«Ho visto Rostagno morire, il suo corpo mi ha salvata» di Cesare Martinetti

«Ho visto Rostagno morire, il suo corpo mi ha salvata» «Ho visto Rostagno morire, il suo corpo mi ha salvata» DAL N08TRO INVIATO TRAPANI — C'è solo un mucchietto di vetri verdi in questa stradina polverosa di borgata Lenzi, tra Erice e Trapani, dove i carabinieri misurano con il metro gli angoli e i misteri di un agguato mafioso. Nessuno intorno, il verde e i colori caldi della Sicilia, un orizzonte di pietra e di ulivi che un silenzioso corteo venuto da Nord attraversa da questa mattina. Sono gli amici di Mauro Rostagno, quelli di Lotta continua e dei suoi vagabondaggi politici attraverso gli Anni 70 che ora vengono a guardare con gli occhi dove e come è finito uno di loro, il più bizzarro, Mauro Rostagno è morto ammazzato in questa curva di polvere alle 8 di lunedi sera. A 300 metri dalla sua comunità «Saman» dov'era sbarcato otto anni fa proveniente dall'India e immerso dentro la filosofia degli «arancioni». Lì aveva fondato la sua utopia con l'amico Francesco Cardella, bizzarro come lui. Qui Rostagno e Cardella da otto anni facevano agricoltura, avevano messo su un laboratorio di fotocomposizione, raccoglievano tossicodipendenti da tutta Italia. Sessanta ragazzi che adesso, in questo pomeriggio di condoglianze, se ne stanno sparpagliati tra gli ulivi, nelle vigne, nascosti nei laboratori, annidati tra le casette di pietra chiara messe su poco per volta. Carabinieri e polizia non sanno nulla. Dicono che ci sono solo ipotesi: o mafia o qualcos'altro. Per esempio, come da queste parti si insinua, colpi di pistola che vengono da lontano, da un risvolto del delitto Calabresi in cui Rostagno era stato indiziato (una comunicazione giudiziaria) per essere stato dirigente di Le negli anni di quel delitto. Ma non può essere ersi. E' stata la mafia, una vendetta, un avvertimento, un'esecuzione per quel suo modo di parlare chiaro dalla televisione più alternativa e rompiscatole di Trapani, RTC, dove da un anno Rostagno si era buttato a capofitto — come faceva lui in tutte le cose — a fare nomi e cognomi, raccontando le cose di mafia come da queste parti nessuno è capace di fare. Mauro Rostagno, 46 anni, lunedi sera tornava dagli studi della televisione quando lo hanno aspettato, nel buio di quella curva. Con lui c'era Monica Serra, 26 anni, una ragazza della comunità, arrivata da Milano tre mesi fa: 'Non ci siamo accorti di niente. All'improvviso — ci ha raccontato Monica — i colpi, tre colpi. Non abbiamo visto nessuno. I vetri della macchina volavano da tutte le parti, si sbriciolavano su di noi. lo mi sono buttata giù, ho posato la testa sulla sua gamba. Dopo i colpi il silenzio. Ho gridato, gli ho chiesto come stava. E lui, con la voce ferma, mi ha risposto: "Tutto bene, non ti preoccupare". Sarà passato un minuto. Poi di nuovo i colpi, tre, quattro. Non ho visto niente e ho tenuto gli occhi chiusi. Ho sentito un 'auto che sgommava e partiva veloce. Ho guardalo Mauro: aveva la testa buttata all'indietro, gli occhi rovesciati, sangue dappertutto. L'ho chiamato, non mi ha più risposto. Io ero salva, viva, per miracolo, sono uscita, mi sono messa a gridare...". Più tardi si capirà che qualcuno, poco prima, aveva sabotato la centralina della luce comunale. Un lampione sta proprio lì, sulla curva della morte, e avrebbe mostrato a Rostagno i killer in agguato. I carabinieri hanno trovato una macchina bruciata poco lontano, una Uno, forse è quella degli assassini. Per terra c'erano anche brandelli di metallo di un fucile. Forse è esploso in mano agli attentatori, forse uno di loro è ferito. Particolari che hanno, per adesso, poca importanza. Più importante è capire perché hanno ucciso questo eterno ragazzone con capelli e barba nera, che usava andare in giro vestito di bianco a provocare la mafiosa tran¬ quillità di Trapani. Francesco Cardella dice che le difficoltà per la loro comunità erano state notevoli fin dall'inizio: "Quando siamo arrivati in questa campagna, pochi giorni dopo, ci hanno rubato i cavalli. Poi ce li hanno restituiti. Era un segno, come dire: andatevene. I carabinieri venivano a fare perquisizioni e cercavano la droga: mai trovato niente. Abbiamo resistito'. Sono rimasti lì a praticare queste loro terapie dolci di recupero e reinserimento dei tossicodipendenti. -Qui — diceva Rostagno — non ci sono divieti. Chi vuole, lavora. Si può uscire e si può fare l'amore. Saman è strutturalmente antimafiosa perché è fondata sa un patto tra uomini liberi-. Minacce? -Sì — dice Cardella —. Una per iscritto, sei mesi fa. Una lettera in cui grosso modo si diceva a Rostagno di smetterla di gettare fango sulla provincia di Trapani. Ecco, se dovessi dare una spiegazione del delitto direi cosi: fin tanto che siamo rimasti nel chiuso della nostra Comunità tutto è andato bene. In fondo soddisfavamo un bisogno: quello di aiutare i tossicodipendenti. Quando siamo usciti nella città e ci siamo fatti sentire hanno sparato-. E' successo un anno e mezzo fa, circa. Quando la Comunità è entra¬ ta nella società della televisione (che era di proprietà di Puccio Bulgarella, un imprenditore i cui familiari sono stati implicati in un'inchiesta mafiosa) e Mauro Rostagno ha ripreso quel vecchio «vizio» di Lotta Continua di fare «controinformazione-. Che cosa sia successo lo ha spiegato bene, forse con involontaria ambiguità, ieri mattina Giacomo De Girolamo, il direttore della televisione concorrente Telescirocco: "Rostagno era un forestiero, uno del Nord, con un passato discusso e un'attività collaterale strana, che per fare il giornalista era costretto a parlare male della gente del posto. E questo tanti non gliel'hanno mai perdonato...". Qui, davanti alla Comunità, c'è Elisabetta Roveri. Chicca, la compagna di Rostagno che per 15 anni lo ha seguito attraverso i suoi sogni. Hanno una figlia, Monica, chiamata dal padre Cusum, che significa fiore in indiano. Chicca riesce a non piangere: "La prima volta che mi ha parlato eravamo a Milano, in metropolitana. Mi ha detto: lo sai che ho una figlia? Io ho pensato che fosse un matto... Poi abbiamo fatto una figlia insieme. Si, era matto, era vivo, vero. Una persona bella-. Cesare Martinetti

Luoghi citati: Erice, India, Italia, Milano, Sicilia, Trapani