A FIRENZE 100 COPIE DI CAPOLAVORI: UNA MOSTRA E UNA SFIDA

Che bel Picasso falso, falsissimo A FIRENZE 100 COPIE DI CAPOLAVORI: UNA MOSTRA E UNA SFIDA Che bel Picasso falso, falsissimo A Palazzo Strozzi le repliche di famosi dipinti, dal Duecento al Novecento: un museo ideale, ma anche una provocazione Con Muto di Federico Zeri e Umberto Eco, si rimétte in discussione il rapporto tra copia, falso e originale - Da Bosch a Boccioni, da Rembrandt a Braque: un'idea per chi abbia dimenticato che per fare pittura, comunque, bisogna partire di lì FIRENZE — Tempi difficili per l'arte: tutto è già stato fatto, si dice. Che cosa inventare? Non rimane che copiare dai maestri del passato, e fare una mostra di copie. L'idea è venuta a Luccio Passetto: ha ordinato ad alcuni pittori una serie di repliche da famosi originali, le ha mescolate ad altre d'epoca e ha organizzato, con la Littauer & Littauer e la collaborazione di Umberto Eco e Federico Zeri, un museo ideale, il Museo del Musei. Cento e più copie di capolavori di pittura dal Duecento al Novecento, dà Duccio a Piero detta Francesca, da Velàzquez a Picasso, da Botticelli a Vermeer, esposti a Palazzo Strozzi sino al 27 novembre (poi andranno a Parma, Milano, Roma). Una vera sagra dell'arte, una parodia delle mostre, uno spettacolo. «L'idea, scrive il curatore in catalogo (ed. Condirène), è di montare un sistema barocco che per la sua Interezza (forse, per la sua ridondanza) metta in crisi 11 modello storico (11 museo tradizionale) e insieme ne imponga la versione scenica». E la scenografia non manca certo, con quel macabro catafalco all'ingresso, ripreso da un noto dipinto di Manet e con quelle lugubri fiammelle, che la sera dell'inaugurazione illuminavano nell'atrio del palazzo un tavolo con due torte («la vera e la copia») che la signora Passetto, dall'enorme cappello, distribuiva agli ospiti in pezzi microscopici. Ma soprattutto la mostra vuol provocare: «Questo museo si fonda su un paradosso dichiarato. Nessuna delle opere che lo compongono è vera, nessuna di queste è falsa. Si tratta di copie autentiche nella misura in cui sono conformi ai relativi originali' I Ed ecco la-sfida: il vecchio rapporto, oggi-confuso; tra copia, falso e originale. Ad-affrontarla Sonò cfttamùtisloHci, critici, semiologi, con saggi in catalogo e il pubblico che, con i suoi occhi, può cogliere nelle repliche differenze e somiglianze con gli origi- noli presenti netta memoria. La copia dichiarata non è un falso, la sì è sempre fatta dall'antichità. Michelangelo era abilissimo a copiare l'antico, i grandi pittori si sono sempre copiati e la gente non faceva distinzioni, anzi amava l'ambiguità tra copia e originale. Soltanto nella mentalità ottocentesca, spiega Zeri, l'originale acquista una maggiore dignità e le copie, meno ricercate, cominciano ad essere gabellate per vere. Nascono così i falsi, di cui Eco illustra meticolosamente tutte le tipologie. Ma il falso oggi non è più dì modai Sostiene Daniel Arasse e distingue invece tra la copia «rum necessariamente fedele "all'originale» e la replica «che deve tendere all'esattezza meticolosa» (come quelle in mostra), < concludendo paradossalmente che spesso le diffe¬ renze tra copia ed originale sono soltanto di ordine psicologico. Insomma repliche e copie, anche se meno affascinanti dei modelli, hanno i loro pregi: li possono sostituire e salvaguardare dal turismo di massa e avere, come sottolinea Zeri, un ruolo didattico e tecnico non indifferente. Ma copiare l'opera di un altro artista può rivelare mancanza di idee e creatività. Che cosa significa per un pittore contemporaneo la copia di un'opera del passato? «Significa, risponde Gianantonio Stefanon,- nato a Liegi liti '57, pittore e autore 'd'una betta Anhuhciaziow»$CI433) deCÈeatà AngélióàfnpVtcoTrere tutto il processo dell'antica produzione. Abbiamo rifatto il dipinto come in una bottega del Quattrocento, con disegnatore, doratore, in¬ tsCtdcttddvduddm tagliatore. Stesse tecniche, stessi materiali sulla base del Cennini». Una prova, un confronto tra l'artigiano di oggi e quello di cinque secoli fa? Una riconquista di capacità perdute? Gli artisti hanno impiegato mesi a fare le copie, cercando con documenti e materiali di ricreare gli originali. Sono venute fuori fedelissime, tradite qualche volta soltanto da un pizzico di lucido in più o da un particolare. Ce ne sono di tutti i tipi, di bellissime, di meno belle, di riuscite e non. Tra le più difficili da realizzare fi eiardhitf delle delizie, scomparto centrale del trittico (1500-1510)-di merortimus. Boschi, Òpera dì SUvahó'àhei-' lini, nato nel '33 a Firenze, dove oggi dirige uno studio specializzato netta riproduzione di quadri d'epoca. E' l'autore anche delle splendide, com¬ plicate Nature morte di Van Huysum. Due Madonne col Bambino e Angeli, copiate rispettivamente da Antonella Cappuccio e da Bruno Sodini da quella di Filippo Lippi del 1455-1456, rivelano che anche le repliche più attente possono essere diversissime fra loro per tonalità, leggerezza di linee, espressioni. Una Maddalena di Tiziano, anonima, non riesce a nascondere piccole crepe nel colore. E' una copia ottocentesca, come quel Profilo di donna, notissimo, del Pollaiolo che vediamo nella replica di un anonimo: sirnM- 'ma men&'^iscàttàhU dett'óriginale. Anche il Giòvinetto.TIS25-1527 ]circq) 'del Po^ormo, uno d& *f>ttt interessanti dipinti di tutti i tempi, conservato nel Museo Guinìgi di Lucca, appare nella copia meno grintoso. Peccato, era proprio quella grinta il suo bello. C'è un piccolo Picasso, Donne che corrono sulla spiaggia, che proprio non è Picasso. Ed un Paolo Uccello, Madonna col Bambino (1445) rifatto da Paolo Scalco, con un Bambino un po'strano per quel maestro. Su una parete domina, pieno di luce, un San Matteo e l'Angelo da un dipinto di Caravaggio distrutto a Berlino nel '45, ed ora magistralmente ricostruito da Vfolfango (Pe- ■ retti Poggi) sulla base di foto d'archivio del Terzo Reich, con l'aggiunta di colori ispirati da altre opere dell'artista. L'effetto? Quello di un caravaggesco, di un allievo bravissimo ma ribelle. L'Allegoria del trionfo di Venere (1540-1546) del Bronzino, oggi alla National Gàttery di Londra, è uno dei dipinti più erotici ed allo stesso tempo freddi che esistano, intrigante ed enigmatico: nella replica perfetta di Carlo Bogino appare più caldo e sensuale, eguale e diverso. C'è chi come Jonathan Janson riesce a rendere persino i fili della tovaglia e la lucentezza metallica del piatto nella Donna con brocca (1662) di Vermeer echi rifa scrupolosamente la piccola tavoletta con la Flagellazione di Piero della Francesca, con le perdite di colore e la vernice del tempo. Ma anche chi si tradisce: la brillante copia del Cristo morto del Mantegna è fedele all'iconografia, ma non sa rinunciare al moderno delie bette tinte... Si potrebbe continuare così per gli altri novanta capolavori rifatti, da Antonello da Messina a Bacchiacca, da Boi à-Rembrandt, a Boccioni, da Botticelli a Braque. Ci sono proprio tutti in questa festa, anzi farsa. ... M-fbwtà'petò qualcosa viene fuori: Videa di uh nuovo apprendistato pff'c$f in questi ùltimi'50 anni avesse dimenticato che per fare il pittore bisogna partire di lì, dai modelli antichi. Lo suggeriscono questi bravi copisti. Maurizia Tazartes irenze. Il pittore Luciano Regoli al lavoro sulla copia dell'«Ohmpia» di Manet, tra repliche in mostra a Palazzo Strozzi

Luoghi citati: Berlino, Caravaggio, Firenze, Londra, Lucca, Milano, Parma, Roma