Qui il fantasma di Achille appare al viaggiatore di Gian Luca Favetto

Qui il fantasma di Achille appare al viaggiatore Un nuovo libro per riscoprire Troia Qui il fantasma di Achille appare al viaggiatore IL viaggio alla ricerca della guerra di Troia è un safari al buio, dove gli animali da catturare sono utopie, fantasmi e sogni epici. E' una spedizione che costringe ad armarsi contro il tempo e le illusioni, contro il desiderio che Ettore e Achille,- Paride ed Elena siano esistì^re^almente. Forse è, eoa, forse-nò. Per ricapitolare storia e leggende, assottigliare entusiasmi, registrare ipotesi e catalogare indizi, un giornalista e storico inglese, Michael Wood, ha messo in libro il suo viaggio Alla ricerca della guerra di Troia" (Rizzoli) attraverso i secoli e lo spazio, i miti e i detriti. Di nuovo non ha scoperto nulla, ma quanto fascino ad avvicinarsi alla sacra Ilio ripercorrendo gli errori e le intuizioni di Schliemann, le speranze di chi si è accanito per addurre prove definitive su quello che è stato definito «il giallo archeologico più intricato del mondo». Ma disincanto e disillusione nulla possono contro la malia dell'avventura troiana; non sono sufficienti a trattenerti a casa. E allora si parte per la ventosa Ilio dalle alte mura e dalla grande torre, ben costruita, a strapiombo, ripida, allevatrice di cavalli, secondo Omero. Oggi quel che ne rimane lo si può raggiungere in traghetto da Gallipoli. Sui Dardanelli, l'Asia è annunciata dai minareti di Canakkale. Appena sbarcati, si imbocca la provinciale costiera verso Sud. Dopo una quindicina di chilometri la strada scende nella valle del Dumrek Su, l'antico Simoenta che ora sembra un canale sonnacchioso. Di fronte, ad angolo retto, si para un rilievo boscoso alto una trentina di metri. La stradalo risale e si imbatte in un cartello: «Truva», Troia. Svoltando in un vico, lo di' campagna, si procede verso il mare. Si incontrano di seguito i villaggi di Ciplak e di Tevfikiye sul cui altipiano prosperò dal 700 a.C. al 500 d.C. Nuova Ilio. Superato un bosco, si raggiunge una collina chiamata Hisarlik. A Nord e ad Ovest il terreno scende ripido. Guardando verso SudOvest, oltre il promontorio del Sigeo, si scorge il profilo dell'isola di Tenedo e, più lontano, dalla parte opposta, se il tempo è bello, si può vedere l'isola di Imbro dietro cui spunta il Fengari, «La più eccelsa vetta della selvosa Samotracia» — come cantò Omero. Da lassù, Poseidone, il suscitatore di terremoti che per la genie di campagna era Ippo, il cavallo, seguì le gesta degli eroi in guerra. Le calamità naturali, le aggressioni, le razzie e, soprattutto, il tempo hanno fatto il loro dovere. Quella che noi ci ostiniamo a chia¬ - mare Troia e che immaginiamo ancora, nonostante tutte, come l'hanno edificata i versi di un misterioso Omero, è un dedalo di rovine, imbuti e gole soffocate da macerie e da arbusti. Solo un tratto di possenti mura ben costruite sì impone - con immediatezza. >La prima cosa, che si;opta sono i diversi strati, le diverse città in una, tutte in uno spazio minuscolo, circa duecento metri per centocinquanta. Si intuisce subito che in quel luogo sorgeva una cittadella regale abitata da poche famiglie. Anche nel - periodo dèi suo massimo splendore fu solo l'equivalente di un gran palazzo protetto da alte mura. n risultato del lavoro ormai secolare dei vari Schliemann, Dòrpfeld e Blegen si possono vedere in tutto il sito contrappunto dai cartelli numerati, Troia I-DC che indicano le principali fasi dell'esistenza della città dal 3500 a.C. alla caduta dell'Impero romano. La Troia di Priamo contro cui si scagliarono gli Achei fiorì nel XTV e XIII secolo a.C. e crollò attorno al 12601250; per mano dì nemici, secondo alcuni, a causa di un terremoto, secondo altri. Era l'età del Bronzo. L'epoca delle monarchie eroiche in quella che oggi chiamiamo Grecia. Il tempo dell'ascesa di Micene, degli inarrestabili predatori di città, dell'espansione in Asia Minore, n tempo in cui un certo Agamennone esercitava una signoria, seppur non troppo vincolante, sugli altri re della penisola greca, di Creta e di alcune isole. Ed era anche il tempo del gran regno degli Ittiti, dei suoi imperatori Hattusil e TudhaliyalV. In quel periodo gli Achei causarono notevoli problemi agli Ittiti con le loro scorribande e spedizioni militari sulle coste tra Chio e Rodi e nell'Anatolia occidentale, di cui Troia doveva essere la città più fiorente. A metà del XHI secolo a.C. chi vi arrivava in nave sostava nel porto di Termi a Lesbo, un'isola prò spie ente le cose della Troade saccheggiata nello stesso periodo, il 1250, da Achille secondo U. leggenda, da Pijamaradus secondo preziosi documenti ittiti. Dopo Lesbo, ancora una tappa a Tenedo, da cui si scorgevano su uno sperone di roccia le mura della città che in quel tempo distava ' dal-mare -un ; chilometro e mezzo. Non esisteva un vero e proprio-porto, ma soiamente un lido mercantile. L'ingresso principale era rivolto a Sud e guardava la piana dello Scamandrò. Probabilmente, erano le Porte Scee sovrastate dalla grande torre di Ilio; di lì partiva una strada lastricata che arrivava fino all'entrata del palazzo del re. La cittadella era strutturata in terrazze concentriche. Altre due grandi porte si aprivano ad Est e ad Ovest delle mura, che non aveva eguali nel mondo egeo e nemmeno in quello ittita. Tutte'le strade conducevano alla sommità della collinetta dove si ergeva il palazzo; subito sotto, circa venticinque grandi case a due piani lunghe una trentina di metri ospitavano i parenti e la famiglia reale. La popolazione all'interno delle mura non superava i mille abitanti; nella città più bassa e nella pianura sottostante vivevano, forse, cinquemila persone. Si può comunque ipotizzare che la sacra Ilio esercitasse nell'Egeo nord-orientale un dominio ed un'influenza maggiore di quanto non si sia supposto. L'ipotesi più plausibile, passeggiando tra i resti che sembrano rovine di altre rovine, è che la leggenda copra un lungo periodo di aggressioni micenee sulla costa e che i Greci piombarono su una ricca città appena danneggiata da un terremoto. Il sacco di Troia fu ricordato ed esaltato, perché forse fu l'ultima impennata del mondo miceneo. Se si intraprende il viaggio, bisogna portarsi da casa le suggestioni per rintracciare gli echi dei fantasmi del grandi eroi cantati da Omero, per immaginare che i nomi che ci seguono sin dai tempi della scuola siano stati anche carne. Gian Luca Favetto L'entrata del Tesoro di Atreo (incisione del XIX secolo)

Persone citate: Agamennone, Chio, Greci, Micene, Michael Wood, Rodi, Schliemann, Troia

Luoghi citati: Anatolia, Asia, Asia Minore, Gallipoli, Grecia, Pijamaradus, Troia