Alla ricerca di una scorciatoia che porti alla fusione nucleare

Alla ricerca di una scorciatoia che porti alla fusione nucleare La proposta di Rubbia a un seminario internazionale sull'energia del futuro Alla ricerca di una scorciatoia che porti alla fusione nucleare L, ENERGIA abbondante e pulita è più che una promessa, ma bisognerà attendere il 2020. Per quella data dovrebbe essere disponibile un reattore commerciale dimostrativo a fusione nucleare che funzionerà sul principio del confinamento inerziale. Questa dichiarazione è del fisico Lamar Colemann, ricercatore presso i Livermore Laboratories di Berkeley negli Stati Uniti, a conclusione del convegno scientifico internazionale sulla «fusione a confinamento inerziale» tenutosi nei giorni scorsi a Varenna sotto la guida di Elio Sindoni dell'Università di Milano. Una settantina di scienziati americani, sovietici, giapponesi ed europei hanno discusso per dieci giorni a porte chiuse i progressi e le prospettive degli esperimenti di fusione mediante fasci laser e fasci di particelle. Sono stati vagliati i più recenti risultati del laser Nova di Livermore, di Gekko. il potente laser dell'Università di Osaka in Giappone e di altri esperimenti. Di particolare interesse sono stati: la fisica e la tecnologia delle sorgenti laser e delle sorgenti di ioni leggeri e pesanti; le discussioni riguardanti il metodo indiretto, in cui il fascio laser viene inviato in una cavità, produ¬ cendo raggi X, che incidono poi sulla capsula contenente gli isotopi dell'idrògeno; i programmi di simulazione numerica; le nuove tecniche di diagnostica; i problemi a carattere più strettamente teorico riguardanti sia la fisica del plasma, sia la fisica dei bersagli. I lavori sono stati diretti da Angelo Caruso, che da anni svolge le sue ricerche nel campo della fusione presso i laboratori di Frascati dell'associazione Enea/Euratom. In chiusura Carlo Rubbia ha tenuto un seminario sulle possibili applicazioni degli acceleratori ad alta energia nella fusione a confinamento inerziale. Secondo il premio Nobel, il nostro Paese potrebbe essere trainante nella ricerca della fusione termonucleare poiché in Italia non mancano né uomini né idee. Egli auspica la realizzazione di una «macchina», cioè un acceleratore di particelle, per fornire i fasci di ioni pesanti da indirizzare sul bersaglio contenente il combustibile: deuterio e trizio, isotopi dell'idrogeno. Il deuterio abbonda negli oceani, e, fatto non trascurabile, la fusione produce poche scorie radioattive rispetto alle centrali nucleari a fissione. Si tratta di un progetto aperto alla collaborazione internazionale i cui risultati degli esperimenti dovranno essere a disposizione di tutti e non coperti da segreto. L'acceleratore a ioni pesanti di cui parla Rubbia ha il vantaggio di produrre dieci «botti» al secondo anziché uno sparo ogni 24 ore come i laser. La fattibilità del processo industriale di fusione nucleare controllata sembra legata alla tecnica del «confinamento inerziale», che negli ultimi anni si è affermata in alternativa al «confinamento magnetico», di cui noi europei siamo tuttora i sostenitori. A capo del programma europeo sul confinamento magnetico è stato per più di vent'anni il professor Donato Palumbo. Che cosa s'intende per confinamento magnetico e inerziale? Nel primo caso deuterio e trizio vengono tenuti sospesi da un campo magnetico a forma di ciambella e riscaldati fino a temperature di 100 milioni di gradi. Questi esperimenti vengono effettuati con macchine di tipo Tokamak come quello della Comunità Europea «Jet» di Abingdon (Gran Bretagna), dove si sono ottenuti buoni risultati, vicini all'ignizione termonucleare. Nel confinamento inerziale pochissimi milligrammi di deuterio e trizio sono racchiusi in una capsula criogenica di pochi millimetri di diametro. Essa viene bombardata da una grande quantità di energia data da impulsi laser, raggi X, ioni pesanti o leggeri. Il combustibile, fortemente compresso, implode (scoppia verso l'interno), i nuclei di deuterio e trizio si fondono e liberano energia. Il laser Nova di Livermore ha prodotto in un miliardesimo di secondo 100 teravvatt di potenza. Vale a dire duecento volte più di tutta la potenza generata dalle centrali elettriche degli Stati Uniti, che è di mezzo terawatt. Il futuro Athena sarà dieci volte più potente. Tuttavia finora non è dato sapere con certezza se è stata raggiunta la fase di «ignizione», ossia di accensione. I «no comment» di risposta degli americani sono espliciti. Ma la loro riuscita nel confinamento inerziale è probabile. Lo dimostra la classificazione, ossia la segretezza, dell'esperimento Halite-Centuriqn del quale parlò Erik Storm del laboratorio di Livermore nell'ultimo congresso di Erice sulle guerre nucleari. Pia Bassi

Persone citate: Angelo Caruso, Carlo Rubbia, Elio Sindoni, Erik Storm, Livermore, Rubbia

Luoghi citati: Berkeley, Erice, Frascati, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Milano, Stati Uniti, Varenna