Così danesi, tedeschi e giapponesi digeriscono le loro scorie tossiche

Così danesi, tedeschi e giapponesi digeriscono le loro scorie tossiche All'estero il problema dei rifiuti pericolosi è stato risolto senza troppe difficoltà Così danesi, tedeschi e giapponesi digeriscono le loro scorie tossiche IL destino delle scorie tossiche a bordo della Karin B e della Deep Sea Carrier non è ancora chiaro. L'unico dato certo è che smaltire le scorie «nigeriane» costerà un'occhio della testa. Si parla di 10 miliardi per il carico della Karin B, e forse altrettanto per là Deep Séa Carrier. Costruire un impianto per smaltire 150.000 tonnellate di scorie tossiche l'anno (più che sufficiente a una regione come l'Umbria) costa 50 miliardi. Se queste navi dei veleni continueranno a solcare i mari europei l'emergenza scorie costerà al nostro Paese più di un efficiente e sicura rete di smaltimento nazionale. Ma com'è stato affrontato il problema delle scorie tos- ■ siche in altri Paesi industrializzati? I. casi esemplari, spesso citati con ammirazione, sono quelli della Danimarca e della Germania In Danimarca la rete per lo smaltimento dei rifiuti tossici risale agli Anni 70, ed è in grado di neutralizzare, riciclare o distruggere tutti i rifiuti industriali nazionali. Il cuore del sistema danese si chiama «Kommunekemi», un grande impianto di trattamento scorie situato vicino alla cittadina di Nyborg, nell'isola di Fyn, della capacità di 80.000 tonnellate annue. Le industrie danesi sono obbligate a consegnare i propri rifiuti tossici a uno dei 24 centri specializzati sparsi per tutto il territorio. Altri 300 punti di raccolta, più piccoli, servono invece la popolazione generale per evitare che vernici, solventi, pile o medicinali scaduti finiscano nei rifiuti urbani. Circa il 25 per cento dei rifiuti tossici, dopo essere stato neutralizzato e inglobato nel cemento, viene avviato a una discàrica controllata che si trova a 20 chilometri di distanza e si stende per 15 ettari. Il rimanente 75 per cento viene distrutto nei forni (composti organici, morchie oleose, code di distillazione, etc.) oppure riciclato (metalli pesanti). Il calore prodotto negli inceneritori è poi utilizzato da una rete di teleriscaldamento che fornisce alla cittadina di Nyborg circa il 50 per cento del fabbisogno. In Germania Federale ogni Lander (paragonabile alle nostre Regioni) ha la sua rete di smaltimento delle scorie (tossiche e non tossiche). Fra l'altro questo è il modello che la legge 915/82 (che accoglieva una direttiva della Cee) prevedeva per il nostro Paese, ma che non è mai stato realizzato. Ad esempio in Baviera la società mista Gbs costituita nel 1971 gestisce 20 stazioni di raccolta, 3 impianti polifunzionali per lo- smaltimento (Schwabac, Sud e Schweinfurt) ed un altro centro per la rigenerazione dei solventi a Geretsried. Ma è forse il Giappone a dare l'esempio migliore in questo campo. L'industria giapponese produce ogni anno 220 milioni di tonnellate di rifiuti (tossici e non tossici), ossia 4 volte il volume italiano. Dei 220 milioni di tonnellate (dati 1983) più della metà viene riciclato. Il 31 per cento viene distrutto ed infine il 18 per cento finisce nelle discariche controllate dopo 11 trattamento. Il segreto del successo giapponese si trova nella cooperazione fra l'industria e il governo. Piani e progetti per il recupero delle scorie vengono messi a punto fra le aziende private e le Amministrazioni locali. Questi accordi pur essendo veri e propri gentlemen agreement, senza valore legale, vengono osservati dalle industrie. Infine un'agenzia chiamata «Clean Japan Center» incoraggia nuove tecniche per recuperare materiali o per produrre meno scorie. Dalla sua fondazione il Centro ha realizzato 10 impianti-modello per riciclare i pneumatici, il mercurio, la plastica e gli oli esausti. Tutti questi sforzi risulteranno à lungo termine vani se non si troverà il sistema di produrre meno scorie e di abbassare la loro tossicità. Molti Paesi incoraggiano con facilitazioni creditizie e finanziamenti simili iniziative. Il Governo francese ad esempio si sobbarca fino alla metà dei costi per sviluppare impiantì che producano meno scorie e offre finanziamenti fino al 10 per cento della spesa per realizzare sistemi dimostrativi in questo settore. Anche l'Olanda sta seguendo questa via. La «Committee on Environment and Industry» ha finanziato circa 200 progetti per tecnologie più pulite, incluse alcune ricerche sulle potenzialità delle biotecnologie nel ridurre la produzione di rifiuti. Identici investimenti sono stati fatti anche nei Paesi scandinavi mentre la Germania Federale - ha passato alcune léggi che, rendendo, più severe le misure di .sicurezza negli impianti di trattamento, hanno moltiplicato per due o tre il costo per disfarsi di un chilo di scorie. Con 1 costi maggiorati le industrie sono così spinte a trovare processi più efficaci e puliti. ' 'Wu Stati Uniti il Congresso ha introdotto nel giugno 1987 una serie di misure che porteranno alla creazione di un ufficio per la riduzione dei rifiuti «Waste Reduction» all'interno dell'Epa (Environment Proteotlon Agency). II. nuovo ufficio avrà un budget annuale dì circa 40 miliardi di lire che potrà usare per finanziare le ricerche sulle tecnologie pulite. Anche nel Terzo Mondo sì vedono 1 primi passi per affrontare il problema «scorie». La Corea del Sud ha già passato una legislazione che istituisce una rete nazionale di smaltimento e due centri dovrebbero entrare in funzione proprio in questi mesi. La Thailandia sta seguendo il buon esempio della Corea ed un impianto per il trattamento delle scorie di circa 200 industrie è già in funzione a Bangkok. Rimane infine la paradossale situazione dell'Italia. Dopo che sei anni fa venne promulgata una legge (91582) che obbliga le Amministrazioni locali a predisporre una rete di smaltimento, e dopo che società d'ingegneria ed enti pubblici come l'Enea, la SnamProgetti e l'Italimpianti hanno preparato i piani per quella rete, ecco che 11 nostro Paese si ritrova in mezzo alla prevedibilissima e costosissima emergenza scorie. Ferruccio Kiner /SPETTORATO CENTRALA. PER l:R B\RSfcm««S. ' CASTALI A1 1 Tra i Paesi avanzati, soltanto in Italia l'emergenza rifiuti ha assunto dimensioni così gravi

Persone citate: Carrier, Deep Séa Carrier, Lander, Waste