Ma Seul non vale una nelle In bianco
Ma Seul non vale una notte in bianco Soltanto pochissimi spettatori seguono le dirette tivù dei Giochi olimpici Ma Seul non vale una notte in bianco I dati auditel sono disastrosi, in linea con i risultati di calciatori e ciclisti: all'Italia, l'Olimpiade in tivù non interessa, il grande sforzo della Rai si è fin qui rivelato un «buco» colossale. Duecentomila persone davanti ai teleschermi per le dirette delle 2 di notte, più o meno la metà poche ore più tardi, quando sta per albeggiare. E durante il giorno audience superiori sì, mai però da sbandierare trionfalmente. Per anni, i network privati italiani avevano giustificato i poco gratificanti indici d'ascolto che l'auditel assegnava alle loro trasmissioni sportive con la mancanza della diretta. H telespettatore non può appassionarsi ad un avvenimento del quale già conosce il risultato, dicevano, e nessuno osava mettere in dubbio questo postulato. Ci ha creduto anche la Rai, che ha sostenuto uno sforzo' organizzativo non indifferente per mostrarci, in diretta, ora per ora, minuto per minuto, i Giochi Olimpici di Seul. Ottantacinque persone inviate in Corea e un altro nutrito staff occupato nel coordinamento da Roma, per almeno 270 ore di teletrasmissione programmata. E, seppur con proporzioni minori, si è impegnata in un notevole sforzo anche Telecapodistria, l'unica emittente di Berlusconi con possibilità di trasmettere in diretta. Ma il risultato è questo colossale fallimento. Un fatto davvero sorprendente per queste Olimpiadi sempre più asservite e coccolate dalla tivù, coperte di miliardi dalla rete americana Nbc? A ben pensarci no, anzi, proprio le esigenze statunitensi, che impongono gare ad orari insoliti, hanno acuito il nostro disagio. L'italiano ha ormai esaurito le sue ferie, è tornato al lavoro e non può rubare più di qualche ora notturna al sonno, anche se l'Olimpìade lo affascina, come sembra testimoniare l'aumento nella vendita di videoregistratori. Ma la differenza di fuso orario tra l'Italia e Seul rende «invivibile» questa Olimpiade per lo sportivo nostrano, già stanco per la continua equazione «ieri=oggi, oggi=domani» cui lo costringono i giornali e confuso da una programmazione televisiva in cui gli sport si sovrappongono senza un palinsesto ben noto, ma spesso improvvisato dalla regia romana. E quando sarebbe disponibile per sedersi davanti al piccolo schermo, la sera, e godersi qualche awenimento registrato, il martellamento di notizie dei telegiornali toglie allo spettatore quell'incertezza sul risultato che lo affascina. Ben diversa la situazione quattro anni fa a Los Angeles, anche se la differenza di fuso orario era identica, nove ore (ma in anticipo, per noi, allora), e ben diverso il periodo dei Giochi, dal 28 luglio al 12 agosto, nel pieno delle sacrosante italiche ferie. E allora si che l'italiano poteva gu- starsi teletrasmissioni in diretta, magari dopo una piacevole giornata a rosolarsi sulla spiaggia, e far le ore piccole ad attendere, nella notte, i trionfi di Cova e della Dolio, Forse fu proprio l'incredibile successo di quattro anni fa a illudere sull'attesa degli italiani per questi Giochi. E sicuramente i primi risultati, la serie di disastri che hanno coinvolto un po' tutto lo sport azzurro, dal calcio al ciclismo, dai tiravolisti ai pentatleti, non ha contribuito ad accrescere l'interesse, ad indurre il telespettatore a sacrificare le sue ore di' sonno. Né è ancora entrata in scena l'atletica, con i suoi personaggi affascinanti. Ma dubitiamo che anche con qualche Inno di Mameli in più e con l'avvento sui teleschermi di un nuovo esaltante duello Johnson-Lewis (alle 1,30 di sabato mattina) gli indici di ascolto possano subire un'autentica impennata. Al sormo non si comanda. Neppure ogni quattro anni, per un'Olimpiade. Guido Ercole
Persone citate: Berlusconi, Cova, Guido Ercole, Johnson, Mameli
Luoghi citati: Italia, Los Angeles, Roma
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