Per non dimenticare «Un cinema di poesia»

Per non dimenticare «Un cinema di poesia» Nella retrospettiva dedicata a Pasolini copie in bellissima edizione con didascalie inglesi e francesi Per non dimenticare «Un cinema di poesia» VENEZIA — Giro di boa per la XLI Mostra e giro di boa di conseguenza pure per la retrospettiva che Guglielmo Biraghi ha dedicato quest'anno a Pier Paolo Pasolini. Col titolo 'Un cinema di poesia». L'occasione, in verità, e fu Biraghi stesso a confidarcelo durante un'intervista, gli venne fornita già bell'e pronta (quindi da accettare seduta stante visto i brevi tempi, tre mesi, che lui aveva per mettere insieme il festival tra cento e una polèmica) dal Fondo Pasolini che insieme all' Ente Gestione Cinema ha provveduto al totale recupero, talora difficoltoso e arduo, rilevava Laura Betti curatrice della rassegna e una delle interpreti pasoliniane, per la dispersione e la cattiva condizione dei materiali. Anche dei film che pur continuano a circolare. Copie in bellissima edizione, quindi, già didascalizzate in inglese e in francese per quella che sarà la circolazione — per una conoscenza dell'Autore saggista e scrittore e poeta — anche fuori d'Italia. Un cinema, però, anche, ideologizzato. Fortemenete. carico spesso di simboli in cui il marxismo trova accenti di fusione in una religiosità cristiana. Ne fa fede fin dall'esordio quell'«AccaUone» che Pasolini realizzerà dopo tante tribolazioni e incertezze (in un primo momento deciso ad affidare il ruolo che fu poi di Franco Cittì, a Franco Interlenghi) grazie alla disponibilità dì Alfredo Bini produttore. Bini infatti concesse tutta la libertà possibile a Pasolini, con qualche 'baruffa» inevi¬ tabile, fino a-Edipo re- che è del 1967. -Accattone- risale al 1961 e in esso l'autore guarda con religiosa partecipazione al mondo dei borgatari, a quella fauna che un'abulia amorale ha posto ai margini stagnanti della società. Sarà cosi anche nel successivo -Mamma Roma-, con Anna Magnani protagonista: primo approccio di Pasolini con il professionismo divistico. Cui dovette piegarsi lasciando libera l'attrice di esprimpersi secondo le proprie corde. In una dimensione psicologica già più complessa: Mamma Roma che dalla borgata, dalla periferia romana, guarda, sia pure solo -sognando» soprattutto per il proprio ragazzo, bullette» abulico dedito per debolezza a furtarelli e che poi morirà, così come era accaduto ad Accattone, verso una vita meno grama. Autore contraddittorio e aperto, come la sua poesia e tutta la sua produttività intellettuale, a varie sperimentazioni, Pasolini, quando già pensava a un film su Gesù, «Il Vangelo secondo Matteo» (1964), che dedicherà -Alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIIl», ambientato nel Materese dopo avere fatto dei sopraluoghi in Palestina per altro fissati in un altro bellissimo nastro filmato, calandosi in una dimensione -povera- dei Vangeli, con un Redentore fierissimo, Pasolini — dicevamo — realizza con -Comizi d'amore- un film-inchiesta, un cinéverité lungo lo Stivale. A Venezia i film non vengono proiettati in cronologìa di realizzazione, bensì per as¬ semblaggio d'argomenti. Sono già passati tra altri -Uccellacci e uccellini- e-Teorema-. E' così che nella giornata di -Comizi d'amore-, s'è visto il suo episodio del film -La rabbia- ch'era il risultato di un curioso accordo con Giovanni Guareschi, il quale •girò- insieme una sua visione umoristica della rabbia nei confronti dei mali del mondo, visto da... destra. Pasolini venne accusato per questo d'ingenuità, dagli amici. Sì che il film circolò, poco e male, mutilo (e solo il prossimo ottobre lo si vedrà nei cinema tutt'intero). Guareschi, accusato anche di fascismo, rintuzzò umoristicamente dicendo: -Se la figura del fesso l'avessi fatta io, il film lo avrebbero fatto vedere intero, anche ai pinguini dell'Alaska-.

Luoghi citati: Accattone, Alaska, Italia, Palestina, Roma, Venezia