Tutti gli uomini del Banco di Susanna Marzolla

Tutti gli uomini del Banco Ambrosiano: le richieste del pm dopo un'indagine durata sei anni Tutti gli uomini del Banco Bancarotta fraudolenta: è la principale imputazione per ex amministratori, membri P2, «faccendieri», dirigenti Ior De Benedetti invece «si procurò un ingiusto profitto con danno ingente per Calvi» - Angelo Rizzoli e la sorella accusati di «infrazione valutaria» • «Dolosamente accreditati» alla Bolchini in Svizzera 10 milioni di dollari MILANO — «Profili dell'insolvenza del Banco Ambrosiano Spa»: questo il titolo dell'inchiesta e della requisitoria del pm Pierluigi Dell'Osso che ha concluso sei anni di lavoro. Come tutte le requisitorie, comincia con i capi d'imputazione: cioè le accuse inizialmente rivolte ai singoli imputati. Si sa che quelle accuse vengono in sostanza ribadite nelle richieste di rinvio a giudizio del pm: per nessuno, infatti, è chiesto il proscioglimento. Gli imputati sono 44. A 40 viene contestato il concorso in bancarotta fraudolenta pluriaggravata. Sono in pratica divisi in gruppi: gli ex amministratori e funzionari dell'Ambrosiano; gli uomini della P2; i «faccendieri-; i dirigenti dello Ior (che però sono stati dichiarati non processabili dalla Cassazione). Poi ci sono i personaggi singoli: ad essi vengono contestati o lo stesso reato di bancarotta o altri reati. Cominciamo con le posizioni singole. La meno grave e quella di Gabriella Curi, per anni segretaria-factotum di Bruno Tassan Din: viene accusata di favoreggiamento. Seguono, in ordine di gravità, l'editore Angelo Rizzoli e sua sorella Anna. Sono entrambi accusati di infrazioni valutarie per avere costituito all'estero -disponibilità e attività senza l'autorizzazione prevista'. Rizzoli aveva alla Banca Rotschild di Zurigo l'equivalente di quasi 10 miliardi di lire e 189 mila azioni della casa editrice; sua sorella 2 miliardi e 105 azioni. L'accusa più grave, escludendo la bancarotta, è quella rivolta a Carlo De Benedetti: gli viene contestato l'art. 629 del Codice penale, cioè l'estorsione. Il suo comportamento va inquadrato — secondo l'accusa — -nel contesto di una sua decisa contrapposizione, quale vicepresidente del Banco Ambrosiano, al presidente ed amministratore delegato Roberto Calvi, circa i criteri di gestione e di assetto della banca-. In questo quadro -trattando le condizioni della sua uscita imponeva come conditio sine qua non ed otteneva- (oltre alla restituzione del 2 per cento delle azioni Ambrosiano, gli interessi e la non restituzione di azioni Olivetti vendute all'Ambrosiano stesso) -che Calvi rilevasse un consistente pacchetto di emittende azioni Brioschi al prezzo complessivo di 32 miliardi di lire, procurandosi così un ingiusto profitto con danno ingente per Calvi e le società da lui dirette e coinvolte nell'operazione-. Per «costringere» il presidente dell'Ambrosiano, De Benedetti — si legge ancora nel capo d'imputazione — -si avvalse della rilevante intimidazione- che costituiva per Calvi -la prospettiva della sua ulteriore permanenza nell'azienda e la conseguente reiterazione dei contrasti e, soprattutto, delle richieste relative all'effettiva situazione estera del Gruppo-. Queste -avrebbero inevitabilmente comportato la scoperta dell'occulto meccanismo e del grave dissesto della banca che Calvi aveva assoluto interesse a tenere celati-. L'ultima posizione singola è quella di Anna Bonomi Boichini: è accusata di concorso in bancarotta e di reati valutari. Le vennero -dolosamente accreditati- dal Banco Ambrosiano Overseas di Nassau, su ordine di Calvi, prima due milioni di dollari, poi altri 8 milioni. L'accredito avventi» su banche svizzere. Il gruppo più consistente di imputati è quello degli ex amministratori e sindaci del Banco Ambrosiano: Orazio Bagnasco, Giacomo Di Masè, Federico Gallarati Scotti, Piero Locatelli, Goffredo Manfredi, Stefano Marsaglia, Giampaolo Melzi D'Eni, Aladino Miciaroni, Carlo Olgiati, Enrico Palazzi Trivelli, Giuseppe Prisco, Roberto Rosone, Luigi Roteili, Mario Valeri Manera, Carlo Von Castelberg, Giuseppe Zanon di Valgiurata, Amatore Brambilla, Antonio Confalonieri, Mario Davoli, Francesco Monti. Ad essi vanno aggiunti i funzionari dell'ufficio estero che avevano anche cariche amministrative nelle consociate del Banco Ambrosiano in Perù, Nicaragua e Lussemburgo: Filippo Leoni, Giacomo Botta, Carlo Costa, Alessandro Mennini, Adriano Bianchi. Tutti loro -concorsero con Roberto Calvi- nella distrazione, nell'occultamento, nella dissipazione e comunque nella distruzione del patrimonio sociale dell'a¬ zienda, nella falsificazione dei relativi bilanci e libri sociali, nella distribuzione di utili fittizi e nell'effettuazione di sistematici acquisti di azioni del Banco Ambrosiano. In particolare consentirono: «La concessione di fidi e depositi diretti a favore di società estere»; -L'inquadramento come normali depositi bancari di depositi occultamente finalizzati-; 'La concessione di fidi e finanziamenti a clienti al di fuori di corrette logiche di erogazione del credito". Questi «clienti» sono gli altri imputati di bancarotta. Innanzitutto gli uomini della P2: Licio Gelli, Umberto Ortolani, Bruno Tassan Din. Ad essi si aggiunge Marco Ceruti Infine i dirigenti dello Ior (Istituto Opere di Religione): Paul Marcinkus, Pellegrino De Stroebel, Luigi Mennini. Contribuirono alla bancarotta -concordando e realizzando con Calvi l'apprestamento, l'attivazione, l'operatività, il controllo e la messa a disposizione di società panamensi, lussemburghesi e del Liechtenstein-. Susanna Marzolla

Luoghi citati: Lussemburgo, Milano, Nassau, Nicaragua, Perù, Svizzera, Zurigo