Un intervento dell'europarlamentare Giovanni Negri

Quale '92 per l'Europa? Un intervento deireuroparlamentare Giovanni Negri Quale '92 per l'Europa? L'assise di Strasburgo divisa in due correnti: una si riconosce nella Thatener che chiede il solo abbattimento delle barriere economiche; nell'altra ci sono coloro che ritengono pericoloso giungere al mercato unico in assenza di uniche istituzioni democratiche Riceviamo e pubblichiamo: Un inglese potrà candidarsi in Italia? E un italiano in Danimarca, Portogallo o qualsiasi altro Paese della Cee? 1116 settembre scorso il Parlamento Europeo ha detto sì, chiedono ai governi dei dodici di operare immediatamente affinché sin dalle prossime elezioni europee dell'89 sia affermato il diritto di un cittadino della Comunità a candidarsi in tutti i suoi Stati: La risoluzione, approvata a Strasburgo con una maggioranza senza precedenti (303 deputali a favore su 518, appartenenti ad ogni gruppo politico e a tutte le nazionalità) conferma l'inedita immagine di un Parlamento deciso a "fare politicai; rompendo quellafunzione di cassa di risonanza, priva di effettivi poteri, nella quale è stato sino ad oggi ingessato. La cronaca degli ultimi mesi conferma questa tendenza. 16 maggio '88: con lo assenso di 278 deputati l'assemblea di Strasburgo reclama la nascita di un autentico Parlamento e di un Governo europeo dinanzi ad esso responsabile. Sono i cardini di uno Stato di Diritto che sul piano continentale è ancora tutto da inventare. I deputati rivendicano più poteri, il compito di mettere a punto un nuovo trattato di unione politica europea (quasi un ruolo di assemblea costituente), chiedono la convocazione per il luglio 1989 degli Slati Generali d'Europa: un consesso formato dai parlamentari europei e nazionali di lutti i Paesi Cee per eleggere direttamente i presidenti della commissione e del consiglio (il governo) sin qui invece nominati dagli Slati menbri. 16 giugno '88: una maggioranza di 268 deputati vara una nuova risoluzione. Il Parlamento sollecita la celebrazione di un referendum consultivo sugli Stati Uniti d'Europa e i poteri del Parlamento, da convocarsi contemporaneamente alle prossime elezioni europee per sondare opinioni e umori dei cittadini. Con questi due significativi precedenti giunge ora il terzo atto politico del Parlamento, segno inequivoco della sua volontà di avviare la riforma istituzionale europea ma anche sintomo di un conflitto destinato ad esplodere in seno alle istituzioni comunitarie e forse negli stessi partiti e nelle opinioni pubbliche nazionali. I capi di Stato e di governo ed il Consiglio della Cee hanno infatti reagito con un silenzio carico di ostilità verso le rivendicazioni di un Parlamento che ai loro occhi commette un reato di "lesa maestà»: così è accaduto ad Hannover al vertice, e molto lascia ritenere che il copione si ripeta a dicembre al vertice di Rodi. Le ragioni di tale atteggiamento vanno in realtà cercate nel profondo imbarazzo del Consìglio a sciogliere il nodo di un confronto non risolvibile a colpi di mediazioni. Da un lato vi sono i fautori del "92 secco», dall'altra — non sembri un mero gioco cabalistico — coloro che rispondono «nessun '92 senza l'89». I primi trovano il loro campione in Margaret Tharcher, che ha il coraggio di dire a tutto tondo ciò che altri tacitamente desiderano: vogliono il "92 per la libera circolazione dei beni e capitali, la caduta delle sole barriere economiche affinché gli investimenti (britannici e non) godano di ben più vasti mercati, per il re¬ sto tutto deve rimanere immutato e non si parli dunque di moneta unica, banca centrale, Parlamento e govenro europei. Una musica dolcissima alle orecchie di molti: l'eurocrazia che in 30 anni di vita comunitaria ha accumulato una bella fetta di potere, gli apparati burocraticodiplomatici degli Stati nazionali riottosi alla prospettiva del proprio indebolimento, grandi centri di interesse desiderosi di libero mercato sema libere ed ingombranti istituzioni. A costoro si oppongono quanti invece ritengono insensato e pericoloso giungere al mercato unico senza uniche istituzioni democratiche, in pratica senza gli Stati Uniti d'Europa. Anche attraverso gli atti politici di un Parlamento che vuole dare senso alla propria esistenza (dai conservatori inglesi ai comunisti greci, travolgendo ogni schema "destrasinistra»), essi reclamano per il 1989 la nascita di istituzioni democratiche europee e l'affermazione di concreti diritti comuni a tutti i cittadini del continante. E' una partita affascinante, destinata a marcare il volto del nostro continente per i prossimi decenni. E' invece molto meno affascinante, per noi che crediamo che l'Italia debba essere protagonista dell '89 anche per resistere ali 'impatto del '92, constatare come per De Mita e Craxi — che pure hanno inserito l'Europa al primo punto del programma di govenro — tutto ciò sia meno degno di attenzione di una finta litigata attorno ad una giunta anomala. Il problema merita davvero qualcosa di più. Giovanni Negri Deputato Europeo del partito radicale

Persone citate: Craxi, De Mita, Giovanni Negri, Margaret Tharcher