Se allora Praga avesse detto no di Alfredo Venturi

Se allora Praga avesse detto no Se allora Praga avesse detto no DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — E se la Cecoslovacchia avesse detto no? A cimentarsi con il gioco dei se, che certo non fanno la storia ma il dibattito sì, è.proprio un cecoslovacco: lo scrittore Ivan Pfaff, uomo della primavera dubeekiana che vive esule a Monaco'.' Cinquanta anni fa, a Monaco appunto, il destino della repubblica di Eduard Benes fu deciso dai Quattro. Al tavolo della conferenza, convocata da Hitler su pressione italiana sollecitata da Londra, non era prevista la presenza del delegato di Praga. Fu un rapido consulto in assenza del paziente, e si concluse con la soluzione chirurgica voluta da Berlino: l'amputazione di un quinto del territorio cecoslovacco. Tutte le aree a maggioranza germanica sarebbero state evacuale dalle forze armate di Praga, i tedeschi dei Sudeti sarebbero stati incorporati, come sei mesi prima i tedeschi dell'Austria, nel grande Reich hitleriano. Quale differenza fra il cosiddetto compromesso di Monaco e le precedenti pretese naziste? Una sola, insignificante e persino beffarda: l'annessione si sarebbe fatta'per tappe entro il 7 ottobre. Una paradossale euforia invade l'Europa quel 30 settembre di mezzo secolo fa: la pace è salva, è salvo anche un principio rispettabile e largamente condiviso, quello della nazionalità. Infondo ciò che è stato deciso non è che l'annessione alla Germania di quattro milioni di tedeschi. Ecco Mussolini dimenticare i toni marziali e per una volta gonfiare il petto come promotore della pace. Ecco Chamberlain, l'ombrello leggendario sotto il braccio, che rientra a Dovming Street con¬ vinto di avere salvato l'Europa. Ecco Daladier acclamato dalla folla a Parigi: se sapessero gli idioti, sussurra amaro. Hitler ha vinto: è vero che voleva un trionfo militare e si è dovuto accontentare di un successo diplomatico. Ma l'annientamento della Cecoslovaechia.'chè lui aveva promesso al congresso nazista di Norimberga, è soltanto rinviato: la Wehrmacht per ora deve limitarsi ai Sudeti, ma fra sei mesi sarà a Praga, mostrando al mondo che il Lebensraum, lo spazio vitale, si allarga anche in terre non tedesche. A Praga, per ora, c'è Eduard Benes che accetta in lacrime il verdetto di Monaco. Di fronte alle minacce hitleriane aveva mobilitato l'esercito, ma adesso decide di non resistere alla mutilazione. La conferenza dei Quattro ha implicitamente annullato l'impegno francese di assistenza militare: e l'altro alleato, l'Unione Sovietica, ha fatto sapere da tempo che ogni soccorso è subordinato a una condizione che lo rende puramente teorico: il passaggio delle truppe russe attraverso Paesi ostili come l'Ungheria o la Polonia. Dunque l'armata di Praga è rimasta sola. Che può fare da sola? La tesi di Pfaff, cinquanta anni dopo, rovescia un modo corrente di pensare quella pagina di storia La sua argomentazione, che illustra in una documentata testimonianza su Die Zeit, si basa sull'analisi delle forze. Prima di tutto bisogna considerare che la Wehrmacht del '38 è già un poderoso strumento militare: ma nei confronti dell'esercito cecoslovacco non ha una superiorità schiacciante e decisiva. Inoltre l'armata dì Benes è fra le meglio armate del mondo: l'arsenale hitleriano, fra il '39 e il '45, dovrà molto alle fabbriche d'armi boeme, come la Skoda o la Zbrojovka. In particolare le divisioni di Praga hanno in dotazione quei potentissimi cannoni da 305 millimetri che presto rafforzeranno le artiglierie hitleriane. Quanto alla superiorità aerea tedesca, non è che una leggenda secondo Pfaff. Più di duemila aerei contro milleseicento, è vero: ma non tutta la Luflutaffe può essere impiegata sul fronte boemo, mentre tutti gli aerei cecoslovacchi sono pronti alla difesa. E poi il più micidiale bombardiere tedesco, lo Junker 88, entrerà in produzione soltanto fra due mesi, e il caccia Messerschmidt 109 sarà modernizzato soltanto fra un anno. Infine i reparti boemi sono addestratissimi, la frontiera è fortificata, la geografia e la stagione favoriscono la difesa Pfaff cita il colonnello Stronge, addetto militare britannico a Praga. In un suo rapporto del 14 gennaio '39 costui stima che l'esercito cecoslovacco avrebbe potuto resistere molti mesi all'invasione: certo almeno quattro, forse anche sei. Sulla base del rapporto Stronge, Churchill si dirà convinto che Benes avrebbe potuto opporsi a Monaco e difendere la sua frontiera. Oltretutto fra gli alti gradi della Wehrmacht c'era ostilità e preoccupazione attorno all'avventura boema. Dopo quattro mesi di guerra, argomenta Pfaff portando al dunque il suo gioco dei se, ragioni economiche e militari avrebbero costretto Hitler a rinunciare ai suoi piani. Praga sarebbe stala salva, e forse non solo Praga. Alfredo Venturi