E il Vaticano disse una bugia

E il Vaticano disse una bugia Fu una suora a scoprire per prima che Papa Luciani era morto E il Vaticano disse una bugia CITTA'. DEL VATICANO — Fu una suora, e non il segretario privato, John Magee, a scoprire la morte di Giovanni Paolo I la mattina del 29 settembre 1978. La versione ufficiale vaticana è stata smentita dallo stesso Magee, che ora è vescovo in Irlanda, in un'intervista al mensile cattolico Trenta Giorni. All'origine della falsa versione è una decisione presa dall'allora segretario di Stato, Jean Villot. nelle ore drammatiche che seguirono la morte di Papa Luciani, a poco più di un mese dalla sua elezione. «Non si può comunicare al mondo — disse il cardinale francese ai pochissimi che erano già a conoscenza delle circostanze — che ad entrare per prima nella stanza del Pontefice è stata una donna, anche se si tratta di suor Vincenza». I tentativi per dissuaderlo non sortirono alcun effetto. Il segretario di Stato si rifiutò di fornire una versione più genèrica, meno dettagliata, che non avrebbe esposto il Vaticano al rischio di accreditare, su un evento storico, una premeditata inesattezza. Proprio da quel primo comunicato, e dalle esitazioni e ambiguità di quelle ore, nacquero illazioni e voci fantastiche sulla morte di Giovanni Paolo I. Ecco il racconto di monsignor Magee: «Al mattino, verso le 5,30, una suora mi svegliò in preda all'agitazione: il Papa è morto, mi disse». Suor Vincenza, preoccupata perché aveva trovata intatta la tazzina di caffè che Giovanni Paolo I beveva solitamente alle 4,30, «era entrata e aveva visto il corpo immobile». Subito dopo Magee scese, apri la prima porta, bussò senza avere risposta e si avvicinò alla tenda che copriva allo sguardo il letto — lo stesso di Giovanni XXin—<n cui dormiva Papa Luciani. «Chiamai il Papa ma non ebbi risposta. Chia¬ mai di nuovo, ancoraniente. Allora mi decisi a tirare la tenda e lui era lì, con gli occhiali, tutto a posto. Giaceva nel letto con la testa reclinata sulla destra, aveva in mano i fogli di un'omelia. L'ho trovato così, sembrava che leggesse e sì fosse addormentato da qualche minuto. Tutto era in ordine, i fogli non erano caduti, erano nelle sue mani davanti al volto. Aveva un bel sorriso». In precedenza, racconta il presule, Giovanni Paolo I — consapevole delle sue malferme condizioni di salute — aveva avuto una strana premonizione della sua fine. «C'erano altri migliori di me che potevano essere scelti — aveva detto, conversando sul Conclave —. E Paolo VI aveva già indicato il suo successore. Stava proprio di fronte a me nella Cappella Sistina in Conclave. Ma lui verrà, perché io me ne vado». Solo qualche anno più tardi, quando Giovanni Pao¬ lo II lo nominò maestro delle cerimonie, John Magee seppe dai cerimonieri che davanti ad Albino Luciani, in Conclave, sedeva Karol Wojtyla. Anche l'ultima sera, a tavola, Papa Luciani dimostrò di avere un'intuizione di ciò che sarebbe accaduto. Parlò con John Magee degli esercizi spirituali della Quaresima. «Ho già fissato tutto — disse —. Va bene, ma il ritiro che vorrei avere adesso è il ritiro per una buona morte». Monsignor Magee si oppose: «Santità, no»; aveva ancora in mente la scomparsa di Paolo VI. «Sì, vorrei avere un ritiro di questo genere», insistè il Papa. E corresse la preghiera che un sacerdote presente stava cominciando a recitare: «La forma originale di questa preghiera è: "O Dio, dammi la grazia di accettare la morte nel modo in cui mi colpirà"». Tre ore più tardi il presagio si era avverato, m. tos.

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