Bompiani, una vita con gli scrittori

Bompiani, una vita con gli scrittori L'editore festeggia i 90 anni con due libri: nell'epistolario uno spaccato della letteratura contemporanea Bompiani, una vita con gli scrittori VALENTINO Bompiani compie 90 anni narteci! prossimo: e li festeggia con due libri. Il primo porta la sua firma, 11 secondo è quasi una testimonianza corale, di tutti i suoi autori, in sessant'anni di lavoro. La prossima settimana uscirà da Longanesi «Il mestiere dell'editore», un volume dW70 pagine in cui Bompiani ricorda i protagonisti di due secoli, da Pomba, Le Monnier, Zanichelli ad Angelo Rizzoli e Arnoldo Mondadori, in una serie di profili già apparsi sul «Giornale». E, nella seconda parte, c'è l'avventura sua, iniziata nel 1929, con le vicissitudini, le scoperte, gli incontri, dagli americani degli Anni 30 ai francesi del dopoguerra, fino all'arrivo in casa editrice di un nuovo giovane impiegato, Umberto Eco. A pochi giorni di distanza, il 7 ottore, dalla casa che porta il suo nome uscirà «Caro Bompiani», Lettere con l'editore a cura di Giuseppe Zaccaria. E' un volume di oltre seicento pagine, ma se ne leggerebbero volentieri milleduecento, tanto è l'interesse di questi documenti, per la maggior parte inediti, selezionati dall'archivio che ha raccolto, per oltre mezzo secolo, le testimonianze dei più grandi scrittori italiani e molti stranieri. □ fiuto del giovane editore era riuscito a portare nella casa, tutti insieme, Savinio e Alvaro, Bontempelli e Zavattini, Moravia e B ran¬ cati. Vittorini e Piovene, il quasi esordiente Pratolini e la sconosciuta Ortese, il rissoso Malaparte e l'imbarazzato Maretta. Per non parlare degli acquisti dall'estero, da Steinbeck e Caldwell a Camus e Malraux, solo per citare alcuni nomi. La corrispondenza mette in luce lo straordinario savoir faire dell'editore nei confronti dei suoi autori, che interviene fingendo semplicemente di suggerire, pronto ad accettare una impuntatura, ma anche deciso a far valere, quando necessario, il proprio diritto all'ultima parola, come nel memorabile scontro con Malaparte. Ci sono gli anni difficili del fascismo, con la imperversante censura, i più duri giorni della guerra, con la difficoltà di far circolare i libri, le sedi bombardate, gli scrittori che chiedono aumenti, mentre le librerìe non vendono. Ci sono anche screzi e malumori, e qualche amarezza, quando qualcuno fra i più fedeli, come Vittorini, se ne va. Ma Bompiani rimane sereno, anche nei momenti più bui: «Mi pare di avvertire un'oscura fiducia nel domani», scrive a Saviaio da Firenze, il 3 febbraio 1944. «Benedetto il mondo dell'intelletto, che sopravvive a tutti», gli aveva scritto Savinio da Roma, in quel terribile inverno. E avrebbero avuto ragione tutti e due. g.c. Per concessione dell'editore, anticipiamo i passi di alcune lettere. Quel comunista di Lorca Roma, 2 luglio 1942 Caro Vittorini, al Ministero strillano perché avremmo, dicono loro, pubblicato Valéry sema autorizzazione. E dicono che Oarcia Lorca non deve uscire perché eroe dei comunisti ecc. Mandami subito, perciò, tutta la documentazione dei permessi avuti. E d'ora in poi provvedi a mandare sempre a Cherubini copia delle risposte ministeriali per «Corona» e «Pantheon», tanto se positive quanto se negative, in modo che lui abbia gli elementi per rispondere subito alle osservazioni. Quanta fatica, ahimè! T'informerò non appena avrò parlato con Tosti e Mezzasoma. (...) Relativamente al discorso iniziale, sospendi se ancora in tempo il Garda Lorca. Accelera il Casa Limones, e, quanto al Tolstoj, sarà bene, per scrupolo, mandare le bozze a Cherubini. Bisogna calmare un poco la tempesta addensatasi sulle nostre teste, accelerando gli italiani. Ciao. Valentino Bompiani Ma Lorca è cattolico! Milano, 8 luglio 1942 Caro Bompiani, (...) Mi fa ridere che Garda Lorca sia chiamato poeta dei comunisti. Figurati: un cattolico tradizionalista come lui che ha persino scritto col più spagnolo dei sentimenti l'Ode al Santissimo Sacramento/ Perchè non s'informano quelli del Ministero? Se vogliono i testi possiamo fornirglieli. Ad ogni modo io ho avvertito di non fare l'invio d'uffido; purtroppo il libro è, da un pezzo, anche legato. Te ne mando co- pia- Vittorini Sono senza quattrini Roma, ottobre 1943 Caro Bompiani, sono a Roma; puoi farmi un grosso piacere? Mi trovo a corto di quattrini, perché quanto avevo è rimasto bloccato nel Nord, e io non desidero muovermi. Ti sard tanto grato se tu potessi farmi avere una parte delle mie percentuali per la vendita dì Gazzetta nera. Ma, se è possibile, in liquido e non in assegni, che qui è difficilissimo riscuotere, servendoti della prima persona che venga (a) Roma per tuo incarico. Li potrebbe depositare in viale Liegi 42, dove abito, affidandoli anche a chi lo riceverà, se io non fossi in casa. A Roma, impossibile trovare una copia di libri mid da tempo immemorabile. Eppure qualche cosa passa. Guido Piovene Sto facendo acrobazie Caro Piovene Firenze, 11 novembre 1943 riceuo in questo momento la tua lettera e, approfittandomi di un'occasione capitatami, ti rispondo. Fatti versare 3000 lire dalla nostra Filiale di Roma - Via Regina Elena, 47 - Tel. 44.156, in conto tue percentuali. Poiché non c'è sempre qualcuno, telefona, al caso, più volte. Dopo un mese di affannose ricerche, siamo riusciti l'altro ieri a trovare un camion che è partito per Roma con i nostri libri. Spero che sia arrivato. Tu dici che «qualcosa passa» viceversa credo che non sia più giunto da tempo nessun altro rifornimento ai librai. Nella settimana ventura conto di avere un altro camion e vi caricheremo i tuoi libri, di cui attendo rifornimento da Milano. Come ti scrìvevamo nella lettera che ti inviai, e di cui unisco copia per il caso non ti sia giunta, siamo riusdtifino a ora a rifornire tutta Italia con i vostri libri e con i mezzi più acrobatici, senza badare a costi, né a rìschi. Bompiani Poverissima, si chiama Ortese Firenze, 18 novembre 1936 CaroValentino, ecco (a parte) il volume della Ortese: l'ho ritoccato tutto discretissimamente (come vedrai) per non togliere il fascino dello stile naturale, anche dove la sintassi è molto rischiata. Farò dare un premio al libro in aprile (ho già fatto la domanda io, presentandolo dattiloscritto). Non conosco l'autrice: mi aveva mandato dei racconti per l'«lt. Leti». Pubblicatine 2 col suo nome, la sua famiglia (così mi ha scritto) l'ha tanto tormentata, dileggiata ecc.—cheld mi ha scrìtto supplicandomi di pubblicare le altre con nome falso (Franca Nicosi). Ma pubblicando il volume e avendo il premio, dice di metterle il nome vero. Ho chiesto informazioni a gente di Napoli. Pare che sia una dattilografa poverissima, giovanissima. Vedi che siamo in pieno romanticismo. Per ora tieni tutto ciò per te. Un abbraccio Massimo Bontempelli L'Italia delle rovine Catania, 12 maggio 1943 Caro Bompiani, perdonami se rispondo con ritardo alla tua lettera, rimandatami da Roma... Mi chiedi dei consigli sulla rivista. Se fossi in grado di darteli, ti direi questo: occupati il più possibile delle dttà italiane che vanno scomparendo sotto le bombe: i ricordi di una vita felice, un bene irrecuperabile, Si trasformano in calcinacci. Gl'italiani passeggeranno (specialmente quelli del Sud, che conoscono l'arte del passeggiare) per strade diverse da quelle in cui abbiamo passeggiato fino a ieri, e le rovine interromperanno spesso i loro discorsi una volta improntati alla letizia. Vitaliano Brancati Roma, 27 luglio 1947 Non rinnovo il contratto Caro Bompiani, ho ricevuto l'estratto conto del 1946. Che maliconial Quarantamila lire di diritti d'autore. Quattro libri, fra cui uno premiato, rendono in Italia in un anno quanto basta appena per vivere mezzo mese... E anche tu, povero amico, perché ci stampi? Non ten'è passata la voglia? Fra due mesi, scade il nostro contratto di opzione, che ha avuto la durata di dnque anni, e che fu stipulato nel 1942. Non vorrei rinnovarlo. Bastano, come legame, l'affetto che ho per te e l'ammirazione per la tua costanza Questi libri che non rendono nulla, da ora in poi voglio considerarli dei frutti che non abbiano nulla di terreno (valore poetico spectalmenle) e che non possano dunque essere oggetto di alcun contratto (...). V. Brancati Pirandello mio padre (...) Quanto alle lettere di Papà, caro Valentino, altro che mezz'ora/ è da ieri mattina che spoglio corrispondenza vecchia: due giorni di ricerche e d'amarezze nel rivangare ricordi di tutti i generi. E' il ribrezzo che me ne tiene lontano. Dio, ci fosse un solo ricordo bello, in tutti gli anni trascorsi accanto a mio Padre! E per te non trovo nulla, nulla che valga la pena — o quando ne varrebbe la pena, sono cose ch'è impossibile tirar fuori senza colpire a tradimento la memoria di qualche morto o la giusta suscettibilità di qualche vivo. Mio Padre è un «intoccabile», caro Valentino: una carica d'energia vitale sbalestrata in un mondo di cui non capì mai i rapporti sociali, i doveri dì convivenza, le convenienze: nemmeno gli affetti familiari, accecato dai sud amori escluditi- iroso, ingiusto, disumano con tutti fuor che con l'idolo del momento, che il più delle volte non restava sugli altari che qualche mese: tranne uno, che per sciagura sua e di tutti, rimase in carica per anni e anni. Che devo fare, io? Quando io sarò morto, se prima non distruggerò tutte queste cose, un estraneo, col gelido interesse del curioso, potrà tirar fuori un sacco di razzi esplosivi per scandali e polemiche: maio debbo tener tutto chiuso. Credi pure che quel che era da tirar fuori l'hai avuto tutto tu, ed è servito a mettere in luce una faccia di Lui meravigliosamente bella- queUafaccia che, nel cuore di chi gli visse vicino e lo conobbe per intero, gli fa perdonare tutte le altre, tante, e nessuna da mostrare senza rischi. Questo ti chiarisca anche perché io non scriverò un libro su mio Padre: a meno che altri — come purtroppo può accadere, e da un momento all'altro — non sollevi certi veli. E allora forse non avrei da difendere la Sua memoria, ma la vita di qualcuno di noi. Ti abbraccio fraternamente. (Stefano Land! (pseudonimo di Stefano Pirandello) Cosa non va nella «Noia»? Caro Bompiani, Roma, 12 luglio 1960 ti ringrazio per il tuo telegramma e per la tua lettera che mi hanno fatto molto piacere. Sempre i primi lettori sono importanti per uno scrittore, specie se poi il lettore è l'editore. Spero che tu abbia ragione e che «La noia» se non proprio un capolavoro sia un bel libro, ossia un libro nato vivo e capace di vivere infuturo. (...) Tu mi did che hai notato alcune ripetizioni. Ti prego di farmi sapere al più presto dove sono e quali sono. Devi capire che io ho lavorato a questo libro con un tale accanimento e una tale fatica per tre anni che, per forza di cose, possono essermi sfuggite ripetizioni e altri errori. Per questo avevo anche detto a Carocci di dirmi con la massima severità che cosa non gli piacesse. Lui mi ha fatto però soltanto un paio di riserve molto leggere delle quali unaforse è giusta e l'altra molto meno. Così ti sarò grato se, dopo avermi dato il tuo giudizio complessivo, mi facessi le osservazioni particolari che ti sembrano opportune. Sard contento di riceverle prima della mia partenza per il Brasile che avrà luogo il 21 di questo mese. Alberto Moravia Il sesso troppo ripetuto Caro Moravia, Milano, 15 luglio 1960 ben volentieri ti indicherò quel qualche punto che mi è sembrato o più lento, o più insistito, ma preferirdfarlo dopo una seconda lettura, possibilmente delle bozze. Non sono cose importanti: potrò fare qualche segnò a margine e tu, rileggendo le bozze, col distacco del tempo passato, ne terrai il conto che crederai In linea generale si avverte, mi pare, una qualche lentezza nella seconda parte, dopo la stupenda colazione in casa di Cedila, forse proprio perché quella visita e il dialogo, eia, sono straordinariamente vivi. E, sempre in linea generale, poiché il rapporto sessuale si ripete continuamente, ossessivo e senza gioia, cioè sema neppure una vera partecipazione di Dino, la ripetizione dei termini crudi, anatomid, per così dire, non riscattata, non sembra sempre necessaria. Ciò dicendo mi rendo conto che proprio quelle ripetizioni, quell'ossessione disperata e disincantata, sono elementi in se stessi preminenti e quindi intenzionali. Sono passati ormai otto o dieci giorni dalla lettura e la mia prima impressione non è minimamente mutata, ma ami è andata intensificandosi e crescendo in bene (...) Bompiani La battaglia di Steinbeck . Firenze,31 marzo 1940-XVin Caro dott. Bompiani, Vi ho spedito ieri la mia traduzione di In dubious battle di Steinbeck. Il libro è così irto di slang e lontano da ogni contatto col nostro mondo che non ho potuto tentarne una completa trasfusione, che ne facesse un libro italiano. Mi sono tenuto a mezza via tra la traduzione letterale e la ricreazione. Ho reso lo slang (non sempre però) con modi bassamente colloquiali e magari con qualche anacoluto; ma con prudenza — per non produrre troppo stacco tra la parte dialogata e quella descrittiva. Ho soppresso due spiacevoli allusioni all'Italia, e ogni accenno al comunismo, visto che lo St. lo chiama più spesso «partito radicale». Ho adottato quest'ultima forma. Ma a parte ciò, la traduzione è integrale. Qualche lieve ritocco farò nelle bozze, ma non tale da provocare spese e fastiai <">■ Eugenio Montale Il veto del Minculpop Roma, 20 novembre 1942 - XX Alla Casa Editrice Bompiani Oggetto: Disciplina delle pubblicazioni Poiché il contenuto e lo spirito del libro La battaglia di John Steinbeck non appaiono conformi, in massima, ai princii del nostro tempo, si ritiene opportuno che codesta Casa Editrice non proceda ad eventuali ristampe del volume. n Ministero della Cultura Popolare Dalle lingue nemiche Caro Izzo, Milano, 3 marzo 1943 potresti tradurre il Robinson Crusoe, solo la parte che fu pubblicata in un primo tempo, quella dell'isola deserta? Manca una traduzione degna della nostra lingua. Anzi, non esistono che rifacimenti o sunti addirittura. Questo è il lavoro che posso offrirti. Il Ministero ha stretto ancor più i freni, e non ammette più scrittori di lingue nemi-' che che non siano consacratissimi classici. Il Chaucer è venuto molto bene. Ma ho dovuto mandarlo a Roma perché vogliono esaminarlo prima di dare il nullaosta. E c'è anche da dubitare che lo diano. (...) Elio Vittorini Brancati, troppo saggio Roma, 31 dicembre 1942 Mio caro Bompiani, ho avuto la tua lettera e il pezzo di Brancati. Condivido la tua impressione sul pezzo di Brancati ma a me questa impressione non è nuova. Avevo letto alcuni anni fa un ritrattino di Pirandello che Brancati aveva pubblicato in «Storia» e leggo le noticine che Brancati va pubblicando sul «Popolo di Roma» sotto il tìtolo Asterischi. Il suo atteggiamento contro ogni sforzo di pensiero come pericolo di squilibrio e anche di stupidità e a favore della saggezza, o meglio del buon senso, e dunque là sua difesa del realismo contro ogni metafisica è noto. E'purtroppo l'atteggiamento più caratteristicamente e radicalmente italiano e quello che ha impedito e impedisce alla nostra letteratura i grandi voli e di diventare una letteratura- interessante. Ma con l'invitare gli scrittori italiani a parlare di altri scrittori italiani, non li si può anche costringere a mutare atteggiamento e a pensare diversamente di come hanno sempre pensato. (...) Nemmeno il pezzo di Brancati è quello che avevamo chiesto noi, ossia il ritratto; e a chiudere gli occhi dopo letto il pezzo di Brancati, certo non si riesce a «vedere» la figura di Pirandello; perché se anche Pirandello fingeva di fare il diabolico, come dice Brancati, è un bellissimo caso quello di un uomo che tutta la vita riesce a fare il diabolico, senza parlare dei suoi casi sessuali, della sua psicopatia teatrale che conosce chi ha visto Pirandello alle prove o alla recita dei suoi l™°*-<-> tuo Savinio Pratolini, bravo ragazzo Milano, 6 marzo 1942 - XX Caro Bompiani, (...) Noi avremmo trovato unapersona capace di sostituire la Nemi e far di più perché disposto a lavorare fisso tutta la giornata E' un ragazzo serio, colto, e che sa anche scrivere: Vasco Pratolini di nome e autore di uno tra i più lodati libri narrativi di quest'anno (Il tappeto verde). Se non hai altri progetti e decidi di assumerlo dovresti dirmelo presto perché lui aspetta un nostro telegramma per dare le dimissioni dal suo impiego attuale. Sue pretese iniziali-1500 men- sili. Vittorini Ho due famiglie, aiutami! Milano, 6 ottobre 1942 Caro Bompiani, (...) Debbo pregarti di una cosa Speravo di poter tirare avanti fino al principio del nuovo anno, invece non riesco proprio più a equilibrare le spese con le entrate e bisogna che ti chieda per questo stesso mese un altro piccolo aumento di stipendio. Ti chiedo di darmi tonde quelle 4500 che già ti avevo chiesto l'anno scorso e che tu mi accordasti solo in parte, portando il mio compenso mensile a 3750. Vedi ora di accontentarmi. Tu non sai, per amicizia verso di te e per attaccamento verso le collezioni a quanti tentatori resisto. Ma Pogni, che ho sempre via via informato, potrebbe dirtelo. E poi considera che ho delle spese per la mia posizione nella Casa: collaboratori di fuori che capitano a Milano anche due-tré volte la settimana, e che mi tocca invitare a pranzo, per esempio. E due famiglie da mantenere. Insomma, se mi fai dare altre 750 mensili in più mi togli il peso di molte preoccupazioni. Vittorini Marx non ce lo passano Milano, 17 aprile 1942-XX Egregio Professor Banfi, Rognoni mi passa il Suo elenco di voci di Economia da aggiungere. Certo la Sua scelta è meditata e pienamente giustificata, ma io mi spavento dei limiti del Dizionario cfte vengono continuamente sorpassati. La prego dunque di rivedere Vlenco stesso con spietata severità. Quanto alle opere dì Marx, prima di farle svolgere converrà sapere dal Ministero della Cultura Popolare se potremo metterle, cosa di cui, per recenti notizie, dovremo dubitare. Bompiani Il razionalismo bombardato S. Domenico di Fiesole, 10 marzo 1943-XXI Gentilissimo Professor Banfi, durante l'incursione del 14 febbraio u.s. è andato perduto presso la nostra tipografia un gruppo di vod nel quale era compresa la seguente Vostra: •Razionalismo» Vi prego di rimandarcene copia oppure di ricostruire la voce di sugli appunti che certamente avrete conservati, rimettendod i nuovi dattiloscritti in duplice copia. Grazie fin d'ora. Gradite i miei migliori saluti. Bompiani E non ce n'è copia Rapallo-San Michele, 14 marzo 1943 Egregio Dottor Bompiani, sono spiacente della perdita della voce «Razionalismo», di cui io non ho una seconda copia e di cui ho distrutti gli appunti. Se non è possibile altrimenti cercherò nei prossimi giorni di rifarla. Cordialissimi saluti. a. Banfi Dobbiamo essere profeti Roma, 30 aprile 1944 Mio caro Bompiani, (...) Il momento che traversiamo è importantissimo e soprattutto molto delicato: si tratta di studiare con molta cura la nostra linea morale e dobbiamo aguzzare il nostro senso profetico. Tutto quello che facciamo, anche il commento e le illustrazioni di Pinocchio, deve avere un significato molto profondo e «indicativo», un significato inteso ai tempi informazione. Pensa molto a queste cose, mio caro Bompiani. Fa che la tua azione risponda sempre a un indirizzo morale. Pensa che siamo in pieno periodo di riforma pensa che dobbiamo «fare» noi questa Riforma. E bada che «noi» dobbiamo indirizzare i tempi, altrimenti rischiamo di essere sopraffatti dai tempi. Guardiamo sempre «più lontano» delle cose. Tu e la tua opera dovete imponi un compito storico (...) Tuo Savinio Lo scrittore è solo Roma, 25 aprile 1947 Caro Bompiani, ebbi la tua lettera dopo il tuo viaggio editoriale a Trieste. Capisco che ti trovi solo a sostenere la campagna del libro, senza aiuto degli scrittori. Ma tu forse non conosci la condizione degli scrittori, e cioè il loro distacco da una cultura viva e senza organi che la rappresentino, nel progressivo logorarsi del gusto e della cultura Ci vuole una certa forza per non farsi prendere dallo sconforto e dal senso di inutilità di ogni lavoro. Si resiste fin che si può a una condizione economica mai risolta, neppure dopo molti anni di lavoro, chi può si presta per un mestiere affine per qualche mese, riprendendo fiato per resistere ancora poi. Ma si resiste sempre meno quando,con la scarsezza dei compensi del proprio lavoro, mancano i compensi morali e la cosdenza di fare qualcosa di utile. Si resiste male quando non si ha l'impressione di agire in qualche modo, perché la letteratura è azione e non dilettantismo o desiderio di fama Non ci sono riviste, non c'è teatro, i libri non fanno stagione né clima Che ci vuoi fare? E' molto se uno scrittore salva l'anima propria Dico a te queste cose, perché tutto sommato hai da rimproverarmi qualche cosa Mi fa ormai pena fìngere un sacerdozio sprovvisto di tutto meno che dell'apparenza. D'altra parte, credo accada lo stesso in tutto. Speriamo che passi (...) _ ... Corrado Alvaro Un nemico che fugge Milano, 2 marzo 1946 Quanto lavoro, caro Alvaro. Proprio non ne posso più. Stiamo combattendo contro un nemico che fugge: il pubblico. Questa è una avanzata nel deserto. Ma io credo non lontana una prima ripresa; mentre l'autorità della Casa e la sua presenza libraria, mi pare che, nonostante tutto, siano in crescita Sbaglio? Un caro abbraedo. Tuo Bompiani Thornton Wilder, Nini e Valentino Bompiani in un viaggio verso gli Stati Uniti nel 1955