Maltempo, 10 mila morti Fanno
Maltempo, 10 mila morti Fanno La classifica dei disastri del 1987 e i possibili rimedi in un documento delle Nazioni Unite Maltempo, 10 mila morti Fanno NON tutti sanno che esiste un settore delle Nazioni Unite che si occupa dei disastri che avvengono nel mondo: si tratta deU'Undro (United Nations Disaster Relief Organization), i cui scopi non sono solamente umanitari ma comprendono anche programmi di studio e raccolta di dati. C'è ora un buon motivo per parlarne, in quanto il decennio 1990-2000 è stato proclamato dall'Onu «Decade per la riduzione dei disastri». Gli ultimi vent'anni hanno totalizzato tre milioni di morti in disastri e 23 milioni di dollari di danni. Quest'anno, per la prima volta, lTIndro ha pubblicato un riepilogo annuale dei disastri: si riferisce al 1987 e prende in considerazione gli eventi che hanno provocato almeno 10 morti o danni materiali superiori a un milione di dollari, con esclusione degli eventi bellici. Anche se, da un punto di vista statistico, i dati riferiti a un solo anno non fanno testo, l'esame del contenuto del fascicolo offre lo spunto per considerazioni di indubbio interesse. Nella nostra elaborazione abbiamo trascurato il parametro «danni materiali» soffermandoci, invece, sulla frequenza degli eventi e sul numero complessivo di morti per tipo di evento. I risultati di questa classificazione sono riportati nella tabella, assieme all'indicazione dell'avvenimento di maggior gravità per ogni classe. Come si vede, i disastri sono divisi in due grandi categorie: quelli provocati da ca- lamità naturali e quelli legati all'attività umana. Questa suddivisione è sostanzialmente valida, anche se non si possono escludere interferenze reciproche tra le due categorie (si pensi, per esempio, a un incidente aereo causato o influenzato dal maltempo). Uragani e inondazioni fanno registrare le frequenze più elevate. Se a queste due categorie aggiungiamo un altro fenomeno di origine atmosferica, ossia l'escursione termica (punte eccezionali di caldo e di freddo) otteniamo un totale annuo di 95 eventi con oltre 9500 morti e dispersi. Frane e valanghe— che, pure, sono legate alle condizioni meteo — vanno, invece, considerate a parte data la loro frequente dipendenza da guasti operati dall'uomo sul territorio. La calamità naturale più cruenta è stata, nel 1987, quella dei terremoti: soprattutto a causa del terribile sisma verificatosi in Ecuador, che da solo ha provocato la perdita di alcune migliaia di vite umane. La mancanza di dati precisi ci impedisce di sapere se questo triste primato sia o no battuto dalle epidemie, la cui frequenza figura al terzo posto e la cui mortalità ha colpito — soltanto nel caso della febbre gialla in Nigeria — circa 10.000 persone. Tra i sinistri legati all'attività umana, sono in primo piano i trasporti, che hanno totalizzato oltre 2500 vittime in 36 eventi. Contrariamente a quanto si potrebbe presumere, il maggior numero di incidenti non è da attribuirsi al trasporto aereo bensì a quello marittimo e fluviale che, nel solo disastro di Lupaia River (Zaire), ha provocato quasi 400 morti. Nel triste elenco delle sciagure dello scorso anno, il nostro Paese figura quattro volte per un totale di 146 decessi dovuti al naufragio di Pantelleria, all'inondazione delle coste del lago di Como, alla frana di Sondrio e all'ondata di calore nel Sud. Si tenga ben presente che stilare classifiche su un periodo di 12 mesi è solo un mezzo per appagare la nostra curiosità: infatti, basta un singolo disastro di grandi proporzioni per provocare variazioni di graduatoria. Al di là dell'analisi dei dati consuntivi, è necessario considerare con realismo «l'ineluttabilità del rischio» e — di conseguenza — l'impossibilità pratica di giungere a situazioni di totale sicurezza. Resta da vedere quali azioni l'uomo possa intraprendere per ridurre l'olocausto di vite umane. Per quanto concerne le avversità atmosferiche, molti programmi di ricerca e di sperimentazione sono in corso un po' dovunque per trovare il modo di influire sul tempo meteorologico. Buoni successi si sono ottenuti nell'incremento delle precipitazioni, mentre sono ancora modesti i risultati che riguardano la lotta contro la grandine (le distruzioni relative, peraltro, non compaiono nei dati dell'Undro pur avendo rilevanza economica notevole) e la riduzione della violenza degli uragani. Una migliore gestione del territorio — con rimboschimenti, preservazione delle difese naturali, opere civili e idrauliche — può contribuire fattivamente alla diminuzione di frane e valanghe. Gino Papuli Tipo di disastro N.di eventi CALAMITA' NATURALI Uragani Inondazioni Epidemie Frane e valanghe Incendi Escursioni termiche Terremoti Siccità e carestie ATTIVITÀ' UMANA Trasporti marittimi e fluviali Trasporti aerei Trasporti ferroviari Esplosioni e disastri minerari 48 39 16 10 9 8 7 4 N. di morti e dispersi 2.598 oltre 5.300 oltre 12.000 circa 1.000 356 circa 1.600 alcune migliaia 790 17 11 8 1 1.299 819 400 200 Evento più disastroso per vite umane Filippine, tifone Mina (25/11),808 morti Bangladesh (giugno), migliaia di morti Nigeria, febbre gialla (giugno), circa 10.000 morti Colombia, Vinati»ta (27/9), 355 morti Cina, Heilongjiang (6/5), 193 morti Grecia, caldo eccessivo (luglio), circa 1.000 morti Ecuador (5/3), alcune migliaia di morti e dispersi Somalia (estate), 740 morti. Colpite milioni di persone in Sri Lanka, India, Mozambico Zaire, Lupaia River (7/7), 398 morti ' Polonia, presso Varsavia (9/5), 183 morti Zaire, Kasumbalesa Shaba (2/7), 125 morti Sud Africa, St. Helen Gold Mine (31/8), 62 morti Anno 1987: disastri con più di 10 morti per evento (elaborazione dei dati deU'UNDRO).
Persone citate: Gino Papuli, Helen Gold Mine, Maltempo, Shaba
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