Parmalat secondò round

Parmalat, secondo round Primi approcci tra Federconsorzi e Tanzi per l'avvio del polo Parmalat, secondo round Chiuso il capitolo Kraft, entra nel vivo la soluzione italiana - Non è stato ancora toccato il nodo dei debiti - Seccamente smentita l'esistenza di un'altra cordata ROMA — Sul fronte della Parmalat qualcosa si muove, anche se la parola «accordo» non è ancora stata pronunciata. Tra Lobianco e Tanzi c'è uno scambio di carteggi, ma fonti ben informate assicurano che non è stato affrontato il fondamentale problema dei debiti e bisogna ancora valutare il reale valore del gruppo. Non è semplice cogliere le sfumature nel grande polverone che da qualche mese a questa parte si è progressivamente levato attorno all'azienda di Collecchio, però i segnali che vengono da più parti, organizzazioni e privati, confermano ancora una volta l'interessamento della Federconsorzi al futuro della Parmalat. L'ultima puntata della vicenda è cominciata mercoledì. Dopo un periodo di silenzio relativamente lungo, è circolata la voce che ci fosse una cordata tricolore, e precisamente padana, pronta a -entrare nella mischia. Il gruppo avrebbe dovuto essere guidato da Franco Bettolìi, presidente degli imprenditori agricoli bresciani a cui fa capo «Bertana», il più grande gruppo di macellazione italiano. Bettoni (che è anche vicepresidente della Confagricoltura e candidato alla poltrona presidenziale che Wallner lascerà libera tra qualche mese) recentemente ha incontrato con una certa frequenza il ministro Marinino: ciò ha fatto ipotizzare un ulteriore tentativo di trovare una soluzione per il gruppo di Collecchio. L'ipotesi è però stata recisamente smentita ieri dalla Bertana. E' vero, dice Bettoni, che ho incontrato il ministro ma solo in occasione di manifestazioni ufficiali e comunque di Parmalat non si è neppure parlato. C'è da dire d'altra parte che gli imprenditori lombardi hanno più volte manifestato le loro preoccupazioni per il futuro dell'azienda emiliana. La Lombardia è una delle regio- ni italiane con la più alta produzione di latte e in quest'area Tanzi rifornisce in modo massiccio le sue linee di produzione, un fatto che giustifica ampiamente l'apprensione degli allevatori locali. Da qui all'ipotesi di intervento U passo è breve e in effetti, come ha detto il direttore dell'Unione agricoltori bresciani, Giovanni Teretola, «se qualcosa dovesse andare male nelle trattative con la Federconsorzi il gruppo Bertana potrebbe interessarsi al problema e fare da coagulo per una cordata di imprenditori interessati alla que¬ stione. Però pare che non ce ne sarà bisogno perché mi risulta che le trattative siano in dirittura d'arrivo: L'asserzione di Teretola è un'ulteriore conferma alla sensazione che la partita Parmalat si possa concludere in casa Federconsorzi, dove ieri si è riunito il comitato esecutivo. «/! comitato ha compiuto — dice un comunicato di via Cintatone — un esauriente esame della situazione del settore agro-economico italiano, con particolare attenzione per il comparto agro-alimentare, che attual- mente occupa vivamente la pubblica opinione». Ma il punto più interessante è la conclusione del documento. L'esecutivo Federconsorzi — dice l'ultimo paragrafo del comunicato — si è trovato concorde sul fatto che l'organizzazione, anche di fronte ai rapidi mutamenti del quadro di riferimento e al sorgere di nuove realtà, debba anzitutto operare per una sua sempre maggiore validità interna e insieme essere attenta, sensibile «e aperta anche a nuovi impegni: Apertura peraltro «che non può che essere coerente e consequenziale al programma triennale approvato'. L'apertura a nuovi impegni di cui si parla potrebbe già essere abbastanza significativa, ma potrebbe anche riferirsi più genericamente al «polo» alimentare. Determinante invece, secondo alcuni «interpreti» del messaggio, è il riferimento al programma triennale di rinnovamento dell'organizzazione federconsortile. Nelle sue «condizioni» ad un intervento Federconsorzi nella vicenda Parmalat, Stefano Wallner aveva detto che l'operazione doveva essere trasparente, condotta all'insegna della più alta professionalità manageriale e, soprattutto, non doveva intaccare minimamente il piano triennale. E l'atteggiamento dell'esecutivo pare voler proprio dare garanzie in tal senso. Se le cose hanno quest'aspetto la strada verse l'intesa dovrebbe dunque essere sgombra almeno di questo, non indifferente, ostacolo. Intanto anche la Lega delle Cooperative si candida per svolgere un ruolo nella ristrutturazione del settore agro-alimentare e inoltre chiede al governo -di affrontare senza indugio la questione della debolezza dell'apparato agro-industriale italiano in confronto ai partner esteri'. Vanni Cornerò Calisto Tanzi Arcangelo Lobianco

Luoghi citati: Collecchio, Lombardia, Roma