La resa dei conti di Aldo Rizzo

La resa dei conti La resa dei conti Le impreviste riunioni del Comitato centrale, oggi, e del Soviet Supremo, domani, con l'improvvisa partenza di Eduard Shcvardnadzc dalle Nazioni Unite, fanno venire in mente analoghi episodi della storia sovietica. Due soprattutto, nel 1957 e nel 1964. Entrambi si riferiscono a Nikita Krusciov, cioè a colui che viene unanimemente considerato il predecessore o il precursore di Michail Gorbaciov sulla tormentata e sdrucciolevole strada del rinnovamento dell'Urss. L'episodio del 1957 (22 giugno) fu quello che vide Krusciov sconfiggere il famoso «gruppo antipartito», come fu chiamata la coalizione conservatrice che aveva messo in minoranza il leader nel «presidium» (l'attuale Politbjuro). Per costituirsi una maggioranza a favore, Krusciov dovette fare arrivare precipitosamente a Mosca, dai luoghi più remoti dell'Unione, tutti i membri a lui fedeli del Comitato centrale. Ci riuscì con la collaborazione decisiva del maresciallo Georgij Zukov, che gli mise a disposizione gli aerei militari. L'altro episodio, quello del 14 ottobre 1964, fu invece fatale a Krusciov. Quella volta, tutti i giochi erano stati già fatti, mentre il leader era in vacanza in Cri mea. La relazione formale al Comitato centrale fu svolta da Michail Suslov, il sommo guardiano dell'ideologia, ma recenti rivelazioni tendono a esaltare, nella preparazione e nell'attuazione del complotto, il ruolo del Kgb. E' altro, comunque, ciò che importa. Ed è che, al momento della sua caduta Krusciov stava cercando di imprimere una svolta sostanziale al rinnovamento e alla riorganizzazione del partito. Lo stava facendo al la sua maniera, cioè con qualche o con molta approssimazione. Per esempio, era assai opinabile la sua inten¬ zione di dividere l'organizzazione del pcus in due grandi blocchi, uno con riferimento all'industria e l'altro all'agricoltura. Ma il punto è che la divisione, di per sé, dimezzava il potere del partito; e tanto bastò per unire contro di lui una coalizione vincente. Bisogna guardarsi da un eccesso di analogia con gli episodi di trentuno e ventiquattro anni fa. Ma un'analogia, fondamentalmente, c'è, ed è nel fatto che questo nuovo confronto nel gruppo dirigente sovietico avviene sullo stesso tema, cioè sulla riforma del pcus. Con la differenza che la posta in gioco è ancora più alta. Non si tratta infatti di dividere il partito tra agricoltura e industria, ma di ridurre drasticamente l'intera sua presenza sui problemi amministrativi e di gestione dello Stato, lasciandogli soltanto un ruolo di guida c d'indirizzo politico generale. Su queste basi e con questo scopo, Gorbaciov aveva voluto la conferenza straordinaria del pcus, nel giugno scorso; e le conclusioni della conferenza erano state approvate dal Comitato centrale a luglio. Ma tutto lascia credere che, quando si è passati dall'enunciazione della riforma alla sua applicazione concreta, siano insorte difficoltà gravissime E la resistenza passiva della massa di funzionari, desti nati a essere esautorati in tutto o in parte, o a essere «riciclati» in ruoli diversi, può essersi sposata con un'opposizione politica di carattere più generale. A differenza dai tempi di Krusciov, ora, a quanto pare, è stato lo stesso Gorbaciov a volere questa specie di resa dei conti, per battere l'opposizione prima che sia troppo tardi e per potere, quindi, imprimere alla pere strojka il passo e il ritmo ne cessari perché se ne vedano Aldo Rizzo (Continua a pagina 2 In settima colonna)

Luoghi citati: Mosca, Urss