L'Italia esporta la neve di Gigi Mattana

L'Italia esporta la neve A Torino la rassegna delle tecnologie per lo sci L'Italia esporta la neve Funivie costruite in Piemonte, Trentino e Alto Adige vendute in tutto il mondo - Aumentano anche le richieste per impianti di innevamento artificiale TORINO — n «made in Italy» bianco vive un momento felice: lo sci ha ripreso a «tirare» su tutte le Alpi e più segnatamente nel nostro Paese. I circa tre milioni di italiani che praticano attivamente lo sci (fra questi almeno il venti per cento è rappresentato da fondisti) muovono un mercato che nell'industria dell'articolo sportivo fattura almeno tremila miliardi e che porta un saldo attivo di 500 miliardi l'anno alla nostra bilancia dei pagamenti. In questi giorni a Torino Esposizioni si sta svolgendo la 25a edizione di Tecnomont, il Salone professionale di tecnica, macchine e impianti per la montagna più importante al mondo che rappresenta la vetrina più utile per tastare il polso del mercato-neve, visto còme divertimento e in quanto a necessità, come succede ai 5 mila Comuni che si trovano ad affrontare su 300 mila chilometri di strade i problemi della viabilità invernale. Al Salone i cento espositori di dieci nazioni danno la misura di quanto gli sciatori troveranno di nuovo sulle piste. Una rivista (con pazienza tutta tedesca) ha. censito 28 mila impianti a fune esistenti al mondo: fra questi oltre diecimila si collocano nell'intero arco alpino (su cui andrebbero in vacanza 23 milioni di sciatori) e circa 2800 nel nostro Paese. I costruttori italiani ormai vendono all'estero un terzo della produzione: non esiste angolo del mondo. dal Pan di Zucchero di Rio ai geli finlandesi in cui non si salga in quota su funivie o seggiovie costruite in Piemonte, Trentino o Alto Adige. Tutta l'Italia vedrà nell'inverno imminente una serie di nuove, imponenti realizzazioni (anche in Appennino, a Pescasseroli, dopo anni di stasi, nascerà una seggiovia ad agganciamento che fa seguito alla recentissima funivia del Gran Sasso), ma sono proprio le nostre Alpi Occidentali a fare segnare la più alta concentrazione di novità. A Sestriere, nel rinato comprensorio della «Via Lattea», si salirà sulla Banchetta con una seggiovia quadriposto ad ammorsamento automatico e dotata di capottina trasparente di protezione (una novità assoluta sulle nostre piste), mentre Cervinia inaugurerà un impianto nuovo per l'Italia (anch'esso, come a Sestriere, costruito dalla Leitner di Vipiteno), una telecabina a dodici posti in piedi che da Pian Maison sale ai Laghi Superiori di Ci¬ me Bianche e che, con il supporto di una seggiovia triposto, consentirà un più agevole collegamento con Valtournenche e sarà la base per una prossima megafunivia fino a Plateau Rosa. La Thuile (il proliferare di iniziative in Valle d'Aosta è dovuto ai mutui agevolati che la Regione distribuisce mediante una legge che è probabilmente la più avanzata delle Alpi) inaugura il primo DMC (doppia monofune automatica) italiano, un impianto costruito dalla torinese Agudio che ha richiesto lunghe trafile burocratiche per l'omologazione, ma che si colloca ai vertici assoluti per i contenuti tecnologici e la portata di tremila persone l'ora. E ancora seggiovie a Pila (nella stazione sopra Aosta gli skilifts vanno scomparendo), a Champoluc, a Chamois. La scorsa stagione invernale, malgrado un andamento delle precipitazioni molto atipico, le grandi località delle Alpi Occidentali (e, anche se in forma minore, le stazio- ni dolomitiche) segnarono aumenti di fatturato anche del trenta per cento sull'inverno precedente. Le macchine che hanno creato questi successi (dovuto anche, ovviamente, a un rinnovato interesse del pubblico) sono esposte a Tecnomont. Lo sciatore italiano (quello statunitense, specie sulla costa atlantica, ne è fruitore da due decenni) ha imparato a conoscere gli impianti per la produzione artificiale di neve, che già in molti casi hanno consentito di salvare bilanci precari; anche senza arrivare alle centinaia di cannoni di Sestriere o di Courmayeur, pare ormai indispensabile almeno un piccolo impianto che garantisca l'agibilità dei campi scuola e a una tale necessità quest'anno si adeguano fra gli altri anche Sauze d'Oulx e Bardonecchia. E questa neve, naturale o artificiale, che comunque pare sempre troppo scarsa, probabilmente non consentirebbe l'apertura per tutta la stagione se nell'ultimo decennio non fosse così progredita la tecnica della preparazione piste (d'estate, con lavori di sterro, drenaggio e inerbimento) e della loro battitura, fresatura, lisciatura con cingolati che costano più di 200 milioni l'uno. Se lo sciatore accetta anche le code a un vetusto skilift sa invece essere severissimo se la pista non lo soddisfa, ma l'ingegneria della neve ha una risposta per tutti. Gigi Mattana

Persone citate: Agudio