E dalla costola rock della Virgin nacque una sinfonia

E dalla costola rock della Virgin nacque una sinfonia ML'etichetta inglese apre al settore della classica E dalla costola rock della Virgin nacque una sinfonia CASO isolato o nuova tendenza? La Virgin, esimia etichetta rock e pop — l'etichetta di Mike Oldfield, David Sylvian, Brian Ferry, Simple Minds, Bennato, Cocciante — s'è decisa a entrare nel terreno battuto e per molti versi egemonizzato della musica classica, lanciando i primi dieci dischi di una collana che si annuncia ricca di sorprese. In realtà la londinese Virgin aveva già preparato il terreno, alcuni mesi fa, con la sua serie, "Venture', collana di cosiddetta "New Age Music» - musica "Obliqua», inter-generi, a cavallo fra rock, pop, folk, tradizione classica, sperimentazione elettronica. Nella serie Venture si fanno curiosi incontri^ Soprattutto il cultore della vecchia avanguardia rock Anni Sessanta ha modo di riconoscere vecchie conoscenze: ad esempio Klaus Schultze, ex anima della corrente spazial-elettronica tedesca, insieme ai Tangerine Dream; Darryl Way, violinista del gruppo pop inglese dei Renaissance, che addirittura scrive una partitura semisinfonica per soli archi e pianoforte dal titolo The Human Condition; Lester Bowie.jazzman nero e impegnatissimo dell'Art Ensemble of Chicago; e Holger Czukay, "mente» dei tedeschi Con. Tutti, insieme al pianista irlandese Mìchéal O Suilléabhàin (Michael O'SuUivan) e alla interessante vocalista americana Cassell Webb, sono impegnati ad annodare fili segreti e ingarbugliate matasse fra i generi colti, leggeri ed etnici, senza preconcetti. Il primo lotto di dieci dischi della Virgin Classics scopre le linee di tendenza della nuova collana, la sua vena "aggiornata» e sensibile a quanto sta avvenendo nell'esecuzione di repertori noti, e soprattutto la preoccupazione di non doppiarsi con le etichette già affermate, cercandosi uno stile distintivo. Primo requisito: la tecnologia. Tutto è ovviamente registrato in digitale e i Compact Disc (ma le uscite sono anche in vinile) sono stampati con la tecnica di incisione diretta Dmm. Secondo requisito, però ormai quasi assurto a standard internazionale, almeno per le case discografiche maggiori: la lunga durata. Si va da un minimo di 55 minuti a frequenti picchi sopra i 70 (coi due Quartetti con pianoforte di Brahms, per la prima volta insieme su un solo disco). Al suo esordio classico, la Virgin s'è garantita una prima assoluta di Sir Michael Tippet, il maggior compositore britannico vivente, che non registrava più dagli Anni Settanta. Tippett dirige la Scottish Chamber Orchestra in tre suoi pezzi, due noti e registrati già (Fantasia Concertante on a Theme of Corelll e Songs for Dov), uno inedito al disco (Concerto per doppia orchestra d'archi). C'è il filone delle "Curiosità-: un album di canzoni irlandesi cantate dal tenore americano Robert White, canzoni tratte dall'archivio personale della Principessa Orace di Monaco (che, lo sapevate?, era una grande collezionatrice di folclore del paese dal quale venivano ì suoi nonni) e Songs Cathy Sang, una raccolta di quelle deliziose Song-Strips in cui si deliziava e con cui ci deliziava Cathy Berberian quando cantava i Beatles come fossero arie di Haendel (è il mezzosoprano Linda Hirst a restituircele). Non manca il filone antico, col gruppo Fretwork che suona pezzi per "Consortdi viole dell'epoca Tudor. Giovane com'è, la Virgin Classics punta ovviamente ai nomi nuovi del concertismo: l'inglese Stephen Hough, ad esempio, che affronta Liszt su un pianoforte analogo a quello che Franz possedeva, e in esclusiva, il giovane direttore Andrew Litton, che si impegna nella Prima di Mahler con la Royal Philharmonic e nei Lieder eines Fahrenden gesellen, solista la brava Ann Murray. La Virgin Classics tiene a segnalare al pubblico un altro giovanissimo direttore finlandese, Jukka-Pekka Saraste, sulle orme del successo del connazionale EsaPekka Salonen. Saraste si lancia con l'ottima Scottish Chamber Orchestra in una bella tripletta mozartiana: Sinfonie n. 32 K 318, n. 35 «Haflner» e n. 36 «Linz». Dove si toccano repertori noti e anche inflazionati, si ricorre alle "nuove tendenze»: c'è una Nona di Schubert diretta dall'esperto Mackerras, una suonata dall'Orchestra ofthe Age of Enlightenment su strumenti originali, gruppo che esce da una costola della Academy ofAncient Music e si propone di partire là dove Christopehr Hogwaod ha "lasciato; cioè da Beethoven. Infine, il londinese quartetto Domus, che ha già vinto un Oramophone Award per la musica da camera, nei due Quartetti con pianoforte op. 25 e op. 60 di Brahms. Nessuna vena è lasciata inesplorata. Alla ripresa autunnale i primi riscontri. Cosimo Steffani

Luoghi citati: Chicago