Amadeus non è solo un film di Ruggero Bianchi

Amadeus non è solo un film Shaffer e Mozart Amadeus non è solo un film HA senso rinunciare alle gioie della vita, nella vana attesa che Dio ci conceda il dono della musica, quando un giovane irridente e sboccato che si abbandona disinvoltamente ai piaceri carnali questo dono lo possiede per natura, al massimo grado e senza sacrificio alcuno? E' questo, ridotto al nocciolo, il quesito di fondo che Antonio Salieri si pone in Amadeus di Peter Shaffer, ottimamente curato da Masolino D'Amico. Il dramma dello scrittore britannico (che ricorda per taluni aspetti il Lutero di Osbome) prende a pretesto Mozart per un discorso che in realtà vede protagonista Salieri, proprio come prende a pretesto la musica per affrontare di fatto una problematica di tipo etico. Il mediocre compositore italiano ha stipulato con Dio un patto non troppo dissimile da quello stretto da Faust con Mefistofele. Vive nella castità più assoluta, sperando che gli venga concessa l'ispira- zione: quel dono divino che proprio il suo incontro con. Mozart, infantile e volgare e tuttavia capace di scrivere quasi per gioco opere perfette e sublimi, gli fa capire di non possedere. Attratto da un talento impareggiabile che egli è il solo a saper comprendere, e tuttavia deciso a distruggerlo per vendicarsi di un Dio che lo ha beffato, Salieri assume così le dimensioni dell'eroe tragico, travolto dalle proprie passioni. Troverà — lui pio divenuto empio — il successo che non aveva mai assaporato in forma tanto intensa; ma si porterà nella tomba il rimorso (legittimo? infondato?) di aver causato la morte di uno fra i più grandi talenti musicali di ogni tempo. Con molta accortezza, Shaffer rifiuta nei confronti del suo eroe negativo facili atteggiamenti moralistici o comunque definitivi, concedendo ampio spazio all'ambiguità e ai mezzi toni e rifiutando altresì ogni raffigurazione troppo oleografica di Mozart. Il grande antagonista di Salieri appare una sorta di ispirato selvaggio, capace di rintracciare nella propria natura quasi animale la sorgente di musiche immortali. E proprio nell'analisi tecnica e insieme emotiva che di talune partiture mozartiane fa Shaffer per bocca del suo protagonista, si trovano alcune delle pagine più belle di Amadeus. Pagine che nemmeno il fortunato film di Milos Formali ha saputo eguagliare. Ruggero Bianchi Peter Shaffer, «Amadeus», a cura di Masolino d'Amico, Einaudi, 112 pagine, 8500 lire.

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