L'utile Ifi oltre i 90 miliardi

L'utile Ifi oltre i 90 miliardi L'utile Ifi oltre i 90 miliardi TORINO — La Bmw? La famiglia non intende vendere. Perciò non è possibile una trattativa. Acquisizioni in vista dal fronte Fiat all'estero? Per ora non è in vista nulla di particolare. La collaborazione con la Deutsche Bank? «Senz'altro — risponde Agnelli — avremo in Fiat un consigliere Deutsche Bank l'anno prossimo. Per ora non c'è stato proposto alcun affare in Germania». Il cemento? «Noi siamo soddisfatti della nostra partecipazione. La Cementir? Se Viri deciderà di vendere vedremo, assieme con Gardini o da soli. Ma mi sembra che la politica di dismissioni delle Partecipazioni Statali sia in fase di inversione. E non so se sia un bene o meno per il Paese». E l'editoria? «La Fabbri — replica Agnelli — potrà imboccare un giorno la via delle alleanze internazionali ma non v 'è nulla di concreto. La Stampa resterà certamente autonoma». La Rizzoli? «Abbiamo una partecipazione molto, ma molto indiretta». Giovanni Agnelli, presidente dell'Ifi, sorride nel leggere la lista dei giornalisti intervenuti all'assemblea di bilancio della finanziaria di famiglia («Sono troppi — commenta — per le poche cose che sentiranno»). Eppure la riunione dei soci Ifi, anche in assenza di grandi novità, resta una tappa importante per fare il punto sulla marcia dell'industria italiana verso il 1993, punto di riferimento obbligato ormai per obiettivi che, come ha ammonito Agnelli, «non si ottengono per elargizione ma per conquista». L'economia italiana continua a presentare un tasso di sviluppo sostenuto (intomo al 5%) e non è esagerato parlare di boom; in questo con¬ testo il gruppo Ifi, e la Fiat in particolare, si presenta come «un'azienda eurocentrica e soprattutto italocentrica nel suo eurocentrismo». Di qui la necessità di pungolare i vari protagonisti (e la pubblica amministrazione in particolare) verso le necessità della sfida europea. Intanto l'Ili chiude i conti di un esercizio giudicato, nella relazione, «di consolidamento dopo i rilevanti investimenti (oltre 350 miliardi) dell'anno precedente». I risultati della finanziaria guidata dall'amministratore delegato Gianluigi Gabetti si possono riassumere cosi. L'utile netto a fine marzo '88 supera i 90 miliardi (contro gli 87,5 dell'esercizio passato). Il dividendo, in pagamento dal 18 ottobre prossimo, sarà di 250 lire (contro 220) per le privilegio e di 200 (contro le 170) per le ordinarie. Ai conti del bilancio consolidato (388 miliardi contro i 452 dell'anno passato) sono mancati gli apporti straordinari legati alla cessione dei diritti Fiat ma il risultato netto della gestione ordina¬ ria segna un netto incremento: 84 miliardi contro i 54 dell'anno passato. E negli ultimi mesi è proseguita l'azione di riduzione dei debiti: ora il passivo è di 119 miliardi, ovvero cento in meno rispetto ai conti di chiusura esercizio e ancor più ridotti rispetto al 254 miliardi della fine di marzo dell'87. A dimostrazione della solidità del portafoglio del gruppo, basti dire che le sole partecipazioni quotate, in base ai prezzi di compenso del settembre 1988, presentano una plusvalenza complessiva di oltre 3500 miliardi rispetto al valore di carico. Agnelli ha anche precisato che nel corso dell'ultimo esercizio la finanziaria ha proceduto all'acquisto di mezzo milione di titoli privilegiati. L'ultima operazione relativa ad azioni ordinarie risale invece al maggio del 1987. Al termine dell'assemblea si è riunito il consiglio di amministrazione che ha proceduto al rinnovo delle cariche sociali. Il consiglio è ora composto da otto membri (contro i sette precedenti). Alla conferma di tutti i consiglieri (Giovanni Agnelli, Giovanni Nasi, Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti, Michel DavidWeill, Franzo Grande Stevens e Pio Teodorani-Fabbri) si è aggiunta l'elezione dell'ex governatore della Banca d'Italia Guido Carli. Per quanto riguarda l'equilibrio azionario, infine, ecco la percentuale dei maggiori azionisti: Giovanni Agnelli e C. in accomandita, 37,58%; Maria Sole Agnelli Teodorani Fabbri, 5,38; Imigest, 4.61%. Seguono, nell'ordine Primegest, Banca d'Italia, Gestiras, Fonditalia, Interbancaria, Fideuram e Capitalcredit. u. b.

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