Grazie ad un'autodenuncia ha trovato una Comunità

Grazie ad un'autodenuncia ha trovato una Comunità Speranze per un tossicodipendente, mentre l'eroina uccide ancora Grazie ad un'autodenuncia ha trovato una Comunità Sarà accolto, per un anno e mezzo, in un centro di disintossicazione Proprio un mese fa, alla vigilia di Ferragosto, Giovanni Grosso, 29 armi, infermiere dell'Amedeo di Savoia, tossicodipendente, si autodenunciò alla polizia: «Arrestatemi, ho delle bustine d'eroina. In carcere almeno non potrò bucarmi». E al giudice chiese: «Mi aiuti a trovare un posto in una Comunità. Ho bussato a tante porte, ma mi dicevano sempre di ripassare, che c'erano altri in attesa prima di me». La denuncia di Giovanni Grosso non è caduta nel vuoto: il giovane dovrebbe lasciare il carcere a giorni e andare agli arresti domiciliari in un centro terapeutico. Al suo appello aveva risposto, subito dopo Ferragosto, la «Ginestra», la comunità di Moncalieri diretta dal dott. Giovanni Veronese. Un responsabile del Centro chiese ed ottenne dal magistrato l'autorizzazione a prendere contatto con il giovane detenuto alle Nuove. All'inizio sono stati incon¬ tri preliminari, per valutare la effettiva volontà dell'infermiere di troncare con l'eroina. Poi, piano piano, grazie anche all'impegno del giudice istruttore Marilinda Mineccia e del difensore Palumbo (Grosso è accusato di detenzione di droga) il giovane è uscito dal tunnel. La carcerazione l'ha aiutato a troncare con la siringa, un'«abitudine» contratta ormai da più di 7 anni e, soprattutto grazie agli incontri con il responsabile della Comunità per la prima volta si è sentito meno solo. Racconta la madre: «Di lui si è interessato anche una Comunità di Alessandria. Mio marito Emilio ha visto Giovanni venerdì scorso. Lo ha trovato in buone condizioni. Il giudice ha deciso di mandarlo in un Centro terapeutico per un anno e mezzo. Non sappiamo ancora se sarà ospitato a Moncalieri o ad Alessandria: lui,è contento, non vede l'ora di andarci. In carcere ha cercato di ren¬ dersi utile, stando sempre vicino ad un epilettico». La madre non vede Giovanni da tempo: «Ma sono molto affezionata a lui. Subito dopo il suo arresto sono stata malissimo e ho dovuto ricoverarmi in ospedale». Giovanni Grosso ha «superato» bene i contatti preliminari con il responsabile della Comunità e dovrebbe passare alla cosiddetta «accoglienza» e poi alla vera e propria «accettazione». L'infermiere ha smesso di drogarsi in cella e si è realizzata così la prima condizione richiesta dai Centri terapeutici, piuttosto restii ad accogliere chi non si è già disintossicato. Spiega il responsabile di un Centro: «All'inizio si cerca di inquadrare il nuovo arrivato nella vita della Comunità. Por si inizia il vero trattamento, si stabilisce una proposta positiva che può consistere nel lavoro manuale, come recupero alla vita pratica in riunioni o in terapie di gruppo». Nino Pietropinto

Persone citate: Amedeo Di Savoia, Giovanni Grosso, Giovanni Veronese, Marilinda Mineccia, Nino Pietropinto

Luoghi citati: Alessandria, Moncalieri