia per la pro. pria autonomia. E spesso l'immagine che'si ha del paese è quella di una zona sconvolta dal terrorismo dell'Età (il gruppo indipendentista clandestino). Un'immagine oggi superata: la relativa autonomia amministrativa di cui gode la regione, dopo la caduta di Franco, ha placato le acque. A testimoniare comunque di una tensione politica e civile sempre viva oggi sono soprattutto le scritte, le sigle e gli slogan che costellano muri, strade e palazzi. Forse non c'è modo migliore per andare alla scoperta di questo angolo di Spagna che partire da San Sèbastian (o Donostia). Bianca sul mare, con le sue architetture inglesi, la baia ■ che incantò Victor Hugo, il vento del Nord che sibila e ti entra nelle ossa, San Sèbastian è infatti la perla della regione. E' il capoluogo della provincia di Guipuzcoa. Nel secolo scorso vi andava a prendere i bagni la corte e anche il seguito di Franco negli anni bui della dittatura. Di giorno sono di rigore le nuotate o le passeggiate sulla spiaggia della Concha (affascinante anche nelle lunghe mareggiate invernali, quando le onde spazzano il lungomare e riversano cascate di spruzzi sui passanti) e le visite immancabili alla cattedrale di Santa Maria del Coro, la sera ci si perde invece nelle stradine della parte vecchia, a mangiar tapas (assaggimi e mariscos (crostacei e frutti di mare) e bere vini della Rioja o Patchera (11 liquore locale che sa di anice e mirtilli). C'è anche tra i muri delle vecchie case un piccolo campo di pelota, lo sport nazionale basco (si può giocare con la cesta, le mani o la pala). Ci si divertono i ragazzi, e rimbomba a tutte le ore di urla e grida di giocatori. Se si ama il lusso San Sèbastian offre l'Hotel Maria Cristina, architettura liberty, costruito nel 1912, accanto al teatro Victoria Eugenia, che ospita ogni anno a settembre il Festival internazionale del Cinema. Poi lungo la strada che costeggia il Mar Cantabrico verso Occidente è un inseguirsi di paesini e villaggi di pescatori, dalle case colorate che indugiano verso il mare. Ci sono porticcioli e insenature e pescherecci. Di qui un tempo partivano le flotte dei pescatori di balene, adesso chi va al largo si accontenta di tornare con le reti colme di besugo, una sorta di sogliola da condire con una salsina di aceto, olio e aglio. Se ci si ferma a Getaria, qualcuno ci terrà a ricordare che qui è nato il grande sarto Balenciaga (c'è anche una casa-museo). Chi va in cerca del colore locale può a Leiquitio godersi a luglio la festa del Ganso. E' una variante marina del nostro gioco del fazzoletto, solo che le due squadre sono in barca e da conquistare è un'oca, appesa a testa in giù. Lasciata la costa a Laida (c'è una splendida spiaggia circondata dal verde e riparata dal vento) la strada verso l'interno, tra campi e colline, raggiunge Guernica. Resa famosa nel mondo anche per merito dell'omonimo, celeberrimo quadro di Picasso (oggi è al Museo del Prado a Madrid) la cittadina fu rasa al suolo il 26 aprile del '37 dalle bombe tedesche. La regione non aveva simpatizzato con il sollevamento di Franco e i nazisti facevano al futuro dittatore la «cortesia» di distruggere il simbolo dell'identità basca. A Guernica c'è infatti un albero (lo stesso inno basco scritto dal poeta errante José Maria Iparragirre si intitola L'albero di Guernica) dove vuole la tradizione si ri¬ trovassero fin dall'antichità i rappresentanti del popolo. Qui venivano i re di Castiglia a giurare fedeltà aHefuedes, le leggi non scritte dell'autonomia basca. Adesso son da vedere tra querce ombrose e prati all'inglese la casa della Junta (palazzo del consiglio provinciale di Vizcaya), un museo e vetrate che ricordano la storia e le tradizioni della regione. Si visitano in fretta, se si riesce a non innamorarsi degli occhi della chica. la ragazza che fa da cicerone e illustra quadri, simboli e vetrate... A pochi chilometri da Guemica, in una strada di boschi e aria di mare, ci sono le grotte di Santimamima. Valgono la deviazione, non solo per i graffiti rupestri ma anche per gli scenari sotterranai che disegnano negli oltre due chilometri di percorso (una buona parte è ancora pressoché inesplorata). Poi al centro della provincia di Vizcaya, tra colline che sanno di ferro e miniere, lunghi viali dall'aria quasi parigina, c'è Bilbao. Nocciolo forte della regione, città industriale oggi investita da una crisi economica da cui cerca faticosamente di uscire, Bilbao vive a fine agosto i suoi giorni di gloria. Si festeggia infatti la Virgin de la Begonia (il santuario è a due chilometri dal centro), con corride quotidiane, danze in piazza, gare di tiro alla fune, tagli dei tronchi d'albero e sollevamento delle pietre (i baschi sono specializzati in giochi e sport desueti, in cui il requisito per vincere è un cocktail di muscoli e cervello) oltre ai tornei di pelota. Ogni sera ci sono fuochi d'artificio, ma il clou è la processione con la discesa dei carri. Chi vi capita in un altro periodo dell'anno può visitare la Catedral de Santiago, la Chiesa di San Nicolas de Bari, e il recentemente ristrutturato Teatro Arriaga, dalla facciata fin de siede e dagli interni rosa salmone. E' dedicato a Juan Crosostomo de Arriaga. musicista cieco considerato il Mozart basco, morto trentenne nel 1836. Da Bilbao il viaggio può proseguire a Sud verso Vitoria, capoluogo di Avala. Si passano campi di grano e villaggi arroccati ai piedi di una chiesa, cieli luminosi che in fretta si possono far cupi, venti che increspano i campi. Gasteiz o Vitoria ha reminiscenze visigote, tra i Monti Cantabrici è una città di industrie e villeggiatura. C'è una Vitoria alta, di palazzi antichi e ricordi del passato, e una Vitoria bassa, di strade larghe e moderni negozi. E sebbene sia in fondo una piccola città colpisce per il gran numero di giovani che tirano tardi tra un bar e un club e una discoteca, a frotte inseguendo un bicchiere di Patchera o una ragazza dagli occhi verdi e dai capelli neri. Sono le tracce di una movida, febbre di vivere la notte, che contagia ormai tutta la Spagna (guai a dire a uno spagnolo che si ha sonno prima delle tre o le quattro del mattino). Tornando a San Sèbastian, prima della fine del giro una deviazione verso Loyola è d'obbligo. C'è una basilica costruita tra Sei e Settecento, sorta accanto alla casa natale di Sant'Ignazio, santo condottiero, fondatore dell'ordine dei Gesuiti e patrono dei Paesi Baschi. La casa è un richiamo forte anche per chi non ama tonache e sacrestie. E' un'esplosione di legni odorosi (che purtroppo le termiti insensibili al sacro stanno divoran¬ do), grate, cancelli, vetrate e altari intarsiati. .Ci sono volte e affreschi e, nella penombra del pianterreno, una serie di quadri-scultura sulla vita di Inigo Lopez de Loyola (questo il nome del santo,, ultimo nato, nel 1491, dei tredici figli del nobile Don Beltran Yanez de Ohaz y Lo- ì yola). Affabili e colti i gesuiti di Loyola sono una fonte preziosa di informazioni non solo sulla vita di Iriaki. ma anche sulle origini della lingua basca, avvolte in parte dal mistero. E all'ombra della casa di Sant'Ignazio si scopre così che forse i celti avevano una lingua simile ( in Irlanda è stata ritrovata una stele con iscrizioni), che alcune parole di un dialetto patois della Val d'Aosta ritornano in basco. Una lingua che viene dal passato, precedente agli idiomi indoeuropei e sopravvissuta quasi per miracolo in questo fazzoletto di terra, in riva al Mar Cantabrico. Si torna a San Sèbastian con l'impressione di sapere qualcosa di più. forse di avvicinarsi all'essenza di quella identità basca che accresce il fascino di un viaggio tra i Pirenei e il mare. ROCCO Moliterni Tramonto sul mare a Donostia (San Sebastiani