Escursioni verso il centro della Terra

Escursioni verso il centro della Terra Piccole o spettacolari, facili o pericolose, le grotte conquistano sempre più turisti Escursioni verso il centro della Terra ECCOLI, gli speleoturisti. Entrano nell'imboccatura delle grotte di Castellana a gruppi di 70 persone (ogni anno 350 mila presenze), mentre in superficie prospera il commercio di cartoline e souvenirs. Partono da casa vestiti come tanti piccoli esploratori, scarpe da ginnastica, jeans, maglione («farà freddo»), convinti che il ritorno nella caverna sarà un'esperienza mozzafiato. Si ritrovano stretti in una coda impaziente e sudaticca, fatta di gente che, proprio come loro, è ansiosa di «scoprire i tesori naturali che si nascondono sotto di noi», tesa a non perdere una sola parola di ciò che dice la guida su «questo incredibile viaggio nelle viscere della terra». Dicono sia l'effetto Montalbini, la voglia di emulare per poche ore lo speleologo che nel 1987 ha battuto il record mondiale di permanenza in grotta: 210 giorni sottoterra senza alcun contatto con l'esterno. Una cosa è certa: la caverna piace, attira, Incanta. Lo sanno bene a Castellana, in provincia di Bari, ma anche a San Vittore di Oenga, nelle Marche, dove si è «rinchiuso» Montalbini, e a Trieste (la grotta del Gigante è a 10 minuti di auto dalla città): sono 1 luoghi più commerciali, i tragitti più pubblicizzati. «Osservate ora sulla vostra destra la singolare forma di questa roccia, che qui tutti chiamano la Lupa»: la guida scandisce senza fretta il solito ritornello per i visitatori. E' un boom che sorprende piacevolmente ma anche preoccupa: «A Castellana—dice il prof. Paolo Forti, presidente della Società Speleologica Italiana di Bologna — non c'è più equilibrio termico, la temperatura è cresciuta negli ultimi anni di quattro-cinque gradi: ci vogliono leggi nazionali per tutelare le grotte, ormai», Le caverne sono tante, tantissime, ma i turisti finiscono tutti per andare sempre alle stesse: «Castellana e Genga non si discutono — osserva Carlo Balbiano D'Aramengo, torinese, ex vice presidente della SSI —, ma la maggior parte del patrimonio presente In Italia è ancora sconosciuto al grande pubblico». Quasi 20 mila sono 1 passaggi sotterranei censiti, di cui si conoscono cioè sviluppo e rilievo; qualche centinaio quelli di grande interesse scientifico; una cinquantina attrezzati per le visite dei turisti. Per chi volesse conoscerli più da vicino, in tutte le regioni il Club Alpino e la Società di Speleologia organizzano ogni inverno corsi per tutti i livelli. Ma la gita domenicale rimane di gran lunga l'approccio più popolare. Molti non lo sanno, ma spesso la speleologia turistica è dietro l'angolo. In Piemonte alcuni scenari suggestivi sono custoditi in provincia di Cuneo. La grotta dei Dossi, a Villanova, nei pressi di Mondo vi, è una cavità che si, sviluppa per 600 metri lungo stretti corridoi in un percorso che crea un labirinto sotto la montagna. A Fabrosa Soprana, sulla strada che collega la Val Mudagna con la Val Corsaglia, si incontra l'imbocco della grotta di Bossea: la visita si accompagna al fragore di un torrente sotterraneo che esce in superficie a pochi metri dall'ingresso. Di grande interesse i reperti fossili. La prima grotta turistica italiana, la Parolini, aperta al pubblico nel 1832, si trova a Oliera, pochi chilmetri da Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Una barca da 10 posti si spinge nell'antro sormontato da una cornice di stalattiti che in alcuni punti arrivano a Alo dell'acqua. Sarà anche affollatissima, ma la grotta del Gigante, l'unica cavità veramente attrezzata turisticamente fra quelle del Carso triestino, non può restare fuori da un itinerario speleologico. Due gli ingressi, che conducono verso un'immensa «piazza» sormontata da una maestosa volta ad arco alta più di 100 metri. Le stalagmiti, vista l'altezza, appaiono più allargate del solito: le gocce, cadendo dal soffitto, si spandono su una superficie cinque volte superiore alla media. La Liguria racchiude a Toirano, in provincia di Savona, due grotte In una: i percorsi della Basura e dell'Inferiore di Santa Lucia, sono collegate da un traforo artificiale lungo 170 metri. Marche e Toscana hanno invece entrambe una grotta del Vento. Il primato di popolarità spetta a quella di San Vittore di Genga, 50 chilometri da Ancona, che è stata per 7 mesi la casa di Maurizio Montalbini, ma anche la cavità di Fornolasco, molto bene organizzata turisticamente, va segnalata per 11 suo interesse naturalistico e per l'impostazione didattica che il proprietario ha voluto dare alle visite. Sempre in Toscana, tra Lucca e Pistoia, ecco la grotta di Moana, a Montecatini e, poco distante, la grotta Giusti, nota più per le sue strutture termali che per un effettivo valore speleologico. Se si esclude la grotta di Pastena, in Lazio, spesso chiusa a causa dei danni causati dalle piogge, bisogna scendere fino in Campania per trovare un'escursione che meriti. E' la famosissima grotta Azzurra di Capri: 52 metri di lunghezza e 22 di larghezza, illuminati dalla luce naturale che filtra attraverso un pertugio sotterraneo. Di rilievo, sulla terraferma, le grotte di Pertosa, vicino a Salerno, e Castelcivitate. Con Calabria e Sicilia che non presentano grosse attrattive, tutto l'interesse al mondo sotterraneo nel Sud si concentra a Castellana, in Puglia, nella grotta dei primati. Ma interessanti percorsi li offre anche la Sardegna, con le grotte di Nettuno, del Bue Marino e di San Giovanni La visita a quest'ultima è piuttosto Inconsueta: si percorre tutto l'itinerario in macchina La grotta è infatti un traforo naturale che attraversa da tempo immemorabile la montagna da una parte aiGianni Armand-Pilon l'altra Un gruppo di speleologi in un maestoso «salone» della grotta del Bue Marino

Persone citate: Carlo Balbiano D'aramengo, Corsaglia, Maurizio Montalbini, Montalbini, Paolo Forti, Parolini, Pilon, Villanova