Come cambia la spia Mata Hari ora è un computer di Ernesto Gagliano

Come cambia la spia Mata Hari ora è un computer Il saggio di Knightley sulla storia occulta dei servizi segreti Come cambia la spia Mata Hari ora è un computer SI è sempre spiato, ma adesso si esagera. Dalila era un agente segreto dei filistei, Mose mandò dodici spie nella terra di Canaan, Mata Hari andò a letto con un ministro, ma non si sa bene quali segreti riuscì a carpirgli; e cosi via fino agli altri- 007 più recenti. Oggi però lo spionaggio si è dilatato, è un gigante che scruta il mondo e spesso non riesce a. capirlo. Occhi elettronici guardano dal cielo, posti d'ascolto e computer controllano e registrano, il cosiddetto Sigint (signals intelligence), che unisce Stati Uniti e Gran Bretagna, succhia tutte le informazioni inviate per radio, telex, telescrivente, microonde; è un orecchio che ascolta comunicazioni via satellite e telefonate private; un obiettivo che fotografa a infrarossi, coglie immagini radar e, pare, riesce perfino a leggere dall'alto il numero di targa delle macchine sovietiche ferme al parcheggio del Kgb. Una rete immensa, una foresta di specchi. Ma allora si sa tutto di tutti? Non proprio, dice Phillip Knightley, scrittore e giornalista inglese, uno dei massimi specialisti in materia, colui che è riuscito a intervistare Kim Philby, «maestro del doppiogioco», a Mosca prima della sua morte. Knightley ha scavato dietro le quinte dei servizi segreti e ha ricavato un libro che appare da Mondadori, *Nel mondo dei Condor» (pagine 477, lire 25.000). il titolo originale inalbera però un sorriso un po' scettico: «La seconda professione più antica». L E' la storia degli informatori occulti dal primo servizio segreto permanente, fondato in Gran Bretagna nel 1909, fino ai satelliti spia. L'autore evoca personaggi e sfronda miti, valuta meriti e bluff degli 007, fa i conti in tasca a questa strana comunità internazionale che vive anche in tempo di pace con la pretesa di dare la caccia a un mostro: una volta era la Germania nazista, poi l'aggressiva Unione Sovietica o il capitalismo accerchiante, secondo i punti di vista. Oggi, sostiene Knightley, è un'industria quasi fine a se stessa. Se contiamo quanti sono utilizzati nello spionaggio, nel controspionaggio e nella sicurezza, la forza del servizio segreto americano è di almeno 150.000 persone, quella dell'Unione Sovietica è vicina al milione e quella della Gran Bretagna è di circa 25.000. La sola Cia costa un miliardo e 500 milioni di dollari l'anno, più dell'intero bilancio di molti Paesi del Terzo Mondo, mentre il budget del Kgb è valutato intorno al miliardo e 650 milioni di dollari. E' un business enorme che prospera nelle tensioni internazionali, sono organismi che hanno «più cose in comune tra di loro che con i rispettivi governi», la Cia ha bisogno del Kgb e viceversa E' una causa che non partorisce più romantici guerrieri, ma analisti dei sistemi, tecnocrati e burocrati. E quanto serve questa massa di scrutatori occulti? Knightley è ironico. Cita la «débàcle iraniana»: lo scià fu spodestato nel 1979, appena cinque mesi dopo un rapporto della Cia dove nulla lasciava presagire una rivoluzione. Oppure il caso delle Falkland. Due satelliti da ricognizione americani passavano una volta il giorno sulla costa argentina, un aereo spia sorvolava la zona, ma non era possibile «fotografare le intenzioni». E quando gli argentini sbarcarono sulle isole, i ministri britannici dormivano tranquilli. Fu un errore di interpretazione, forse bastava credere un po' di più a quanto proclamava in prima pagina il quotidiano di Buenos Aires «La Prensa». L'autore critica pesantemente questi apparati, e la loro presunta importanza, ma non è tenero neppure nel giudicare clamorose vicende del passato. Mata Hari venne fucilata nel 1917, ma non esìsteva la mìnima prova che avesse passato informazioni ai tedeschi. A Richard Sorge, spia dei russi a Tokyo, spetta tuttora un «grande merito». Nel 1941 avvertì che il Giappone non avrebbe attaccato e Stalin potè spostare in difesa di Mosca metà delle truppe sovietiche schierate in Estremo Oriente. Cominciò così la ritirata dei tedeschi. Sorge finì più tardi impiccato, lo credevano un «doppiogiochista», ma aveva dato «l'arrosto ai russi e il fumo ai tedeschi». E l'importanza che viene da qualche tempo attribuita all' «operazione Ultra», cioè la decifrazione dei codici tedeschi, per l'esito dell'ultima guerra? Uno storico ha detto che senza questa vittoria dei servizi segreti britannici il conflitto in Europa sarebbe finito nel 1949. Knightley la ritiene una valutazione euforica. E' vero, gli alleati intercettavano i messaggi radio cifrati con la macchina Enigma e li traducevano, ma non sempre era un elemento decisivo. I comandanti tedeschi, come Rommel, spesso cambiavano piani, sì servivano di portaordini in auto e moto. Diffidavano. Hitler prima dell'offensiva delle Ardenne nel 1944 impose il silenzio radio e imo speciale giuramento di segretezza. Anche nella vicenda del segreto atomico le spie non sarebbero state determinanti. Klaus Fuchs e altri fornirono piani e calcoli ai russi prima e dopo Los Alamos, ma «per quanto imperdonabile il loro tradimento», non diedero l'atomica all'Urss; forse ne anticiparono (e non di molto) la costruzione. Se una sconfitta ci fu è della Cia che non seppe predire la data. Knightley consulta documenti, versioni, testimonianze, e sembra contento quando può demolire una convinzione corrente. Le sue analisi sono agili e di buona lettura, mosse dal gusto della scoperta, anche se, nel dominio del «top secret», le verità spesso restano multiple. Lui ricostruisce ancora a modo suo l'inquietante affresco delle defezioni, l'incubo della cospirazione nei servizi inglesi. Tornano alla ribalta, con ricchezza di dettagli, i casi delle talpe come Burgess, Maclean, Blunt, Kim Philby, e la caccia al «quinto uomo». Brillante, spinto da motivi ideologici (non era pagato dai russi, ricevette la pensione solo quando fuggì a Mosca), Philby era stato ufficiale di collegamento a Washington con la Cia e l'Fbi. Stava per diventare «C», direttore del Sis (Secret Intelligence Service) — dice l'autore — e «sarebbe passato alla storia come la spia più perfetta di ogni tempo», ma un errore del Kgb lo ha smascherato. Resta lui l'ultima figura di spicco in queste pagine Perché Knightley alla fine mostra di credere nell'uomo, nelle vecchie capacità della spia più che nell'esercito dei «burotecnìci». L'agente segreto, con tutti i suoi difetti e le sue emozioni, è capace di valutare. Mentre nelle megacentrali di oggi la valanga di dati (intercettazioni, foto di satelliti e aerei spia, chilometri di trasmissioni registrate) rischia di travolgere l'analista. Qualcuno aveva scritto: «Esce di scena Smiley, entra l'Ibm». Knightley, dopo il lungo lavoro di erosione del mito, ha una sorti ta a sorpresa. 'No, per i James Band di Washington, Londra e Mosca non è anco ra finita'. E magari la nuova offensiva sarà rivolta ai misteri del fronte economico. Ernesto Gagliano Mula Hari