Oh Calcutta! Il libro indiano di Grass è un fiasco
Oh Calcutta! Il libro indiano di Grass è un fiasco )n poesie e disegni nia Oh Calcutta! Il libro indiano di Grass è un fiasco fatti in un quartiere che porta il nome di Lake Town, evocatore di imbarazzanti realtà coloniali. Una casa più comoda, le conferenze al Goethe Institut, e questo diario illustrato che prende forma giorno dopo giorno. r<: Guenter usa per i disegni un i inchiostro naturale di seppia '■ che si è procurato in Porto■ gallo: molto adatto a rendere le cupe atmosfere della città, il lugubre universo di Kali la sanguinaria. Ma un anno è lungo a passare anche dalle parti di Lake Town. I Grass abbreviano il soggiorno, con sei o sette mesi di anticipo sul pro¬ gramma tornano in patria. Ute non ce la faceva più, spiega Guenter con qualche disagio: per 11 clima e per il resto. Lo scrittore preannuncia nelle interviste il tema del libro definendone alla sua maniera il corale protagonista, quel blocco dolente di undici o dodici milioni di bengalesi che abitano Calcutta: -gente che fruga nella spaziatura, che vive di spazzatura, che sembra spazzatura, che la società tratta come spazzatura». All'auspicata meditazione del mondo Grass offre con questo libro una «estetica della povertà». Del diario indiano di Grass il mensile Geo pubblica in anteprima una dozzina di pagine. I patti ci impegnavano, spiega il direttore Hermann Schreiber nella rituale lettera ai lettori, a riprodurre anche alcuni schizzi. Eccoli, i segni e' le parole di Grass. Eccolo descrivere i treni in cui «ogni carrozza è un rudere: La stazione di Ballygunge dove ronzano folle di mendicanti con le loro ciotole di latta. Gli odori terribili del Terzo Mondo ai quali si finisce sorprendentemente con l'abituarsi, il tempio di Kali dove 1 fedeli inondano la «madre spaventosa» di fiori e lustrini. Le stamberghe oscene, l'apocalittica sporcizia, la gente che agonizza e muore per strada. Ma le prime critiche sono devastanti: «sciagurato miscuglio», scrive Hage sulla Zeit, di diario, giornale di viaggio, albo da disegno, commento politico. Proprio la confusione del generi, fra il saggio e la riflessione poetica, fra lo schizzo figurativo e quello verbale, nuoce a questo libro. Ma è anche vero che esso viene criticato con durezza in tutti i suol singoli aspetti. Nella recensione sullo Spiegel, Becker dice che ne emerge un'immagine assolutamente incompleta e inesatta della città asiatica. Hage registra la mancanza di ritratti individuali: non ci sono dunque personalità a Calcutta, si può forse ridurla a un indistinto formicolio di umili, per quanto pittoreschi? Niente affatto, Calcutta non è soltanto questo: è uno dei centri del cinema indiano, delle lettere indiane. Non c'è soltanto gente-spazzatura: è anche una città di poeti e pittori, attori e registi. Come mai questa ricchezza intellettuale non emerge dal libro di Grass? Persino gli schizzi, c'è chi, come 11 critico della Zeit, li trova «illeggibili» nel piccolo formato della doppia pagina. E i versi, nemmeno i versi si impongono all'attenzione di chi legge. Secondo Becker sono muti, non hanno vigore evocativo. Il critico infierisce, trova che siamo di fronte alla «vendetta di Kali»: all'intruso giunto dalla Germania, al viaggiatore europeo che si è voluto accostare ai sacri misteri, la dea sanguinaria ha brutalmente strappato la Alfredo Venturi mmmmmm Un'Immagine di vita quotidiana tra le vie di Calcutta
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