Portal, note per l'effimero e l'imprevisto

Portal, note per l'effimero e l'imprevisto Portal, note per l'effimero e l'imprevisto MUSICISTA dell'effimero, del provvisorio e dell'imprevisto»; cosi il critico Francis Marmande ha definito Michel Portai, clarinettista, sassofonista e multistrumentista francese tra i più apprezzati dai conoscitori del jazz europeo. Nativo di Bayonne, poco più che cinquantenne, Portai è un personaggio atipico nel panorama jazzistico del Vecchio Continente, ma non solo. Diviso tra la musica classica e quella improvvisata, si è sempre rifiutato di fare una precisa scelta di campo che lo confinasse su un versante unico. Anzi. Portai ha moltiplicato i suoi interessi e le sue attività anche in ambito extramusicale dimostrandosi, sin dagli Anni Sessanta, in anticipo sui tempi. In questi giorni, sono disponibili sul mercato gli ultimi due lavori del musicista: il primo s'intitola «Turbulence» {e non a caso, per chi conosce il carattere tutt'altro che facile di Portai), il secondo 'Men's Land». Sono album molto diversi tra loro, entrambi rappresentar tivi.<*Turbulencé» (prodotto e distribuito da Harmonia Mundi, reperìbile anche in CD) esprime la tensione di Michel Portai verso la musica contemporanea ed elettronica: è l'incontro tra la sua vocazione alla ricerca sperimentale e le sonorità popolari della sua regione d'origine, al confine con i Paesi Baschi. Nel brano che dà il titolo al disco, ad esempio, i suoni sintetici delle tastiere di Bernard Lubat si integrano perfettamente con le percussioni caraibiche di Mino Ci- nelu: mentre nel tema successivo, *Basta", Portai imbraccia l'amato bandonéon, una sorta di piccola fisarmonica usata dagli argentini per il tango. L'altro disco, -Men's Land» (su etichetta Label Bleu), con una bella litografia di Pierre Alechinsky in copertina, ci presenta invece il coté più jazzistico di Portai, coadiuvato nell'impresa da due grandi del jazz odierno, il batterista Jack ■ DeJohnette e il sassofonista Dave Liétman. La registra¬ zione, effettuata nel corso del festival di Amiens, mette in luce le capacità di adattamento del musicista francese alle situazioni più varie: lo dimostra "Easy'Nuff», una suite composta da Liebman, in cui, su un ritmo decisamente modale e postcoltraniano, il leader si esibisce in un originale «solo» di clarinetto basso. Va ricordato che, in ambito classico, Michel Portai passa con nonchalance da Mozart a Stockbausen, da I Serio a Boùléz còniù,q»ale ha inciso tra l'altro 'Domaines» (Ars Nova), nel ruolo di clarinettista solista. Schizofrenia? Niente affatto, risponderebbe lui, che ha suonato con i maggiori musicisti europei (Martial Solai, Albert Mangelsdorff, John Surman, Jean-Luc Ponty e altri ancora: la musica è una sola e i generi sono un'invenzione. Per completare il quadro. Portai compone anche colonne sonore: tra le sue collaborazioni più recenti, va citata quella con il regista giapponese Nagisa Oshima per 'Max, mon amour". Ovvero: ecco un musicista Hotale». \ u. Lf.

Luoghi citati: Amiens, Paesi Baschi, Vecchio Continente