Sei magnifici azzurri contro il mondo

Sei magnifici azzurri contro il mondo La squadra italiana di atletica vuol rinnovare i successi di quattro anni fa a Los Angeles Sei magnifici azzurri contro il mondo Andrei, Antibo, Bordìn, Damilano, Evangelisti e Panetta: ecco gli uomini da podio - Pizzolato, Cova, Di Napoli e la Brunet cercano un posto fra i primi otto - Le incognite maggiori vengono da Mennea e Mei di GIORGIO BARBERIS L'Olimpiade di Los Angeles è stata ricca di allori per l'Italia sportiva e quattro anni fa l'atletica seppe recitare un ruolo significativo conquistando sette medaglie (tre d'oro, una d'argento e tre di bronzo) alle quali fecero da cornice ben altri tredici finalisti, n boicottaggio favorì indubbiamente qualcuno, ma in proporzione meno vistosa di quanto non si possa immaginare: Gabriella Dorio (oro sui 1500 e quarta sugli 800) beneficiò dell'assenza delle sovietiche, ma in assoluto valeva il podio che conquistò. Di Cova non è neppure il caso di discutere: il suo successo fu il trionfo del più forte. Ed anche Andrei dimostrò di valere il podio più alto, nè esiste prova che il tedesco orientale Beyer avrebbe potuto batterlo. I Giochi del 1984 rappresentarono dunque una consacrazione della crescita dell'atletica italiana che gli immancabili detrattori volevano in fase calante come gli astri di Sara Simeoni (capace ancora di saltare 2 metri e agguantare un insperato argento) e Pietro Mennea, settimo sui 200 e quarto con le due staffette. Adesso tocca a Seul rinnovare il discorso. Sono quarantuno gli azzurri dell'atletica per l'Olimpiade, dieci in meno di Los Angeles con una conseguente penalizzazione del venti per cento. I paragoni con Mosca '80, viceversa, sono più difficili in quanto nella squadra (25 atleti) figuravano solo elementi che non apparteneva alle società militari in omaggio al mini-boicottaggio attuato. Le prospettive per Seul, pur con possibili sorprese (non necessariamente negative), sono quanto meno interessanti: proviamo dunque a "leggere" la squadra in base a quelli che aspirano a salire sul podio, ai possibili finalisti e a quelli che devono quanto meno arrivare alla semifinale per giustificare la loro presenza all'Olimpiade. Rimangono comunque fuori dei nomi, il cui obbiettivo può essere di migliorare il record italiano della propria specialità o, quanto meno, il primato personale. Esulano, invece, da qualsiasi interpretazione le presenze di Mennea e Mei, anche se per quest'ultimo è valida la tesi che con il suo talento, adeguatamente preparato, può ancora offrire molto all'atletica italiana. Podio. Azzardiamo sei nomi: Andrei, Antibo, Bordin, Damilano, Evangelisti e Panetta. Proprio quest'ultimo, che cautelativamente è stato iscritto a tre gare ma in effetti dovrebbe correre solo i 3000 siepi (si misurerà sui 10.000 in caso di abolizione delle batterie e sui 5000 nel malaugurato caso di qualche intoppo nelle batterie dei 3000 siepi), è la carta più sicura. Rispetto a un anno fa, quando trionfò ai mondiali, si può solo constatare la maggior consapevolezza raggiunta: e da quanto si sa dei suoi test in allenemento trapela che il suo obbiettivo potrebbe essere quello di celebrare la propria gara a ritmo di re¬ cord del mondo. Degli altri, Andrei ed Evangelisti hanno la voglia di chiudere la bocca a chi ha chiosato i loro risultati; Antibo e Bordin sono alla prova della maturità; Damilano è il campione che prosegue un discorso al 'vertice iniziatoproprio all'Olimpiade, otto anni fa a Mosca. Finalisti. Innanzitutto citiamo uno degli altri due maratoneti (Pizzolato o Poli), un marciatore della 50 km (Ducceschi o Bellucci), il martellista Serrani, il siepista Lambruschini, eppoi i giovani leoni Di Napoli (1500), De Benedictis (marcia 20 km) e Brunet (3000) ben sapendo che così si chiede loro persino qualcosa più del massimo. Ma lo meritano, essendo grandi talenti. Un posto tra i primi otto è anche l'obbiettivo di Maria Curatolo nella maratona, mentre assume il sapore di traguardo particolare per Donato Sabia e Alberto Cova. E' un azzardo fare i loro nomi, specie quello del fondista: ma ci pare legittimo omaggio dopo l'accanirsi della sfortuna su di loro nelle ultime stagioni. Semifinalisti. I velocisti (Pavoni e Tilli nell'individuale e le staffette 4x100) devono ripagare in qualche modo la fiducia che si è data al settore, premiatissimo dalla presenza di sette uomini e sei donne, praticamente un terzo dell'intera squadra. Altrimenti l'amarezza per altre scelte penalizzanti assumerebbe addirittura il sapore della beffa.

Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Mosca