Una rissa da western sul ring di Seul di Gian Paolo Ormezzano

Una rissa da western sul ring di Seul Sudcoreano perde rincontro, i «secondi» e gli agenti del servizio di sicurezza aggrediscono l'arbitro: un'ora di incredibile caos Una rissa da western sul ring di Seul DAL NOSTRO INVIATO SEUL — Pugilato dentro il pugilato ieri a Seul, con un arbitro aggredito dagli amici di un concorrente e da agenti del servizio di sicurezza. L'Olimpiade si è divertita assai con questa storia coreanabulgara-neozelandese, segno (buon segno) che per adesso non ci sono altri problemi. Chi ricorda Olimpiadi di sangue, di paure, di allarmi internazionali, di mutilazioni politiche, vede la rissa al palasport di Chamsil come una sana scazzottata da film western, di quelle terapeutiche. Naturalmente per il mondo della boxe è scandalo grosso. Il pugile sudcoreano Byung Jong H, peso gallo, è stato dichiarato perdente al punti (quattro giudici a uno) contro il bulgaro Hristov, dopo un match pieno di reciproche scorrettezze. Lui ha contestato 11 verdetto (gli hanno presto portato una sedia perché non contestasse In piedi: cosi è stato anche tecnicamente un vero sit-in), rimanendo per 67 minuti nel proprio angolo, ringhiando e minacciando botte. Subito dopo il verdetto, cioè all'inizio della contestazione dell'atleta, il suo allenatore Lee Heong So è salito sul ring ed ha assalito l'arbitro, il neozelandese Keith Walker, del tutto incolpevole in quanto senza voto perché i cartellini vengono compilati da cinque giudici di sedia. Alla sua azione manesca si sono associati i suoi tre assistenti e un arbitro, sudcoreano lui pure. Il servizio di sicurezza non è intervenuto con rapidità, Walker ha preso un po' di botte (contusioni, però, non ferite), finalmente è stato isolato, portato verso gli spogliatoi. Ma nel tragitto uno del servizio di sicurezza gli ha appioppato prima un pugno sulla schiena, poi un calcione. E pare che la «punizione» abbia avuto pure un'appendice nello stanzino, dopo che gli agenti si erano tolte le giacche e le insegne ufficiali, per diventare coreani qualunque, vendicatori popolari. Byung Intanto sostava sul ring, la gente urlava per lui, si agitava, scagliava panini, berretti, anche sedie. Venivano spente (ma dopo ben cinquantotto minuti) le luci del palasport, restava soltanto un raggio bianco per Byung, fantasma diafano, pieno di rabbia. La gente usciva, fine della contestazione, peraltro di un verdetto giudicato giusto da quasi tutti gli esperti. Byung scendeva finalmente dal ring, andava verso lo spogliatoio, si fermava, minacciava di tornare lassù, si decideva infine a sparire. Poi si radunava 11 tribunale della boxe: sospensione a tempo indeterminato per l'allenatore capo Lee Heong So, i suoi tre assistenti, il pugile si capisce, e anche l'arbitro sudcoreano unitosi ai picchiatori. Ma ci saranno radiazioni. Walker ha chiesto un biglietto aereo per il primo volo verso la Nuova Zelanda: vuol chiudere con l'Olimpiade, l'arbitraggio, la boxe. Il pakistano Chowdry, presidente della federazione internazionale, ha parlato di ••massimo scandalo della boxe olimpica di ogni tempo». Il presidente della federboxe sudcoreana, Tal Kil-Baek, dopo avere cercato di giustificare vagamente il suo atleta, «proDocof o da un verdetto ingiusto», si è scusato con l'arbitro ed ha dato le dimissioni. Subito dietrologia, in tutti i sensi. Cosa c'è dietro la reazione violenta, cosa c'è di simile nella storia vecchia della boxe. I sudcoreani parlano di stato di esasperazione causato dal comportamento del- le giurie, schiave degli Usa. I quali Usa vogliono far pagare ai sudcoreani la vittoria a tavolino del peso medio Ha Jong Ho, per arrivo ritardato dello statunitense Hmebrick, vittima della lentezza dei trasporti olimpici ufficiali. L'archivio olimpico di questa boxe nella boxe ricorda a Tokyo 1964 un sit-in di cinquantun minuti di un altro pugile sudcoreano furioso, e poi salta indietro sino al 1924, Giochi di Parigi e sit-in (ma allora nessuno usava questo termine) di tifosi italiani sul ring, dopo una presunta ingiustizia verso U peso welter Oldani, Due televisioni, quella sudcoreana tutta campi lunghi, regie primordiali, e la statunitense Nbc con perizia sadica, hanno rifornito immagini del western al palasport. Per tutto il mondo olimpico comunque una sola grossa preoccupazione: se il servizio di sicurezza è questo, per tempi e modi di intervento, come si comporterà con eventuali terroristi? Gian Paolo Ormezzano Seul. II sit-in di protesta del pugile sudcoreano Byung Jong II dopo la decisione dei giudici che lo vede sconfitto dal bulgaro Hristov. Fra poco sul ring comincerà la rissa (Tel. Ap)

Persone citate: Baek, Hristov, Jong, Jong Ii, Keith Walker, Oldani

Luoghi citati: Nuova Zelanda, Parigi, Tokyo, Usa