Condannò i Greco all'ergastolo

Condannò i Greco all'ergastolo Condannò i Greco all'ergastolo Nel dibattimento di secondo grado per la strage Chinnici - La sentenza annullata dalla Cassazione per «insufficienza di motivi» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PALERMO — Antonino Saetta aveva diretto difficili processi di mafia e forse avrebbe presieduto il dibattimento d'appello del primo maxiprocesso a Cosa nostra. In 40 anni di carriera quanti processi e quanti nemici? n caso più clamoroso del quale Saetta si occupò fu, nel 1985, la strage Chinnici, quando confermò la condanna all'ergastolo per i fratelli Michele e Salvatore Greco, i ricchi proprietari di agrumeti indicati dal pentito Tommaso Buscetta quali mandanti dell'uccisione del consigliere istruttore del tribunale Rocco Chinnici, massarato nello scoppio di un'auto-bomba il 29 luglio del 1983 con i carabinieri della scorta, Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e con il portinaio dello stabile nel quale alloggiava, Stefano Li Sacchi. I Greco erano stati condannati al carcere a vita l'anno prima dalla Corte d'Assise presieduta da Antonino Meli, ora protagonista del «caso Palermo». Saetta non si disorientò per le poche prove a carico dei presunti mandanti della strage e, seguendo lo stesso filo logico di Meli, arrivò alle sue stesse conclusioni: i Greco avevano fatto uccidere l'alto magistrato perché aveva osato fare entrare gli inquirenti ai suoi ordini nelle banche del potere mafioso, come disse in quei giorni l'allora ministro delle Finanze Rino Formica. Gli imputati ricorsero in Cassazione e la prima sezione della Corte suprema presieduta da Corrado Carnevale annullò la sentenza per difetto di motivazione. Ma il caso non si chiuse li: la Cassazione infatti dispose un altro dibattimento affidandolo stavolta ai giudici di Catania. Quindi il quarto processo e il primo luglio 1987 la Corte di assise d'appello catanese confermò l'ergastolo per Michele Greco detto il «Papa» e suo fratello Salvatore Greco chiamato «senatore», tuttora latitante. Altro rinvio in Cassazione su nuovi prevedibili ricorsi dei condannati e — ennesimo colpo di scena — nuovo annullamento, stavolta deciso dalla VI sezione, sempre per difetto di motivazione. A questo punto la Corte suprema ha incaricato del caso i giudici di Messina. Altra vicenda giudiziaria che impegnò il magistrato fu quella per l'omicidio (4 maggio 1980) del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, tarantino, 30 anni, comandante della compagnia dei carabinieri di Monreale. In primo grado la corte d'assise assolse per insufficienza di prove i tre presunti Idller di Basile: Vincenzo Puccio, Armando Bonanno e Giuseppe Madonia Scarcerati e inviati al confino in tre paesini della Sardegna, i tre giovani sparirono ben presto dalla circolazione. In appello furono condannati all'ergastolo, ma la prima sezione della Cassazione presieduta da Carnevale, annullò per difettosa motivazione. Si arriva cosi al 23 giugno di quest'anno quando il presidente Saetta, con Giuseppe Madonia e Vincenzo Puccio nel frattempo catturati, condanna i due all'ergastolo e riserva la stessa sorte al latitante Armando Bonanno. a. r.

Luoghi citati: Catania, Messina, Monreale, Palermo, Sardegna