Il laico che scoprì i cattolici
Un Lied per Parigi SENNETT SPIEGA IL SUO «PALAIS-ROYAL» Un Lied per Parigi MILANO — -Io lo vedevo morire, Michel Foucault, e mi accorgevo che gli dovevo molto. Per questo gli ho dedicato in memoriam questo romanzo-. Richard Sennett parla del suo Palais-Royal, che esce da Feltrinelli nella traduzione di Ettore Capriolo. -Di foucaultiano c'è il rapporto fra il desiderio di credere e la possibilità concreta di credere. Credere velia fede, nella politica, nell'arte. Siamo tutti portati dal desiderio, ma tutti ci scontriamo con la realtà del tempo storico-. In effetti i protagonisti, se non sono dei vinti, annaspano generosamente. C'è l'architetto inglese Frederick Courtland, innamorato dell'attrice Anne Mercure. Frederick partecipa fra Londra e Parigi al rinnovamento del paesaggio urbano dagli Anni 20 agli Anni 60 del secolo scorso. Mette mano al «primo monumento della modernità», la Oalérie d'Orléans; sogna incautamente città future come tante San Gimignano dalle guglie di ferro e vetro. C'è suo fratello Charles: all'inizio è un prete anglicano che predica invano solidarietà alla gente del suo piccolo paese: nessuno lo ascolta, i poveri ce l'hanno coi ricchi, i ragazzi cominciano a guadagnare nelle nascenti fabbriche di chiodi e si sottraggono ai genitori. Poi diventa prete cattolico, finisce per inseguire solitari fantasmi di fratellanza. E c'è il loro padre, un altro architetto, un tipo bizzarro e sanguigno. Un giorno arreda di nascosto una grotta con tappeti, divani, lampadari e tavole, nonché con una preziosa poltrona, lo •squisito fauteil- carissimo alla moglie del committente, Sir Geoffrey. Costui gli dà un colpo di frustino in faccia, e l'estroso architetto perde un occhio. Ma soprattutto c'è «l'aria del tempo»: l'insurrezione del '30, il colera di due anni dopo, la folla di Parigi con quei gentiluomini dai guanti inzuppati d'acqua di Colonia, impettiti nei monocoli e nelle cravatte. E la prima teatrale deWHernani, il trauma dei commercianti cacciati dalle loro bottegucce, il brusio di personaggi illustri come Liszt e Gauthier. i fulgori di luoghi come il Café de Foy E' qui la novità di Palais- Rovai, romanzo-collage di lettere e brani di diario e di articoli. Sembra quasi che i protagonisti non siano tanto i personaggi che firmano le lettere o i diari, quanto i giardini, il ferro e il vetro della nuova architettura, e la gente che vive quegli anni, con le sue idee, le sue speranze, le sue sofferenze. Meglio, il protagonista è il tempo storico evocato, così simlu. ai nostri giorni nella visione dell'autore, per la mancanza di ideali certi e continui. ■Ho voluto rappresentare, spiega Sennett, una sorta di compresenza, di rapporto fra il dentro e il fuori dei personaggi, fra il privato e il pubblico». Un'osmosi, un'interazione continua. Per cui bisogna spiegare che cosa significa, in questo caso, l'espressione «romanzo storico»: non più grandi fatti di guerra o di politica, ma la realtà quotidiana. -Anche in questo il mio è un romanzo foucaultiano». Sennett aggiunge che, certo, ha ben presente la lezione delle Annales e della nuova cultura materiale. E dice che »i romanzi stanno già cambiando». Non più psicologia privata tradizionale, e non più romanzi sul fare romanzi: 'Credo nella forza che hanno i romanzi di idee, dove le idee diventano cosr. esperienza reale-. Da questo punto di vista Sennett appartiene a una tendenza ormai abbastanza diffusa: quella di saggisti che scrivono di narrativa. -Barlhes ha lasciato mezzo romanzo incompiuto. E c'è il caso di Eco-. Anche Sennett è infatti un saggista affermato. Professore di storia delle teorie politiche e sociali alla New York University, 45 anni, di famiglia russoebraica isuo nonno si chiamava Zhnezetshyl. sposato con un figlio di 13 anni e un altro in arrivo, da noi era noto per due saggi pubblicati da Bompiani, ormai introvabili {Autorità e II declino dell'uomo pubblico). Questo Palais-Royal, davvero elegante e ironico, è il suo primo romanzo tradotto In Italia. Ma ne ha scritti altri due: una vita di Lukacs e il racconto di un'esecuzione del Requiem di Brahms. Sennett ama molto la musica. A13 anni teneva concerti di violoncello. Ha cominciato a scrivere romanzi segretamente quando ha smesso di suonare in pubblico. Senza pubblicare nulla Fino alla svolta di cinque anni fa, quando il suo editore lo sgrido per quello sciupio intellettuale. «Ho smesso anche di fumare. Fumavo 40 Gitanes al giorno». Ma per sé suona ancora. Dice che Liszt gli ha tenuto compagnia mentre scriveva PalaisRoyal e che la chiave del romanzo è in un «Lied» di Schumann. Si intitola Sehnsucht, struggimento. Claudio Al tarocca
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