Le aziende dei veleni «Non paghiamo» di Francesco Cevasco

Le aziende dei veleni: «Non paghiamo» Ruffolo chiede il risarcimento dei danni, ma le industrie respingono le accuse Le aziende dei veleni: «Non paghiamo» La Federchimica: «Siamo in regola, le nostre esportazioni erano state approvate da Regioni e ministeri» ■ Gli intermediari: «La colpa è dei Paesi che, dopo averli accettati, non hanno più voluto i bidoni con le scorie» MILANO — n conto sta per arrivare, e salato, anche. Ma a questa cena dei veleni nessuno vuol pagare. Ieri gli industriali della chimica hanno risposto «no» al ministro dell'Ambiente Giorgio Ruffolo che vuol «girare» a loro il costo delio smaltimento dei rifiuti appena rientrato e già in viaggio verso l'Italia. Lo stesso «no» è arrivato dalle aziende di intermediazione che hanno prima stoccato e poi esportato i fusti pieni di «veleni». Ruffolo insiste: le imprese dovranno risarcire (secondo i primi calcoli un centinaio di miliardi) lo Stato che ora deve smaltire le scorie inquinate rispedite al mittente (italiano) dai Paesi del Terzo Mondo. «£' giusto che si debbano individuare i responsabili — hanno detto ieri alla Federchimica (l'associazione che raggruppa 1200 aziende del settore) —, ma è ingiusto che si scarichi sui produttori ogni responsabilità. L'espor¬ tazione di rifiuti non è il Far West: ci sono leggi che sono state rispettate. Ci sono le autorizzazioni delle Regioni e del ministero. Ora ci si accorge che in certi Paesi non si poteva esportare. E' un problema di responsabilità per chi ha autorizzato le aziende a farlo, non per le aziende». n ministro Ruffolo ha diffuso una prima «lista dei cattivi» che comprende società produttrici dei rifiuti e società di intermediazione che li hanno esportati. Tra i nomi più noti sotto accusa c'è l'Acna di Cengio del gruppo Montedison. Ieri la replica della società che «smentisce categoricamente di avere mai inviato all'estero rifiuti tossico-nocivi in qualche modo collegabili alla vicenda delle navi», sostiene di aver rispettato la legge e 'diffida chiunque dal collegare il suo nome» alle navi dei veleni. Stesso tono risentito nelle parole della direzione della Max Meyer Duco di Milano: 'Non è bello vedersi inseriti nella lista nera. Abbiamo operato secondo tutte le norme vigenti informando, in base a quanto previsto, le autorità competenti. Le società cui sono stati affidati i materiali per i successivi trattamenti erano regolarmente autorizzate a farlo e lo smaltimento è avvenuto secondo le procedure di legge come ri■sulta dai documenti in nostro possesso e delle autorità». I documenti, ecco uno dei nodi più difficili da sciogliere. Tutti dicono di averli «in regola». 'Li ha visti anche la Finanza — ha detto Rosalba Grassi, della Sarp di Milano, un'altra azienda della lista nera — e ha constatato che sono a posto. Abbiamo già pagato (e caro: 1200 lire il chilo) per smaltire i rifiuti e ora vogliono farci pagare anche i danni: inaccettabile». Vediamoli un po' questi documenti: c'è il «libro-registro vidimato dei rifiuti speciali» dove sono segnate tutte le «uscite». Ogni «uscita- va denunciata e registrata e ogni volta la ditta che s'incarica del prelevamento, stoccaggio e smaltimento o esportazione deve dimostrare di essere autorizzata a farlo. -Qui finisce la nostra responsabilità —hanno detto ancora alla Sarp—se poi chi preleva i rifiuti li rifila a un'altra ditta...». Ecco che il barile delle responsabilità passa all'altra categoria: quella degli intermediari. Renato Pent, direttore generale della Jelly Wax di Opera (Milano), lo fa subito rotolare lontano: 'Pagare i danni noi? Mica li mandavamo a caso i rifiuti. Abbiamo le lettere dei ministri della Nigeria, del Togo, del Senegal, del Libano, della Siria, della Turchia vidimate dalle ambasciate italiane in cui si autorizzava lo scarico dei fusti con i rifiuti. Che i danni li chieda ai governi che non hanno rispettato gli impegni, il ministro Ruffolo. E se teme che non paghino, il governo può sempre decurtare i 1800 miliardi già stanziati Francesco Cevasco (Continua a pagina 2 in sesta colonna)

Persone citate: Giorgio Ruffolo, Max Meyer Duco, Renato Pent, Rosalba Grassi, Ruffolo