Proibiti i bimbi sexy

Proibiti i bimbi sexy La decisione del giurì di autodisciplina pubblicitaria Proibiti i bimbi sexy Saranno tolti i cartelloni con il bambino che «occhieggia» nello slip dell'amichetta «Una violenza le pose sul set e sfruttamento di minori per scopi commerciali» MILANO — E' tornato di moda il comune senso del pudore, dopo anni di trasgressioni proposte come alternativa alla normalità quotidiana oppure il livello di guardia è stato superato, tanto da far scatenare una bufera attorno ad un manifesto con un bimbo che «occhieggia» all'interno degli slip di una bambina? La campagna della società Primizie per mamma e bambino (50 negozi, soprattutto nel Milanese) è stata condannata ieri dal Giuri dell'autodisciplina pubblicitaria, denunciata dal Comitato di controllo in seguito a innumerevoli proteste di organizzazioni (dalla Federcasalinghe al Comitato difesa consumatori, ad un Comitato genitori di Milano), psicologi dell'infanzia, cittadini. E' stata dichiarata in contrasto con gli articoli 1 (-La pubblicità... deve evitare tutto ciò che possa screditarla- ) eli. comma 2-3: i messaggi non devono contenere nulla che possa danneggiare i bambini psichicamente, moralmente o fisicamente e non devono abusare della loro naturale credulità o mancanza di esperienza o del loro senso di lealtà; in particolare, questa pubblicità non deve indurre a violare norme di coinpostamento sociale generalmente accettate: Cessazione immediata, anche se la ditta aveva annunciato domenica di sospendere la comunicazione -date le polemiche... e nel rispetto di tutti-. Obbligo di pubblicare l'estratto della sentenza -Giochi proibiti', dunque, quelli dei bimbi che sviluppano la curiosità del "Conoscersi- fisicamente, in un'epoca nella quale l'educazione sessuale deve entrare nelle scuole. Il mondo degli adulti, con le sue malizie e la sue pruderie, condanna un'immagine fotografica che riproduce gesti non certo ignoti ai bambini, in casa o sulla spiaggia. Ma quel che conta è la spontaneità dell'-occhtaiina-. In una campagna fotografica «la malizia c'è-. Si tratta di -posi; su un set', di -indicazioni specifiche di comportamento date ai giovanissimi', di «una violenza fatta su di loro in quel momento', di -sfruttamento dei minori per scopi commerciali rivolti agli adulti- (la ditta reclamizza abbigliamento). La difesa è stata accanita, in un dibattito durato quasi tre ore, presente la creatrice del messaggio, Rita Ferrieri, Nemmeno l'abile eloquenza dell'aw. Fusi ha avuto ragione sull'accusa di •strumentalizzazione dei bimbi-: •Hanno posato in maniera irreprensibile. La gente comune intervistata da una tv privata ha dimostrato di non essere rimasta scossa dal messaggio ("Lo fanno anche i riostri figli all'asilo"); ma una certa campagna giornalistica ha mirato allo scandalo-. Arringa: "Qui ci si è preoccupati di come nasce una pubblicità (compito che non spetta al Giuri), non di com'è il messaggio finito». Ma se fosse vero ciò che si dice, cioè che tra le centinaia di pose alle quali sono stati ••invitati» i due bambini (tra i 4 e i 5 anni) ce n'era una nella quale comparivano -nudi con la bimba che teneva in mano il pisellino del maschietto', chi può sostenere con convinzione l'ipotesi di "quella curiosità naturale', senza danno nell'evoluzione psicologica dei due protagonisti? Non uno, ma più studiosi, dal prof. Beniamino Stumpo dell'Università Cattolica di Milano, al presidente di «Telefono azzurro» contro la violenza ai bambini, hanno sottolineato, in lettere inviate all'Istituto di autodisciplina, «la possibilità di creare loro problemi psicologici». E' giusto chiedersi se fattori commerciali o di marketing che la pubblicità mette in primo piano utilizzando i bambini possono prevalere. Forse è tempo di varare la legge che regolamenti il rapporto tra pubblicità e minore. La sentenza del Giurì ne è una prova senza appello. Simonetta Conti Il manifesto delle polemiche con i bimbi in atteggiamento «sexy»

Persone citate: Beniamino Stumpo, Fusi, Milanese, Rita Ferrieri, Simonetta Conti

Luoghi citati: Milano