Cossiga: «Lo Stato reagirà» di Cesare Martinetti

Cossiga: «Lo Stato reagirà» La Sicilia sconvolta dall'agguato di Caltanissetta e dall'omicidio di Trapani Cossiga: «Lo Stato reagirà» «L'uccisione di Saetta è un segnale gravissimo» - Oggi plenum del Consiglio superiore della magistratura a Palermo «Subito i super-poteri a Sica » ROMA — 'Desidero in questa tragica ora ribadire l'intransigente e solidale determinazione di popolo e di istituzioni ad affermare la sovranità della legge e l'ordine repubblicano ovunque e contro qualsivoglia minaccia-, dice Francesco Cossiga in un telegramma personale alla moglie del giudice Antonino Saetta che sembra quasi anticipare l contenuti del "messaggio" che il presidente della Repubblica sta per inviare alle Camere su mafia e giustizia. •E' un gravissimo segnale — aggiunge Cossiga — di quanto profonde e difficili da estirpare siano le radici della mala pianta della criminalità organizzata. Di fronte a questo inumano crimine si erge la coscienza civile e morale del Paese e la ferma determinazione delle autorità democratiche costituite come baluardo all'offensiva sferrata contro la libertà della magistratura e l'irrinunciabile esercizio della giustizia'. Si deve continuare a fare i processi, chiede Cossiga, e lo Stato deve farsi sentire in maniera forte. Poco dopo, in una dichiarazione diffusa da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio De Mita ha quasi voluto rassicurare il capo dello Stato: -La via indicata dal governo, di poteri straordinari e senza precedenti all'alto commissario Sica, deve essere percorsa fino in fondo e senza esitazioni dal Parlamento, con questo pun¬ to di riferimento forte e visibile deve essere garantita una reazione adeguata, coordinata, continuativa-. Insomma, il Parlamento, chiede De Mita, deve approvare al più presto il disegno di legge del governo sui poteri al nuovo commissario antimafia, con — dice il presidente del Consiglio — una risposta 'alta e unitaria. Ogni divisione sui metodi e sugli obbiettivi di lotta a qualsiasi livello, vale solo ad aggravare questa tragedia-. L'omicidio del giudice Saetta arriva proprio in un momento centrale del dibattito intorno ai modi in cui le istituzioni devono affrontare il fenomeno mafioso. Oggi si riunirà la commissione antimafia e già sono all'ordine del giorno quattro relazioni (Violante, pei, De Lorenzo, pli, Calvi, psi, Vitalone, de) sulla base dei documenti che sono stati inviati a Palazzo San Macuto da tutti gli organismi che si occupano di mafia, dai carabinieri alla Guardia di Finanza, al Sisde, alle prefetture siciliane. Al Consiglio superiore della magistratura, dopo la chiusura del controverso "caso-Palermo" (il dissidio Meli-Falcone sulla validità e l'operatività del pool antimafia istituito nell'ufficio Istruzione del tribunale), proprio ieri mattina si apriva la discussione su un analogo "caso Calabria" alla procura della Repubblica di Locri. Una discussione ritardata dalla notizia dell'agguato di Caltanissetta e dalla decisione di recarsi oggi in Sicilia ai funerali di Saetta e per tenere una seduta straordinaria del plenum a Palermo per •essere vicino ai magistrati e per dare un segno concreto alla volontà della magistratura di proseguire il proprio impegno a difesa della legalità: n ministro della Giustizia Giuliano Vassalli ieri pomeriggio alle 17 è subito sceso nell'aula di Montecitorio per riferire alla Camera sul nuovo omicidio di mafia ed esprimere 'Orrore- per questo attentato. Sono state tutte rispettate le misure di sicurezza? «A Palermo — ha detto Vassalli—per i magistrati vi sono particolari protezioni, forse come non vi sono in altre parti d'Italia. Saetta aveva l'auto blindata e la scorta-. Però soltanto quando si trovava a Palermo. Un particolare che non mancherà di riaprire le polemiche su scorte e protezioni. I verdi, in un documento, hanno chiesto al ministro «come sia potuto accadere che uno dei magistrati maggiormente esposti sia rimasto vittima di un agguato senza nessuna protezione-. U segretario del movimento sociale Fini ha detto di -voler conoscere il responsabile di una simile decisione: anziché garantire la protezione per i politici che vanno al mare (il riferimento è alle recenti polemiche sulla protezione goduta in spiaggia da Riccardo Misasi, sottosegre¬ tario di De Mita), lo Stato farebbe bene a proteggere la vita dei suoi servitori più esposti». Altre polemiche ci sono già state ieri alla Camera nonostante fossero presenti in aula solo tredici parlamentari e nessun rappresentante del governo (oltre a Vassalli) a discutere sul nuovo agguato mafioso. Il vicepresidente del gruppo comunista Luciano Violante ha polemizzato sia per la scorta a Saetta attuata solo "nelle ore di ufficio- sia per la condizione dei giudici. n pei è il più polemico: «/< feroce agguato — si legge in un comunicato della segreteria comunista — dimostra la fondatezza delle denunce che segnalavano negli ultimi tempi la permanente forza del potere mafioso, la pericolosa solitudine nella quale vengono lasciati i giudici e i servitori dello Stato più impegnati nell'azione a difesa della legalità, la gravità degli attacchi politici lanciati contro di essi. Sempre più evidente è l'incapacità manifestata dal governo nell'attrezzare seriamente lo Stato. Occorre che il governo sia autorevole e credibile, e invece continuano a far parte dell'esecutivo uomini su cui pesano pesanti interrogativi-, n riferimento è al ministro dell'Interno Antonio Gava («un politico dimezzato-), sul quale i comunisti insistono nel chiedere le dimissioni per la vicenda del rapimento Cirillo. Cesare Martinetti