CHICAGO: ventosa e megalomane La grande corsa dell'etema seconda

CHICAGO: ventosa e megalomane La grande corsa dell'etema seconda CHICAGO: ventosa e megalomane La grande corsa dell'etema seconda SABA' un'impressione, ma a Chicago le gomme delle auto stridono più che in ogni altra città d'America, e la Ala di mezzi.in attesa al semaforo incalza i pedoni che attraversano co-, me se volesse addentarli. Si, Chicago è una città dura, esattamente come uno se l'aspetta ripensando agli anni del Proibizionismo e di Al Capone. Dura e velóce, «busy», come dicono gli americani, immersa negli affari, ma soprattutto energica: forse Chicago non si ferma mai, e màcina le ore della sua giornata travolgendo abitanti, pendolari e turisti in un ritmo frenetico e in un'atmosfera accattivante. Non è la capitale dello Stato de il'Illinois (che è invece Springfield), ma è l'indiscussa capitale di tutto il Middle West, centro finanziario tra i più importanti d'America, secondo solo a New York. Ma se anche New York non esistesse, Chicago sarebbe ugualmente una grande città. Deve la sua fortuna principalmente alla sua posizione centrale, un crocevia obbligato tra l'ancora selvaggio West e la costa orientale, tra la regione dei Grandi Laghi e il Golfo del Messico. Punto d'incontro di tutte, le linee di navigazione interna e di traffico ferroviario già agli inizi del secolo, oggi Chicago mantiene alta la sua fama di città «centrale» e dai mille primati: può vantare l'aeroporto più grande del mondo come volume di traffico (l'O'Hare International Airport, con 38 milioni di passeggeri l'anno), ma anche lo scalo ferroviario non è da meno, e detiene il primato con 17 linee e 6 stazioni. La città è anche sede della Board ot'Trade, la Borsa* dei cereali più importante del mondo (141 W. Jackson Blvd) e dell'Uniteci States Post Office, il più vasto ufficio postale esistente (433 W. Yan Buren St.), cjie.smista 40 milioni di lettere e 500 mila pacchi al giòrriqj:'..^ j { Chicago è famosa come capitale del grano, della carne, del vento (d'inverno, quando soffia il blizzard, la temperatura scende fino a -30°) e della neve, nonché del telefono. Ma di tutti i soprannomi raccolti durante la sua breve vita (venne fondata nel 1803) quello di «Se- cond City» è il più scomodo e faticoso da portare, e nello stesso tempo il più galvanizzante, quello che sembra spingere avanti la città: ad ' allargarsi sempre di più (3 milioni circa di abitanti, che diventano 7 se si considera anche il circondarlo), a costruire edifìci sempre più alti, per superare se stessa e la rivale di sempre, NewYork, a cui deve la fama di eterna seconda. Nel 1973 lo skyline di New York si arricchì delle torri gemelle del World Trade Center, ma il primato per l'edificio più alto del mondo tornò a Chicago l'anno seguente, quando venne ultimata la costruzione della Sears Tower: 443 metri d'altezza per centodieci piani e un belvedere accessibile fino alla mezzanotte (103° piano). Da qui, dietro vetrate che schermano i raggi del sole, ci si rer.do conto che c'è qualcosa che rende Chicago unica, quasi irreale: lo straordinario contrasto tra la verticalità del grattaceli, fitti in pochi chilometri quadrati,'e la .superficie ferma del lago Michigan, apparentemente infinito, un lago grande còme un mare (516 chilometri di lunghezza e 200 di larghezza). Monoliti neri come il John Hancock Center (343 metri, belvedere al 96° plano), sorprendenti facciate a specchio che si riflettono l'una nell'altra, parallelepipedi sfavillanti al sole, unici per forma e destinazione, come il Federai Metropolitan Correctional Center, penitenziario della città, facilmente riconoscibile per il prato verdissimo all'ultimo piano, utilizzato per l'ora d'aria dei detenuti. Spiccano per originalità le Marina Towers, due torri cilindriche identiche, adibite in parte a parcheggio, che si specchiano nel Chicago Riverì il Wrigley Building, sede della ditta produttrice di chewing gum, sormontato da un curioso campanile in stile rinascimentale; la Chicago Tribune Tower, sede dell'omonimo quotidiano, che tradisce i suoi settant'anni d'età nello stile neo- gotico e nella modesta altezza (solo 36 piani, ma all'epoca erano molti). Non lontano dal Tribune si erge la chiesa più alta del ' mondo, il Chicago Tempie (173 metri compresa la croce). Ma di tutti ,i, grattaceli della città il più suggestivo e .rappresentativo è certa- ' mente (insieme alla Sears Tower) The Rookery, il pri- mo al mondo con struttura in acciaio, risalente al lontano 1886. L'atrio di questo edificio venne ristrutturato agli inizi del secolo da Frank Lloyd Wright, e entrò quindi a far parte dei monumenti storici degU Stati Uniti (in 209 S. La Salle St.). L'architetto americano ha lasciato a Chicago, in cui visse e lavorò per vari decenni, un'impronta ben più profonda, come nel quartieie residenziale di Oak Park, in cui realizzò diversi esempi di quella «Prairie House» (lussuosa abitazione monofamigliare immersa nel verde) che rivoluzionò1 l'architettura e il gusto di un'epoca. Seminascosta da siepi e cespugli ma riconoscibile dalla inedita facciata triangolare, la casa-studio di Wright, in 95 Chicago Avenue, è certo una delle realizzazioni migliori, insieme alla Roble House (Woodlawn 5757), progettata nel 1909 e realizzata nel cuore del campus della University of Chicago. Di tutte le università della città (come la Loyola e la University of HJinois at Chicago) questa è la più famosa e prestigiosa, e merita senz'altro una visita, a partire dair«Enrico Fermi Institute» (5640 S. Ellis Ave.) ih cui il fisico italiano realizzò la prima pila atomica. Una scultura di Henry Moore intitolata «Nuclear Energy» fronteggia l'edificio e segna nello spazio il punto preciso in cui si verificò l'esperimento. L'intero campus è disseminato da importanti (e imponenti) opere d'arte moderna, ma gli edifici stessi portano firme prestigiose di architetti famosi in tutto il mondo, come Eero Saarinen e Ludwig Mies van der Rohe, oltre naturalmente a Wright. In contrasto con le lisce facciate moderne, gli edifici più antichi dell'Università — fondata nel 1890 da John D. Rockfeller—presentano scorci «fin de siècle» e particolari in stile gotico, come, la Rockfeller Memorial Chapel. Ovunque, nelle zone residenziali in periferia come nel centro città, il binomio arte-tecnologia dimostra che poesia e vita moderna possono convivere: tra le severe facciate del Federai Center Plaza spicca la gigantesca scultura rossa di Calder intitolata «Flamingo»; poco più in là la Richard Daley Plaza ospita «Chicago», scultura di Joan Mirò, e un'opera astratta di Picasso, con un'inquietante testa attonita d'animale. «Batcolumn» di Claes Oldenberg (600 W. Madison St.) rappresenta una mazza da baseball alta più di trenta metri, e ricorda anche al turista meno attento che il baseball è una delle passioni che divorano gli abitanti di Chicago, divisi tra le due squadre cittadine dei «White Sox» e dei «Cubs», che giocano nel mitico Wrigley Field, uno dei templi consacrati a questo sport, insieme allo Yankee Stadium a New York. E poi c'è il blues (non si dimentichi che il jazz delle origni si trasferì in massa a Chicago da New Orleans negli anni Venti), e i locali più o meno famosi dove lo si suona: il Biddy Milligan's (7644 H. Sheridan Rd.), il Checkerboard Lounge (423 E 43rd St.) e il famosissimo B.L.U.E.S., dove si trova, a detta degli intenditori, quanto di meglio c'è sulla piazza (4$ a testa, al 2519 di H. Halsted St.), sempre troppo piccolo per contenere la massa di gente che lo affolla. Con il blues la città trova una voce che accomuna la - folla elegante che frequenta i negozi del Magniflcient Mite — la strada più elegante di Chicago — agli abitanti dei quartieri popolari, la vecchia immigrazione di italiani, ebrei e cinesi e la nuova ondata di arabi, libanesi, vietnamiti e cubani, quelli che al mattino si riversano nella downtown per guadagnarsi la giornata. Downtown a Chicago coincide con il «Loop», ovvero il centro commerciale per eccellenza, delimitato dal , circuito della metropolitana sopraelevata, che passa sferragliando qualche metro sopra la testa dei passanti. Qui si trovano alcuni buoni alberghi, come il Bismark Hotel (171W. Randolph, tel. 236-0123), ma il sogno di tutti è una suite con vista sul lago al Drake (140 E. Walton PI., tel. 787-2200), il miglior albergo della città. Chicago è naturalmente anche musei, per lo più scientifici — come l'Academy of Sciences (2001 N. Clark St.) e il Field Museum of Naturai History (il più grande museo di storia naturale esistente, in Roosevelt Rd.) — o dedicati all'arte moderna, come il Museum of Contemporary Art (237 E. Ontario St.); almeno due di questi musei esigono una visita, e sono l'Art Institute (Michigan Avenue e Adam St.), famoso per la collezione di impressionisti francesi, e il Museum of Science and Industry (57th St. e Lake Shore Dr.), che spiega e dimostra le leggi della scienza e le applicazioni della tecnologia nell'industria e nella vita di tutti i giorni (tra le altre cose è possibile visitare un vero sottomarino U Boot, scendere in una miniera di carbone perfettamente ricostruita o assistere alla nascita di un pulcino «in diretta»). Non ultimo tra le tante cose da visitare lo Shedd Aquarium, che risulta essere il più grande nel mondo — 10 mila pesci — situato proprio sulla riva del lago. Dall'alto della Sears Tower U bianco edificio dell'Aquarium è appena visibile contro il blu intenso dell'acqua; a Nord, la Gold Coast (grattacieli e jet-set) sfuma nella foschia; a Ovest il grande snodo delle autostrade e le case sempre più basse, verso un orizzonte assolutamentepiatto. Brunella Giovara I colossi del mondo B B a ■ ali 1111 Piramide di Cheope m. 146 Egitto Il panorama di Chicago dall'alto della'Sears Tower