Strip meglio la tv che un pub di Marina Cassi
« Strip, meglio la tv che un pub » L'inventrice dello spogliarello delle casalinghe risponde agli inglesi « Strip, meglio la tv che un pub » TORINO — La londinese Television South, dimostrando una notevole caduta di tono nell'abituale fairplay inglese, accusa le tv private italiane di offrire programmazioni di basso livello sbandierando come prova la presunta abitudine di far esibire in caserecci strip-tease impacciate casalinghe. Alcune deputate italiane e le associazioni di categoria tuonano contro il pessimo gusto dell'iniziativa pubblicitaria (tesa a contrastare la deregulation thatcheriana nel settore televisivo) e assicurano che l'immagine della casalinga sarà tutelata nelle sedi opportune. La bagarre sembra divertire Giuliana Gardini, la dinamica giornalista quarantenne che undici anni fa invase i teleschermi subalpini con audaci spogliarelli rigorosamente fatti da casalinghe doc. Nel suo austero ufficio dì responsabile dell'immagine dei Trasporti Torinesi, scorre i titoli dei giornali e sfodera i suoi argomenti: «Buffi questi inglesi e anche disinformati. Nel¬ la loro campagna dicono che lo spogliarello della casalinga è nato in una emittente romana nell'Sl. E invece no; per una volta l'idea non è fiorita nella capitale, ma nella sonnacchiosa Torino nel novembre del '77. La televisione di cui ero dìrettore, Tele Torino International, fu la prima a far spogliare le casalinghe in tv». Rivendicata la paternità, Gardini attacca gli inglesi sul loro terreno: «Mi fa ridere tutto questo scandalo strumentale in un Paese dove esitano i 'go-go strip', localini orrendi dove le casalighe inglesi entrano con la loro brava borsa della spesa, si spogliano in dieci minuti tra quattro tavoli, lazzi e frizzi, incassano trentamila lire e vanno a preparare la cena». Polemiche a parte, come nacque l'idea, obiettivamente un po' osé, di realizzare lo spettacolo «Spogliamoci insieme»? Gardini sorride: «Dal caso. In tarda serata mandavamo in onda uno spogliarello fatto da professioniste. Un bel giorno telefona un si¬ gnore e mi dice: "Non sono belle, mia moglie è convita di essere meglio di loro". Ribatto: "Allora me la mandi": Incredibilmente la casalinga, scarsamente inibita e molto sicura delle proprie qualità, arriva. «Me la trovo in ufficio — spiega Giuliana Gardini — decisa a conquistare il video. Capisco subito che si può inventare uno spettacolo». In studio, al terzo piano di uno stabile in corso Massimo d'Azeglio, si costruisce un'atmosfera da night, con tavolini («non avevamo soldi e le tovaglie erano di carta»), musiche soffuse, luci basse. Seguendo il copione del poker-strip si decide di far spogliare la casalinga di turno sulla base di quiz telefonici in diretta. Dopo la prima trasmissione '«alle 22,30 quando i bambini sono a dormire») il successo (e un carico immane di polemiche) arriva puntuale. «Di noi hanno parlato i giornali di tutto il mondo, arabi compresi. Le televisioni tedesche e svedesi ci chiesero le cassette». «C'é voluto un coraggio notevole — prosegue Giuliana Gardini —. Era uno scandalo che fosse una donna a spogliare altre donne e non si capiva che un professionista non ha sesso. Allora quell'idea era buona perché fece conoscere le televisioni private appena nate». «Spogliamoci insieme» divenne una autentico colpo di fortuna da un punto di vista commerciale. «La gente finalmente si decise a far montare le antenne per sintonizzarsi con le private». Per tre mesi, fino al gennaio del '78, decine di casalinghe, con il volto nascosto da una mascherina, selezionate tra una massa di aspiranti («tutte desiderose di sentirsi belle»), si esibirono gratuitamente ogni venerdì sera. Poi sullo strip si spensero le luci «perché ogni spettacolo che va bene deve finire nel momento di massimo successo e anche perché non ero mai stata fiera di aver partorito quell'idea. Era servita a farcì conoscere, non aveva significato continuare». Marina Cassi
Persone citate: Gardini, Giuliana Gardini, Ribatto
Luoghi citati: Torino
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