«Lui mi disse uccidi Calabresi» di Francesco Cevasco

«Lui mi disse: uccidi Calabresi» Drammatico confronto a Milano tra il «pentito» Marino e Sofri «Lui mi disse: uccidi Calabresi» «Non è vero, sei un bugiardo», ha replicato il presunto mandante dell'omicidio - Cinque ore di testa a testa, ma i due accusati hanno preferito quasi sempre parlare attraverso i loro legali - Irremovibili nelle loro posizioni MILANO — Dice Marcello Gentili, l'avvocato di Adriano Sofri: «Marino ha mantenuto in linea di principio le sue accuse. Ma è caduto in numerose contraddizioni e inverosimiglianze. Per me e per il mio cliente il confronto è stato molto positivo. Sofri ha dato particolari decisivi su quel 13 maggio 1972, il giorno in cui, sostiene Marino, in un bar di Pisa avrebbe ricevuto da Adriano il truce incarico di uccidere». Dice Gianfranco Maris, l'avvocato di Marino: «/I confronto non ha camiato nulla, le contraddizioni di cui parla l'avv. Gentili non stanno nè in cielo né in terra». Dice Odoardo Ascari, rappresentante della vedova Calabresi: - Ascoltandoli e guardandoli ho avuto la certezza morale e profonda che l'accusa sia fondata». Dice Gentili: 'Marino sembra incominciare a rendersi conto della situazione; è in preda a un processo psicologico». Dice Ascari: «Marino mi ha dato l'impressione netta di essere attendibile». Dopo cinque ore di confronto tra accusatore (Marino) e accusato (Sofri), ecco le prime voci dall'interno della caserma dei carabinieri di via Moscova. Marino e Sofri si sono ripetuti le accuse che si scambiano da 46 giorni (Marino a Sofri: mi hai mandato tu a uccidere Calabresi; Sofri a Marino: ti sei inventato tutto) senza rivolgersi mai direttamente la parola. Tranne un ciao quando si sono incontrati e un saluto quando si sono lasciati, il pentito e l'ex leader di Lotta continua hanno parlato per 'interposta persona»: gli avvocati Marcello Gentili (Sofri) e Gianfranco Maris (Marino). Dalle 4,30 di pomeriggio alle 9,30 di sera i due principali attori del caso-Calabresi hanno recitato la stessa parte che ripetono da quel 28 luglio quando Adriano Soni, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi furono arrestati. Chi li ha visti nella sala al piano terreno della caserma li ha descritti cosi: 'Sofri era asciuttissimo. L'altro sembrava una maschera. Si sono guardati in faccia, un rapido saluto. La parola è passata subito, ed è rimasta sempre, agli avvocati». Sedici anni fa sognavano insieme la rivoluzione, oggi li dividono due parole: assassino, bugiardo. Ad assistere al confronto c'erano anche il giudice istruttore Antonio Lombardi e il rappresentante dell'accusa Ferdinando Pomari ci. In un'atmosfera di grande emozione e tensione si è arrivati due o tre volte a •troncarla li»: sembrava tutto inutile: Sofri e Marino non si spostavano da quanto hanno detto, e ripetuto, al magistrati. L'ex dirigente di Le è arrivato alla caserma dei carabinieri dalla sua casa colonica all'Impruneta, sulle colline fiorentine, dove è agli arresti domiciliari. Ha viaggiato in un cellulare, ma, questa volta, a differenza di quanto è successo 'all'andata» quando ha lasciato il carcere di Bergamo, era senza manette. Lo aveva chiesto lui ed è sta¬ to accontentato. Bocciata invece un'altra proposta del suo avvocato: registrare al magnetofono tutto quanto si è detto nel confronto. Un 'Verbalizzatore» ha comunque annotato il dialogo tra gli avvocati. Quando Sofri è arri vato,camicia azzurra, golfino senza maniche, calzoni grigi, Marino era già nella caserma del carabinieri: il suo aspetto è' cambiato: non ha più quel grande cespuglio di capelli, se 11 è fatti tagliare dal barbiere della caserma. Tre date di sedici anni fa sono state citate durante il confronto. 13 maggio 1972: se- condo Marino quel giorno, in un bar di Pisa, Sofri gli ha datò l'incarico di assassinare il commissario di polizia Luigi Calabresi. Secondo Sofri tutto dò è 'grottesco». E per il suo avvocato: 'Dopo le importanti novità date ieri da Sofri tutto ciò non sta più in piedi». 17 maggio: secondo Marino quel giorno Bompressi sparò a Calabresi mentre lui guidò la macchina con cui il commando terrorista fuggì. Secondo Sofri la notizia gli arrivò — assolutamente inattesa — mentre stava passeggiando a Trastevere. 20 maggio: Secondo Marino Sofri si complimentò con lui, dopo un comizio a Massa, per la riuscita del 'lavoro». Secondo Sofri è un'evidente 'baggianata» e quel giorno «non credo di aver neanche intravisto Marino». Prima del confronto, l'avvocato del pentito ha raccontato alcuni retroscena sulla vicenda. Lo ha fatto in un' intervista a Epoca: 'Io non rimprovero niente agli amici di Sofri — ha detto Gianfranco Maris — Dico soltanto che il loro modo di impostare la difesa seminando dubbi sull'onestà dei magistrati e dei carabinieri rivela che è ancora viva quella cultura che ha formato alla criminalizza¬ zione prima e all'assassinio poi del commissario Calabresi». Maris ha poi spiegato perchè ha presentato solo ora la richiesta di arresti domiciliari per il suo assistito: 'Avevo pudore. Marino ha confessato di aver partecipato al delitto Calabresi: non mi pareva il caso di chiedere ai giudici che fosse messo fuori. Adesso, però, che gli altri tre imputati hanno ottenuto gli arresti a domicilio...». Per il suo avvocato, poi. Marino è 'perfettamente in sè e non ha bisogno di cure mediche o psichiatriche». E ancora un particolare curioso: quando è stato arrestato il pentito? C'è sempre stato un po' di mistero sulla data esatta. Ecco cosa dice l'avvocato Maris: 'Il mandato di cattura porta la data, giovedì 28 luglio, la stessa di quelli a carico degli altri tre. Marino si era presentato spontaneamente ai carabinieri qualche giorno prima. Lui doveva venire a Milano il venerdì precedente per cominciare la sua confessione, ma il trasferimento venne rimandato perchè il sàbato e la domenica non poteva lasciare Bocca di Magra: doveva vendere le frittelle». Francesco Cevasco

Luoghi citati: Bergamo, Impruneta, Marino, Milano, Pisa