Gava: doccia fredda sul «correntone» l'assalto alla segreteria è rinviato

Gava: doccia fredda sul «correntone» l'assalto alla segreteria è rinviato Il leader dei neodorotei e Forlani non pongono ultimatum a De Mita Gava: doccia fredda sul «correntone» l'assalto alla segreteria è rinviato DAL NOSTRO INVIATO SIRMIONE — Che doccia fredda, pur nell'afa asfissiante e sudaticcia dell'ambiente, per la grande tribù del correntone. Prima ha provveduto Gava a smorzare gli ardori della riscossa: niente rivendicazione della segreteria né tantomeno il lancio alla grande di un candidato, ma soltanto la scontata promessa che senza di loro, lo schieramento centrale dello scudo crociato, al Congresso nessuno potrà giocare. Poi De Mita, lapidario: 'Al Consìglio nazionale avrò modo di fare una riflessione, insieme agli amici». Infine un vulcanico Forlani: lui candidato? Ma via, occorre fare i conti col segretario-presidente, già scattato come Ben Johnson; anzi, a dirla tutta, Forlani è del tutto contrario all'elezione diretta del segretario. Gran discorso a sorpresa, quello del presidente de che ha chiuso ieri il convegno di Azione popolare nel forno del Palazzo dei congressi di Sirmione, pieno all'inverosimile ed ermeticamente chiuso alle brezze del lago. In quell'ora rubata ai richiami del pranzo, Forlani ha ripudiato ogni prudenza, parlan do a braccio e fuor dal denti; e senza risparmiare frecciate anche ai suol nuovi amici di corrente, ha spostato 1 confini del campo da gioco precongressuale per tutta la de. Cosi peones e gregari, capi e sergenti, se ne son tornati a casa con l'unica certezza che si, sono i più forti e l'alleanza tra Gava e De Mita regge. Ma ora la corsa alla segreteria è bloccata e passa in second'ordine, diventa più avvincente la disputa tra chi vuol riportare la scelta del segretario fra le mura più tranquille del parlamentino e chi da sempre preferirebbe addirittura il metodo maggioritario. Contr'ordine amici! Le acque del Garda son troppo tranquille, l'inizio delle grandi manovre è rinviato quantomeno al Consiglio nazionale del 20 ottobre. Come sempre avviene nelle vicende dello scudo crociato, l'ultima scena ha smentito le attese, facendo giustizia delle confessioni strappate e delle rivelazioni concesse. Quel puzzle disegnato con pazienza in tre giorni, ha resistito fino alle 11 di ieri mattina, e all'una e mezzo era già sconvolto, tutto da rifare. Per la verità, la prima scossa si è avvertita con mezz'ora di anticipo, mentre alla tribuna si alternavano ancora i medi calibri del «qui pulsa il cuore della de», quando l'alzarsi di Gava dal tavolo della presidenze e il brusio ondeggiante sulle porte laterali, hanno lasciato intendere l'arrivo di De Mita. Un equivoco però, chiarito da una voce che stentorea chiedeva: 'Quattro sedie per la signora Gava!», subito miracolosamente trovate. Alle 11 poi, De Mita è arrivato davvero, applaudito 11 giusto e non di più (cioè meno di quanto sia poi toccato a Gava e Forlani), ed ha preso posto in quel lunghissimo tavolo già occupato da Bubbico e Darida, Gaspari e la Jervolino, Piccoli e Bernini, Colombo e Scotti, Lattanzio e Casini; oltre a Gava e Forlani, ovviamente; e c'era perfino Mariano Rumor; insomma, nemmeno tutto lo stato maggiore di questa nuova Azione popolare. In quel momento, era al microfono Gustavo Selva, impegnato a parlare d'Europa. Senza nemmen concludere ha ceduto il passo a Gava, che con tono curiale ma fermo ha preso a leggere le sue 92 paginette. Lo aveva preannunciato che non bisognava aspettarsi fuochi d'artificio, ma il leader del correntone è andato più in là di due caserme di pompieri, ha persino smorzato i discorsi e le dichiarazioni che distribuiva ancora una settimana fa. Gava si è scaldato solo per mettere in guardia ogni avversario intemo od esterno, dal tentare opere di divisione dentro Azione popolare: «Abbiamo costruito qualcosa di positivo, camminiamo insieme e così continueremo a fare fino al congresso. Andremo insieme fino al traguardo e oltre il traguardo». Persino col pei, Gava è temperante e calmo. Un di- battito in tv con Tortorella sul caso Cirillo? «Essere giocattolo della propaganda comunista, questo no», semplicemente. Si inceppa su «togliattismo, salveminismo, moralismo», uno scioglilingua difficile per chiunque, ma è efficace quando senza citare i manifesti comunisti che anche lì fuori gli chiedono le dimissioni da ministro degli Interni, dice alla sua platea: «Ve li ricordate ì manifesti che promettevano il pei primo partito? Costarono cari e non portarono fortuna al pei. Così come costeranno cari e non gli porteranno fortuna i manifesti di oggi». E finalmente il doppio incarico, ma Gava è sfumatissimo. 'Bisogna rivedere l'assetto organizzativo» dice, e ricorda che De Mita per primo ha dichiarato di voler operare contro la 'duplicazione delle cariche». La strada indicata è quella di «una piattaforma programmatica che raccolga una vasta maggioranza se non addirittura l'unanimità» della de, e da questa maggioranza 'uscirà il nuovo segretario». Ma attenzione: 'Non avanziamo né rivendichiamo candidature, vogliamo concorrere con gli altri. Siamo i più forti, ma anche sefosnimo maggioranza assoluta, seguiremmo le stesso metodo». Una mano che De Mita ha raccolto prontamente e senza tante cerimonie. E i cinque minuti del suo intervento, il segretario-presidente ha preferito dedicarli alle scadenze di governo, se non altro 'perché qui vedo mezzo Consiglio dei ministri», ha detto De Mita ammonendo: •E' difficile immaginare il riGianni Pennacchi (Continua a pagina 2)

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