Le Bombers, scatenate sul palco ma ragazze come tante nella vita

Si riuniranno in lega i Comuni abitati da minoranze etniche Si riuniranno in lega i Comuni abitati da minoranze etniche Dagli albanesi ai sardi, dai ladini ai cimbri chiedono l'insegnamento nelle scuole della loro lingua madre assieme all'italiano • «Non vogliamo più essere vasi di coccio tra vasi di ferro» PALERMO — Niente bombe né violenza, ma una lega dei Comuni interessati alla difesa delle minoranze linguistiche in Italia è stata auspicata a Piana degli Albanesi a conclusione del U Congresso internazionale sulle minoranze linguistiche nel V centenario della fondazione del bellissimo paese a 25 chilometri da Palermo da parte di esuli albanesi. In una risoluzione finale, che sottolinea con favore la creazione della lega da far poi aderire all'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni d'Italia, si sollecita l'approvazione della legge-quadro sulle minoranze etniche 'nel testo già per ben due volte deliberato dalla prima commissione della Camera in questa e nella precedente legislatura». Nella risoluzione, illustrata da Giacomo Cuccia, sindaco comunista di Piana degli Albanesi, viene rivolto un 'fermo appello» ai presidenti della Repubblica, del Consiglio, dei due rami del Parlamento, ai capigruppo parlamentari, al ministro per gli Affari regionali e ai segretari dei partiti 'affinché le aspirazioni delle minoranze linguistiche, a 40 anni dalla promulgazione della Costituzione, trovino fi nalmente, con l'approvazione della legge generale, un legittimo accoglimento». Il documento ripropone la problematica che investe i gruppi etnici minori presenti in Italia con oltre due milioni e mezzo di persone. L'articolo 6 della Costituzione («2a Repubblica tutela la lingua e la cultura delle popolazio ni...» e giù l'elenco delle varie minoranze) è stato al centro delle quattro intense giornate di discussione a Piana de gli Albanesi dove hanno portato 11 peso dei loro irrisolti problemi anche i rappresentanti di minoranze sovietiche, jugoslave, francesi ecc. il principio della non assimilazione, i tanti risvolti connessi alle questioni sulla convivenza e 11 reciproco rispetto, la barriera da opporre all'-in quinamento» dei dialetti hanno rappresentato i punti fermi della discussione. Gli «arbereshe» di Piana degli Albanesi (5000 abitanti) fuggirono cinque secoli fa dall'Albania invasa dagli Ottomani. Nell'Italia meridionale gli esuli furono accolti con benevolenza da Ferdinando I d'Aragona e tuttora sono numerose le colonie in Calabria, oltre alle sette della Sicilia. Oggi gli italiani di ceppo albanese che parlano la doppia lingua sono circa centomila. E gli altri? Più o meno un milione e mezzo di sardi ai quali occorre a giungere i ventimila catalani della zona di Alghero; poco più di mezzo milione di friulani; 350 mila tedeschi altoatesini; 100 mila sloveni e altrettanti francoprovenzali; 50 mila occitani tra Piemonte e Liguria; 20 mila greci sparsi nel litorale jonico-calabrese; 5000 cimbri di ceppo germanico nel Vicentino, nel Veronese e nell'Altipiano di Asiago; 5000 walser di stirpe tedesca tra Piemonte e Valle d'Aosta dove vivono anche i franco-pro- venzali; 3000 croati nelle Marche e un imprecisabile numero di rom, cioè zingari, un po' in tutta Italia. Samo Pahor è docente nell'Istituto magistrale sloveno di Trieste ed è considerato uno dei fautori della linea dura. Più volte in carcere, non teme di passare per rivoluzionario e dice: «Se si pensa che si debbano uccidere i carabinieri e fare saltare in aria i tralicci, allora forse ci adegueremo, ma questo a me non piace perché sono un pacifista». Gli sloveni chiedono l'eguaglianza tra la lingua slovena e quella italiana e lamentano che questa sia ancora un'utopìa trentaquattro anni dopo il Memorandum d'intesa e tredici dopo il Trattato di Osimo. I ladini invece si scagliano contro il bipolarismo tra italiani e sudtirolesi che li fa passare per «un vaso di coccio tra vasi di ferro» come osserva preoccupato Fabio Chiocchetti, che dirige l'Istituto culturale ladino di Vigo di Fassa nei pressi di Trento. 'E' prevalsa finora la logica da piccola Yalta, attraverso la quale — aggiunge — Trento e Bolzano si sono spartiti il teìTitorio e la gestione del potere». E gli attentati a Lana? 'Certamente deprecabili» risponde. Pietro Ardìzzone, che presiede la Confederazione delle minoranze linguistiche, ricorda che con la nuova legge-quadro, tra l'altro, sarà inserito nelle scuole l'insegnamento della lingua madre. Questo problema è stato risolto nel Kossovo, la regione jugoslava al confine con la madre patria albanese, la contestazione verso Belgrado ha portato all'insegnamento dell'albanese nelle scuole e nell'università di Prishtina: 'Nelle rivendicazioni delle minoranze non vi sono soltanto motivi ideali e politici, ma una grande importanza acquista il diritto all'uso della lingua e alla cultura delle minoranze stesse» osserva Idriz Ajeti, che insegna a Prishtina. Antonio Ravidà I

Persone citate: Fabio Chiocchetti, Giacomo Cuccia, Idriz Ajeti, Pahor, Veronese