Nelle feste dell'Unità più affari che politica di Alberto Rapisarda

Nelle feste dell'Unità più affari che politica A Firenze investiti 10 miliardi, già incassati 14 Nelle feste dell'Unità più affari che politica Ma nel pei spunta l'autocritica: «La buona cucina non basta» DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Quattro milioni e mezzo di visitatoriclienti, con una spesa media pro-capite di 3 mila lire, danno un incasso di quasi 14 miliardi B Festival più costoso mai organizzato dai comunisti italiani ha largamente pareggiato le spese e porta in cassa un 40 per cento di utili rispetto al capitale investito. Con la benevola collaborazione del bel tempo, ogni sera gli organizzatori hanno potuto contare su introiti dell'ordine di mezzo miliardo, canalizzati nei 18 ristoranti e nei 43 bar, pizzerie, spaghetterie, friggitorie e tripperie, che hanno costituito la struttura portante della festa di Campi Bisenzio. Sul campo della «politica culinaria» il nuovo pei di Achille Occhetto può ben dire di aver vinto la sua battaglia. Occupato a masticare mezzo milione di pasti per 1 25 giorni filati della festa, il popolo comunista ha offerto ai nuovi dirigenti una tregua estiva venata di disincantata attesa per il futuro politico, accompagnata però da malcelata preoccupazione per il futuro della «festa». Perché, e non tutti lo sanno, per i comunisti la festa è strumento di identità alla pari della falce e del martello. "Luogo di incontro e di reciproco conforto nell'isolamento degli Anni 60, è diventata negli Anni 70 lo strumento dì contatto col mondo degli altri lavoratori e dei ceti medi, seguendo l'evoluzione della linea del partito», semplifica Francesco Riccio, il capo dei cinque giovani manager che lavorano tutto l'anno a Botteghe Oscure per organizzare feste e trattenimenti. Certo, negli Anni 80 è diventata un po' meno chiara la linea politica da seguire. Ma non per questo la festa è entrata in crisi Anzi è esplosa più forte la smania festaiola di federazioni e sezioni con punte di 4 mila feste e festicciole organizzate quest'anno in giro per l'Italia solo durante il periodo estivo. E più diminuivano gli scritti e i volenterosi militanti che distribuivano l'Unità la domenica porta a porta, più si è fatto ricorso alla politica della «festa continua» per pareggiare le falle dell'autofinanziamento. L'antico strumento di incontro e di dibattito è cosi diventato la maggior fonte di incassi delle federazioni comuniste. La potente federazione bolognese si finanzia per il 65 per cento con i proventi delle feste. Quella fiorentina è vicina a questa percentuale. Non si fa in tempo a concludere una festa che se ne apre un'altra. Una delle ragioni per le quali Occhetto terrà oggi e non domenica il comizio conclusivo, violando la tradizione, è che in tanti hanno chiesto di poter tornare al rispettivo paesello domenica per poter chiudere la festa locale dell' Unità. Ne va del bilanci dellesezioni Quest'anno a Campi Bisenzio i fiorentini hanno celebrato l'apoteosi della festa, ma hanno innescato anche un ripensamento critico. La mancanza di una linea politica netta e accettata da tutti ha fatto risaltare di più il paradosso dell'enorme dispendio di mezzi e di energie finalizzato, alla fine dei conti, a realizzare una mega-fiera dei divertimenti. Francesco Riccio, 11 responsabile nazionale delle feste dell'Unità, ammette: "Così non si può andare avanti. Dai prossimi giorni ci metteremo attorno ad un tavolo per stabilire come reinventare la festa stando però attenti a non distruggerla». Lo strumento è rodato e prezioso. B pei in 40 anni non è arrivato al governo, ma in cambio è diventato il più grande organizzatore italiano di spettacoli Tutti i cantanti più noti desiderano passare per le sue feste che raccolgono milioni di spettatori. Tanta capacità manageriale, però, se procura denari, non procura né iscritti, né voti. A Campi Bisenzio, a metà festival, erano 17 i nuovi iscritti. E i voti sono in continua diminuzione, mentre aumenta l'affluenza alle feste. Ha osservato sorpreso l'inviato americano aeft'Herald Tribune: "I comunisti italiani forse non sanno chi sono, ma molta gente pensa che sanno organizzare una festa molto bene». Ora i dirigenti comunisti si stanno ponendo il problema, di come trasformare il consenso alla loro indubbia managerialità festaiola in consenso politico. "Non abbiamo i denari per pagarci una tv privata in questa epoca di comunicazioni visive — riflette Francesco Riccio — ma abbiamo i festival, che debbono diventare i veicoli del nostro messaggio. L'effìmero della festa va progressivamente sostituito con qualcosa che rimanga, come si è cominciato a fare qui, creando un parco attrezzato da lasciare al Comune di Campi». In auge ai tempi delle estati romane dell'assessore Nicolini, il termine "effìmero» fa oggi orrore ai nuovi dirigenti del pei, come simbolo fastidioso di un tempo in cui la vittoria parve facile e vicina. I figli della delusione e della sconfitta oggi non hanno proprio voglia di scherzare. Alberto Rapisarda

Persone citate: Achille Occhetto, Francesco Riccio, Nicolini, Occhetto

Luoghi citati: Campi Bisenzio, Comune Di Campi, Firenze, Italia