Rostagno: dal '68 alla lotta contro la droga

Rostagno: dal '68 alla lotta contro la droga Rostagno: dal '68 alla lotta contro la droga La laurea a Trento, quindi la leadership di Le con Sofri - Tra i fondatori del «Macondo», fu arrestato per spaccio di stupefacenti - Poi la conversione con gli «arancioni» e la guerra alla mafia TRAPANI — Mauro Rostagno, 46 anni, ex leader di Lotta continua, amico di Renato Curcio, da molti anni in Sicilia, da alcuni promotore di una comunità per il recupero del tossicodipendenti, è stato ucciso ieri sera a Trapani. Sette colpi di pistola, in località Lenzi, dove si trova anche la sua comunità «Saman», lo hanno fulminato. Un killer ignoto, ma molto probabilmente da> cercarsi tra gli spacciatori di droga a cui l'attività di Rostagno dava da tempo fastidi e intralci. Ultimamente stava compiendo un'indagine riservata sul traffico della droga in quella zona e i collegamenti con la mafia. Rostagno, un mese fa, aveva anche ricevuto una comunicazione giudiziaria dai giudici milanesi che indagano sull'omicidio del commissario Calabresi. Nel 1972, insieme a Sofri e Pietrostefani (che dal pentito Marino sono accusati di essere stati i mandanti di quel delitto), Mauro Rostagno era un dirigente di Lotta continua e come altri (fi a cui Marco Boato) è stato inserito tra gli indiziati dell'omicidio. Ma pubblicamente, in alcune interviste in agosto, Rostagno aveva respinto le accuse: «Per due anni abbiamo svolto un'azione martellante, con l'obbiettivo di trascinare Calabresi in tribunale. Ci riuscimmo. Ma è mai possibile che un'organizzazione faccia una campagna pubblica e poi, contemporaneamente, abbia voglia di usare strumenti clandestini e illegali? Non ci sono prove contro di noi-. H delitto è accaduto a sera. Rostagno è stato abbattuto sul cancello di ingresso della sua comunità. Aveva appena terminato la sua trasmissione quotidiana a -Rtc», Radio Telecine, un'emittente trapanese nella quale aveva fatto recentemente il suo ingresso insieme ad alcuni giovani ospiti della comunità «Saman- e dalla quale continuava a combattere giornalisticamente le sue 'battaglie- a favore degli emarginati. Anche ieri sera aveva parlato dell'influenza della mafia in provincia di Trapani. •Faccio le stesse battaglie di un tempo — ha detto Rostagno in un'intervista —, contro la mafia, l'emarginazione, la disoccupazione. Con strumenti diversi, con un tono diverso, senza più un'organizzazione. Niente mai, neppure la vicenda Calabresi, potrà farmi tornare all'attività politica di un tempo-. Torinese, figlio di due operai Fiat, Mauro Rostagno è stata una delle figure più bizzarre e controverse del «movimento-. Studente dai rosminiani e dai salesiani a Torino, sposo e padre a 17 anni, dirigente della federazione giovanile del psiup negli anni Sessanta, per un certo periodo ha fatto anche l'operaio. E' poi ritornato agli studi e si è iscritto alla «Bocconi» di Milano, dove cominciò a diventare un protagonista della contestazione. Nel '68 è all'università di Trento, facoltà di sociologia, dove diventa amico fraterno di Renato Curcio. Del '68 avrebbe detto più tardi: 'Bellissimo... pazzesco... un delirio-. Trova modo di laurearsi con 110 e lode suscitando quasi scandalo fra i suoi amici in quel periodo in cui si teorizzava la fine dell'università e dei titoli di studio. Fonda Lotta continua, ma presto fa una scelta controcorrente e scende in Sicilia con la moglie e la seconda figlia nata nel frattempo. Là continua il suo impegno, organizza occupazioni di case e lavoro politico tra i sottoproletari. L'iniziativa più clamorosa fu l'occupazione pacifica della cattedrale di Palermo, non osteggiata dal cardinale Pappalardo. Nel '76 Rostagno tomo a Milano, candidato alle elezioni con la lista «n godere deve essere operaio-. Non viene eletto e subito dopo con alcuni amici apre U più celebre locale alternativo milanese, il «Macondo-, dove organizzò una festa di -svendita del Sessantottocon messa all'asta di cimeli dell'epoca come i libretti rossi di Mao. Macondo ven¬ ne poi chiuso dalla polizia per l'eccessivo uso di hashish che si faceva nelle sue stanze. Rostagno fu incarcerato e processato. Dopodiché tornò in Sicilia, a Trapani, approdando contemporaneamente alla filosofia «arancione" di Bhagwan Rajneesh con il nome di Sanatano e aprendo la sua comunità di giovani per il recupero dei tossicodipendenti. Ma senza dimenticare gli amici, come Renato Curcio, che in questi anni ha tenuto con lui una fitta corrispondenza pubblicata nei mesi scorsi sui giornali. -Renalo — disse allora Rostagno — appena libero vuol lenire qui. in questa vallata verde, dove settanta ragazzi piantano patate, allevano galline, scoprono i segreti della fotocomposizione e delle tecniche televisive-. Ultimamente il suo impegno di denuncia alla televisione era diventato quasi ossessivo. -Offri! giorno, nel notiziario — ci ha detto ieri sera uno dei suoi amici a Rtc — approfondiva gli argomenti su questo flagello. Negli ultimi giorni ha ricevuto molte minacce con lettere e telefonate anonime. Pensiamo che sia un delitto di mafia, deciso ad alto livello-. r. s. Mauro Rostagno

Luoghi citati: Milano, Sicilia, Torino, Trapani, Trento