Tra i «nemici» degli armeni di Emanuele Novazio

Tra i «nemici» degli armeni I musulmani deirAzerbaidjan parlano della questione Karabakh Tra i «nemici» degli armeni «Se si facesse come vogliono loro, dovremmo separare tutta l'Urss» - «La crisi è guidata da centrali estere» - «Il pogrom di Sumgait ci addolora ma prima erano stati uccisi due azerbaidjani» GAL MOSTRO INVIATO BAKU — Alla sua moschea, costruita in cima alla collina, guardano milioni di fedeli: non soltanto i musulmani deU'Azerbaidjan, l'ottanta per cento della popolazione almeno; ma anche quelli di Armenia e del NagornyKafabakh, dove l'Islam è in forte minoranza. Allahshukur Pasha-Zade è il capo della comunità sciita della regione; una delle quattro in Urss e, da quando è esplosa la tensione con gli armeni, quella dove più si avvertono segni d'inquieta attesa, quella più •affacciata sulla crisi». Che cosa pensa dunque, Sheikh Pasha, delle richieste armene, come giudica le violenze razziali esplose nel Karabakh, il loro sfondo etnico ma anche religioso, la lotta tra azeri musulmani e cristiani armeni? Allashukur Pasha-Zade, un uomo giovane di lieve pinguedine e di cordialità assorta, riassume in quattro punti. Le richieste armene sul Karabakh, intanto: «Se si facesse come vogliono loro, dovremmo separare tutta l'Urss, perché dappertutto ci sono terre sulla cui appartenenza è possibile discutere. E lo stesso Azerbaigian, prima della rivoluzione, era molto più grande di adesso: vogliamo forse rivedere tutto?». L'esplosione della crisi: è legata a "Centri esteri» che hanno soffiato sul fuoco e a gente che «vuole frenare la perestrojka»: "Tutto è nato per colpa degli ex dirigenti delle due Repubbliche, che per anni non si sono accorti di nulla. Ma non esiste un "fattore islamico" nelle divergenze con gli armeni, anche se all'Occidente fa comodo créderlo». Le violenze: "Sumgait è il nostro dolore, ma ha avuto molte cause: c'è il carattere nazionale degli azerbaidjani, certo; ma l'uomo può essere spinto a certe azioni, quando viene provocato. E prima di Sumgait, gli armeni avevano ucciso due azerbaidjani a Askeran. E ci sono ragioni di carattere sociale: gli azerbaidjani costretti a fuggire dall'Armenia non avevano una casa, a Sumgait. Sul vuoto non nasce mai nulla». U futuro dei rapporti con gli armeni: "In fin del conti, non possiamo mandarli in Siberia, Allah ci ha dato la vicinanza e dobbiamo trovare una lingua comune». Questa diagnosi, fatta forse di qualche forzatura storica e qualche tentazione assolutoria, riassume gli imbarazzi e le tensioni della classe dirìgente azerbaidjana. Tutta schierata, certo, a difendere la buona fede del -popolo armeno» di fronte all'«estremismo dei nazionalisti»; ma concorde, nella sostanza, a respingere ogni discussione con chi "rimette in gioco», con chi "Vuol rifare la storia», con chi "Vuol separare quel che è unito». Tutta schierata, soprattutto, nella difesa di un "Karabakh sotto il controllo azerbaidjana». La diagnosi ha più di una variante. La si riascolta nella sede del partito; dove a esporla questa volta è Veli Mamedov, segretario a Baku. Per esempio: «/ nazionalisti si sono inseriti anche nel partito armeno. Il popolo non vuole seguirli, ma gran parte è stato infettato». Per esempio: "Bisogna unificare tutti gli armeni? E noi che dovremmo dire, se è vero che trecentomila azeri vivono nelle altre Repubbliche dell'Urss?». Per esem¬ pio: "Abbiamo sottovalutato l'influenza del partito Dasnakh, i nazionalisti borghesi riparati all'estero». C'è un'altra variante, e la si ascolta all'Unione degli scrittori, sulla riva del Mar Caspio. Il suo presidente, Akhram Ailidi, ne fa, quasi, un manifesto dell'intellighentzia azera "Schierata». Per esempio: "L'intellighentzia armena ha grosse responsabilità nella diffusione del nazionalismo radicale, al suo interno c'è chi cerca la popolarità spiccia grazie al movimento nazionale». Per esempio: «Per troppo tempo non abbiamo badato a quel che emergeva nella letteratura degli armeni. Alle loro tendenze narcisistiche, di chi bada all'esclusività della propria appartenenza nazionale». Per esempio: «/ nazionalisti hanno usato l'arma della storia non sempre con buona coscienza, e a volte in malafede. Hanno inventato le frontiere "dal mare al mare", cioè dal Caspio al Mar Nero». In qualsiasi variante si disponga, il "fronte del rifiuto» ostenta una duplice certezza: il problema è stato risolto, e «in via definitiva», dall'esperienza storica dell'Urss; e, dopo la decisione del Soviet supremo, in luglio, non restano altri spazi per la discussione con gli armeni. Ma dietro questa obiettiva convergenza di interessi, tra un nazionalismo che si sente ormai al sicuro e un potere che dal centro non può consentire sgarbi alla geografia etnica dell'Urss, restano i bagliori di un incendio che, per ora, non è stato spento: quello che continua ad ardere, appena passata la frontiera. Emanuele Novazio

Persone citate: Mamedov, Pasha, Sheikh Pasha