C'è un vortice di reazioni chimiche dietro il mal di testa da vino rosso di Ezio Giacobini

C'è un vortice di reazioni chimiche dietro il mal di testa da vino rosso I risultati di una interessante ricerca pubblicata dalla rivista inglese «The Lancet» C'è un vortice di reazioni chimiche dietro il mal di testa da vino rosso E, assai diffusa la convinzione che bevande ad alto tenore alcolico, come la vodka o la grappa, possano provocare, in certi individui particolarmente sensibili, forti attacchi di cefalea o di emicrania. Alcuni studi clinici hanno però dimostrato che circa un quarto dei pazienti che soffrono di vera emicrania la attribuiscono all'effetto di cibi particolari più che agli alcolici. Tra le bevande a gradazione alcolica più bassa, a seconda del Paese e della cultura enologica, viene posto sotto accusa il vino rosso o quello bianco. Gli americani, ad esempio, preferiscono il bianco «perché non dà alla testa» mentre gli italiani in genere pensano l'opposto. Dove sta la verità? Un interessante studio è apparso recentemente nella rivista medica inglese Lancet. Un gruppo di clinici londinesi ha voluto vederci chiaro e a questo scopo si è valso di 19 pazienti sofferenti di tipici attacchi di emicrania con nausea, vomito, fotofobia e naturalmente un violento mal di capo. Tra questi 19, tutti asserivano di esser particolarmente sensibili non alla vodka ma al vino rosso di ogni tipo. Un gruppo di otto individui non dichiaratamente sensibili al vino venne usato come controllo. Quando poco meno di un terzo di litro di vino rosso spagnolo venne fatto bere al primo gruppo, si scatenò un tipico attacco di emicrania in nove pazienti tra gli undi¬ ci scelti per l'esperimento. In altri otto a cui venne data una quantità di vodka corrispondente alla medesima quantità d'alcol non si ebbe alcun disturbo. Naturalmente gli otto controlli gradirono sia la vodka sia il vino rosso senza manifestare disturbi. Non è la prima volta che il vino rosso siede al banco degli accusati. Ai pazienti che soffrono di depressione e che vengono trattati con dei farmaci antidepressivi come inibitori delle monoaminoossidasi, si raccomanda di non bere vino rosso e di non mangiare certi formaggi. Entrambi contengono una sostanza, la tiramina, che può provocare violenti attacchi di cefalea. Per la presenza di questi farmaci la tiramina, che viene normalmente inattivata dalle monoaminoossidasi, viene invece ad accumularsi nell'organismo. E' interessante notare che non esiste una grande differenza di contenuto di tiramina tra vino rosso e vino bianco. Il formaggio, invece, specie alcuni tipi, ne è ricchissimo. Al contrario, il cioccolato, un altro imputato di provocare l'emicrania, contiene poca tiramina. H vino rosso spagnolo usato nell'esperimento inglese conteneva una bassa dose di tiramina, circa 2 milligrammi per litro. La quantità consumata non era quindi più che un milligrammo. Tale quantità viene considerata come molto bassa in quanto corrisponde a meno di quanto viene consumato giornalmente con una alimentazione normale. I ricercatori inglesi non si accontentarono quindi di accusare il vino e la tiramina ma vollero vederci più chiaro. Esìstono infatti altre differenze tra vini bianchi e rossi. Si tratta principalmente del loro contenuto in sostanze di struttura fenolica, i cosiddetti flavinoidi. Tra questi si distinguono le catechine e le antocianine, che danno il caratteristico color rosso al vino. Questi composti non derivano dal succo ma dalle bucce e dal raspo. Durante la fermentazione esse vengono estratte e passano nel vino. II vino rosso, o nero che si dica, può contenerne fino ad oltre 150 milligrammi per litro, mentre il bianco ne contiene al massimo 50 milligrammi per litro. I flavinoidi hanno la proprietà di diminuire l'azione di un enzima cerebrale chiamato COMT (catecol-Ometil-transferasi) che inattiva e neutralizza l'effetto di mediatori chimici come le catecolamine. Non permettendone più l'inattivazione, si ha un accumulo delle cat ac o lamine nei vasi e nel cervello stesso, il che potrebbe portare allo scatenarsi della cefalea. Infatti, le catechine hanno un forte effetto sui vasi sanguigni. Gli altri effetti di questi composti fenoli ci presenti nel vino rosso potrebbero essere di natura diversa. Altri ricercatori hanno scoperto che varie bevande alcoliche come il vino rosso hanno l'azione di rendere meno attivi altri enzimi chiamati solfatasi. Tali solfatasi sono particolarmente concentrate nella mucosa intestinale e hanno l'effetto di neutralizzare i prodotti fendici prodotti dalla dieta. Questi prodotti fenolici potrebbero procurare disturbi se si accumulassero nel sangue al di sopra di un certo livello. Si è pure scoperto che pazienti dimostratisi particolarmente sensibili all'effetto del vino o di altre componenti della dieta ad alto tasso fenolico, hanno livelli più bassi di solfatasi nelle piastrine del sangue. Una bassa difesa intestinale da parte di questi enzimi potrebbe produrre un notevole accumulo di sostanze tossiche di tipo fenolico o di amine, che potrebbero, se non indurre, perlomeno facilitare lo scatenarsi dell'attacco di emicrania. Si chiude così il cerchio attorno all'accusato, il vino rosso. Si è passati dall'aneddoto e dalla credenza popolare a un'ipotesi scientifica. Resta ora da individuare con certezza e precisione quale dei numerosi compoM sti presenti nel vino rosso ' sia l'agente chimico che si accumula nel cervello e con quale meccanismo riesca a scatenare l'attacco. Ezio Giacobini