Per l'elezione del Presidente si rischia il ritorno alla guerra civile

Libano, un giorno sull'abisso Per l'elezione del Presidente si rischia il ritorno alla guerra civile Libano, un giorno sull'abisso Saltano gli accordi: i cristiani disertano il Parlamento - Oggi nuova seduta - Gemayel nomina in extremis un governo provvisorio: premier è il generale Aoun - Uccisi tre comandanti di «Amai» BEIRUT — Ancora una volta, sul Libano incombe la guerra civile. Ieri mattina è di nuovo andata a vuoto la seduta del Parlamento convocata per eleggere il successore de- presidente Amin Gemayel, il cui mandato è scaduto a mezzanotte, e si è tornati a sparare sulla linea verde che separa i settori cristiano e musulmano di Beirut. I deputati cristiani, che respingono le intese raggiunte sopra le loro teste tra Usa e Siria sulla candidatura del nuovo presidente, hanno disertato la seduta, obbligando 11 presidente dell'Assemblea a fare una nuova convocazione per oggi. Ma le armi non hanno tardato a farsi sentire: sono risuonati colpi di mortaio e di mitragliatrici in un fuoco incrociato tra settore cristiano e musulmano ed è corso di nuovo il sangue: ia polizia ha riferito che è rimasto ucciso un membro della milizia cristiana e feriti due militari della sesta brigata dell'esercito regolare. Nel primo pomeriggio, nella parte meridionale di Bei¬ rut, pattugliata dal siriani, hanno perso la vita in un'imboscata tre dirigenti della milizia di Amai: Daoud Daoud e Mahmud Faklh e Hassan Sbaiti, comandanti di Amai per il Sud Libano, sono rimasti uccisi da un razzogranata che ha distrutto la loro automobile (tra le vittime figurano l'autista dei comandanti e un passante). Non si sa chi abbia sparato, ma con tutta probabilità si tratta di elementi filo-iraniani. Se 11 Libano non avrà oggi un nuovo presidente, rischiera di trovarsi con due governi contrapposti che sancirebbero nei fatti la spaccatura tra cristiani e musulmani e il riesplodere della guerra civile. La Costituzione prevede che nel caso che scada il mandato del presidente in carica senza che sia stato eletto il suo successore, egli proceda a costituire un governo provvisorio fino a quando subentri il nuovo capo dello Stato. Nella notte, infatti, la nomina in extremis del capo del governo: Gemayel, 11 presidente cristiano maronita uscente, ha nominato primo ministro 11 comandante dell'esercito generale Michel Aoun, 11 quale sarà a capo di un governo militare interinale di sei membri, secondo 11 decreto promulgato da Gemayel, negli ultimi minuti del suo mandato presidenziale. I ministri dell'ultimo governo rappresentano le sei confessioni religiose principali del Libano. La decisione di nominare un governo militare è stata presa dal presidente uscente In seguito al rifiuto di esponenti musulmani civili di fare parte di un governo Interinale capeggiato da un primo ministro cristiano maronita. Gemayel sembra essersi rivolto alla soluzione del governo militare per sventare il rischio che si formassero due governi, uno cristiano e l'altro musulmano, con imprevedibili ripercussioni per il Paese. Le fazioni musulmane e di sinistra, cioè i filo-siriani, in giornata si erano dimostrati decisi a respingere un gabinetto nominato da un cristiano e a confermare l'attuale esecutivo, guidato dal primo ministro ad interim Salim Hoss, musulmano sunnlta. Come il 18 agosto, alla prima convocazione del Parlamento In collegio elettorale, anche Ieri non si sono presentati 21 dei 41 deputati cristiani, facendo cosi venir meno il numero legale. I deputati sono In tutto 76 (su un totale di 99 seggi, in buona parte vacanti per morti naturali o violente), per cui i cristiani dominano la situazione sul piano formale, mentre si sono trovati spiazzati di fatto dalla situazione reale che vedono la Siria in posizione di forza con il suo esercito da anni nel Paese. Anche le fazioni cristiane sono ancora in disaccordo tra loro: ieri, prima avevano accettato che il mediatore americano Murphy andasse a parlamentare con il governo siriano, giungendo ad un compromesso in base al quale Damasco rinunciava al suo primo candidato, il 78enne Suleyman Frangieh, un ex presidente, cristiano maronita molto vicino alla Siria, e gli americani, da parte loro, accondiscendevano a favorire come candidato Mikhail Daher, 58 anni, un deputato cristiano molto vicino a Frangieh. Successivamente la maggioranza del deputati cristiani si è ribellata a questa scelta, preferendo Raymond Eddé, un avvocato cristiano molto popolare che da 12 anni vive a Parigi dopo una serie di attentati subiti in patria. Eddé ha promesso che, se eletto, chiederà alla Siria di ritirare 1 suol 40 mila soldati dal Libano e interverrà presso i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Orni per un'azione concertata perché Israele sgomberi Ieri anche il Papa è intervenuto, esortando i deputati cristiani a recarsi a votare. Giovanni Paolo II ha Inviato una lettera al patriarca maronita auspicando il "buon svolgimento dell'elezione del presidente'. (Agi-Ap)