La donna che corre come Mennea

La donna che corre come Mennea Con la Griffith Joyner (oro e record mondiale dei 200) il pianeta donna s'avvicina a quello maschile La donna che corre come Mennea DAL NOSTRO INVIATO SEUL — Da quando esiste il mondo è sempre stato l'uomo a seguire, inseguire, cercare di acchiappare la donna. Al contrario dello sport, un pianeta dove un abisso divide i due sessi e quello femminile è sempre stato davvero «debole», se paragoniamo le prestazioni misurate degli uni e delle altre. Chi ha seguito in televisione o, come noi, dal vivo la corsa di Florence Griffith sui 200 metri dell'Olimpiade dovrà cominciare però a rivedere i suoi concetti anche in questo campo. La velocista americana di pelle nera, nota anche per i suoi abbigliamenti sexy, i body arditi e variopinti che usa in pista, ha battuto a due riprese il primato del mondo: in semifinale con 21"56, un'ora e mezzo dopo nella finale con 21 "34,24 centesimi in più del tempo fatto registrare qualche giorno fa da Mennea sulla stessa distanza. Ha distanziato in teoria le due ex primatista, le celebratissime te¬ desche dell'Est Koch e Drechsler, di quattro metri. Ma siamo ancora a paragonare donne con donne, n fatto sensazionale è invece un altro: Florence Griffith-Joyner, per citare anche il cognome del marito triplista scartato per pochissimo nelle selezioni olimpiche americane, da ieri viene messa a confronto con gli uomini. Uscendo dallo stadio olimpico abbiamo incontrato il presidente di una gloriosa società di Milano, la Riccardi. E costui, Renato Tammaro, ci ha detto con un sospiro: «La Griffith servirebbe a noi in campo maschile, il nostro miglior velocista corre in 21"50*. La Riccardi pesca i suoi giovanotti nella città seconda in Italia per popolazione, e non è una società di secondo piano. Ma fra i suol giovanotti non ha una Griffith... La donna dunque nel pianeta sport sta recuperando vistosamente il terreno perduto? La risposta è sì. Ma Florence Griffith non è che la punta di un iceberg sempre più vasto. Per restare ancora a lei, ricordiamo che alle selezioni olimpiche americane aveva corso i 100 in 10"49, record del mondo che qui a Seul ha quasi ripetuto (10"54). Un limite superato in Italia in tutto il 1987 soltanto da sette velocisti. Un limite che equivale al 10"3 manuale con cui Jesse Owens, un autentico mito dello sport, vinse le Olimpiadi di Berlino 1036. Griffith come Owens? Non esageriamo, piste diverse, allenamenti diversi, alimentazione diversa. Ma l'accostamento ci sta in parte, e fa capire tante cose. La Griffith con il 21"34 dei 200 avrebbe vinto ancora le Olimpiadi di Londra 1048 (Patton 21"1 manuale, cioè oltre 21"30 elettrico). Oggi siamo nel 1988. La donna è dunque quarant'anni dietro all'uomo? Possibile, ma sta recuperando in fretta. Nel salto in alto ad esempio negli ultimi trent'anni la differen¬ za tra il record maschile e quello femminile è scesa di 6 centimetri, da 40 a 34. E nella maratona le migliori donne si fanno staccare dai migliori uomini di un quarto d'ora soltanto, non di un'ora come quindici anni fa soltanto. La spiegazione del fenomeno ci sembra semplice. Lo sport è sempre stato un'area decisamente maschile e maschilista. Ancor oggi dei 95 membri del Ciò, comitato olimpico, soltanto cinque sono donne. Nessuna delle federazioni italiane sportive ha un rappresentante del sesso gentile alla presidenza. Poche donne dirigenti perché pochissime ragazze sono e sono state atlete. Ma si pensi che in molto mondo, anche in tante parti dell'Italia, soltanto mettersi in calzoncini corti e stare in un campo sportivo insieme ai maschi era un problema quasi insuperabile, fiGianni Romeo (Continua a pagina 2 In settima colonna) Seul. Florence Griffith Joyner in ginocchio rivive la corsa che le ha dato l'oro e il record mondiale

Luoghi citati: Berlino, Italia, Londra, Milano