Assalto al municipio per la nave dei veleni di Andrea Di Robilant
Assalto al municipio per la nave dei veleni Manfredonia in rivolta, scioperi e scontri: otto feriti Assalto al municipio per la nave dei veleni La città isolata, barricate e blocchi stradali - De Mita convoca il sindaco DAL NOSTRO INVIATO MANFREDONIA — Adesso nella lunga storia delle navi dei veleni entrano anche pestaggi, assalti, feriti. E' accaduto a Manfredonia dove ieri la folla inferocita ha preso d'attacco il municipio, dopo aver ricevuto la notizia che la Deepsea Carrier, secondo dei famigerati cargo dei rifiuti, approderà qui nei prossimi giorni. L'assalto è stato sferrato alle dieci e mezzo. Centinaia di manifestanti si sono scagliati contro il portone del palazzo municipale. Lo hanno sfondato, poi gli hanno appiccato il fuoco. Una volta dentro hanno messo a soqquadro gli uffici del primo piano, ormai deserti. Gli impiegati del Comune, che si erano barricati bloccando il portone con i mobili più pesanti, erano infatti fuggiti sfondando un muro Subito dopo, la popolazione ha proclamato uno sciopero generale. Negozi, scuole, bar, ristoranti, alberghi: tutto chiuso. L'intera città ha aderito spontaneamente alla protesta e si è riversata nelle strade. Il comando dei carabinieri ha definito la situazione «drammatica" e ha chiamato rinforzi da Foggia. Verso sera il caos era totale. La prefettura di Foggia dava notizia di scontri, registrava otto feriti: tre dimostranti e cinque tra agenti di polizia, carabinieri e vigili urbani. In serata il sindaco Quitadamo ha annunciato con altoparlanti «di aver ricevuto dal governo comunicazione ufficiale della sospensione temporanea del decreto riguardante l'attracco della Deepsea», mentre il Consiglio comunale ha votato all'unanimità una mozione per la revoca definitiva del decreto. Sindaco, assessori e consiglieri (tutti dimissionari) partiranno oggi con un pullman diretti a Roma, dove sono stati convocati dal presidente del Consiglio De Mita. Manfredonia, in pratica, è isolata: barricate di sassi, bidoni e copertoni in fiamme sono state erette da circa 2000 persone per bloccare il transito. La Deepsea Carrier non è ancora stata avvistata. Nessuno sa dove sia. Sul pontile della nave ci sono circa 2500 tonnellate di rifiuti tossici nocivi provenienti dalla discarica di Port Koko. Manfredonia è il terzo porto dove la popolazione si è ribellata alla prospettiva dell'attracco di una di queste navi dei veleni. Ma la rivolta è stata molto più violenta che a Ravenna e a Livorno. La ribellione di ieri sembra rispondere ad un'inquietudine più profonda, nella quale si intrecciano il timore di un imprecisato pericolo ambientale e un'ostilità nei confronti delle autorità dello Stato. La decisione di scegliere Manfredonia come porto d'attracco viene interpretata come una «imposizione» di Roma. A questo bisogna aggiungere la frustrazione accumulata qui a Manfredonia dopo l'apertura dieci anni fa di uno stabilimento della Enichem. La fabbrica, che sorge a mezzo chilometro dal porto, impiega 150 persone. Ma sono quasi tutte residenti nel Comune di Monte Sant'Angelo. «Noi ci becchiamo tutte le porcherie, ma non i posti di lavoro-, diceva ieri un abitante mentre dava fuoco ad un copertone. «Ci hanno fregati una volta e ora ci vogliono fregare di nuovo". Andrea di Robilant
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