Il prete ucciso fermato un polacco

Il prete ucciso, fermato un polacco Due profughi coinvolti nell'assassinio del sacerdote nel Casertano Il prete ucciso, fermato un polacco L'immigrato accolto da don Catullo che gli aveva affidato alcuni lavori - Si cerca il suo compagno - Gli investigatori privilegiano il movente della rapina, ma il giallo non è risolto NAPOLI — Conosceva bene i suoi assassini ed ha aperto loro la porta senza paura. Un gesto di fiducia che è risultato fatale a don Angelo Catallo, 64 anni, sacerdote nella parrocchia della Chiesa Madre di Pignataro Maggiore, un paesone a pochi chilometri da Caserta. Da ieri il «giallo» della sua morte violenta ha forse una chiave di lettura ed un probabile movente: i carabinieri hanno fermato un profugo polacco. •Forti indizi di omicidio». Con il fratello, tuttora ricercato, è sospettato di aver ucciso il religioso nella notte tra domenica e lunedì, puntando ai risparmi che don Catallo custodiva nella villa. Ma se la pista del delitto a scopo di rapina pare abbia sgomberato il campo da ipotesi e inquietanti interrogati¬ vi, restai..') ancora molti i punti da c rùarire. Dei due polacchi, ospiti del campo profughi della vicina Capua, gli inquirenti non hanno voluto dire i nomi. Si sa soltanto che da tempo frequentavano il sacerdote che li aveva accolti per alcuni periodi nella sua abitazione aiutandoli in cambio dì piccoli servizi: la pulizia del giardino, commissioni, lavoretti di manutenzione. Di sicuro avevano libero accesso nel villino dove il prete viveva solo. Sapevano dell'esistenza di danaro di cui, però, gli investigatori non hanno trovato traccia? E' questa una delle domande alla quale il polacco fermato dovrà dare risposta. Per tutto il pomeriggio l'uomo, rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, è stato interrogato dal so¬ stituto procuratore Paolo Albano che conduce l'inchiesta. Al magistrato tocca anche chiarire la natura dei rapporti intessuti dal sacerdote con i due profughi. Le chiacchiere di paese fanno parte della storia personale di don Catallo. Ombre di cui si trova il segno nelle parole del parroco di Pignataro Maggiore, don Tommaso Nacca, con il quale il prete ucciso lavorava fianco a fianco: «A noi non spetta giudicare — ha detto dopo la scoperta dell'assassinio —: ora per don Angelo dobbiamo solo pregare». E' stato proprio lui a trovare il corpo senza vita di don Catallo che invano aveva atteso per la celebrazione della messa mattutina. Padre Nacca ha varcato la soglia del villino e ha visto chiare le tracce di quanto era accaduto. Stanze a soqquadro, la testimonianza di una ricerca affannosa e sul letto il cadavere del sacerdote. Don Angelo indossava il pigiama, aveva i polsi e le caviglie legate con un filo elettrico e la testa coperta da due cuscini. Gli assassini lo avevano percosso con violenza prima di finirlo premendogli sul volto i guanciali. La morte per soffocamento è stata confermata ieri dal medico legale che ha compiuto l'autopsia nell'ospedale Civile di Caserta. Nessuna possibilità di difesa per il prete, di corporatura esile e con il fisico indebolito dalla malattia che alcuni mesi fa lo aveva costretto ad un intervento chirurgico ai polmoni. Un omicidio per rapina? Una vendetta in cui vicende personali hanno giocato un preciso ruolo? La prima ipotesi, scartata inizialmente, ha preso corpo nel corso delle indagini. Nella villa i carabinieri hanno trovato intatti Buoni del Tesoro per 80 milioni e oggetti di valore che gli assassini avevano trascurato. Ma nulla esclude che l'insospettata fortuna di don Catallo — viveva apparentemente soltanto dello stipendio dovuto ai religiosi della parrocchia — contasse anche sul danaro liquido, una somma della cui esistenza non erano a conoscenza neppure i familiari. Un segreto scoperto forse per caso dai due polacchi che don Angelo aveva accolto e accudito. Ma se la pista imboccata dalle indagini sembra quella giusta, non è escluso che l'inchiesta possa riservare sorprese. Sulla vicenda gli inquirenti hanno imposto con il passare delle ore il più stretto silenzio. Fino a tarda sera si sono susseguiti gli interrogatori di quanti conoscevano don Angelo e di quanti potrebbero svelare retroscena che per ora restano nel buio. Il magistrato potrebbe inoltre voler verificare anche la fondatezza di alcune voci secondo le quali il sacerdote sarebbe stato destinatario, nei mesi scorsi, di una cospicua eredità: danaro e un fondo agricolo lasciatogli da una donna del paese di cui era stato consigliere spirituale. Quanto basta per suscitare rancori, alimentare appetiti? Poco amato dai suoi parrocchiani per il carattere chiuso e introverso, il prete ucciso viveva isolato nella sua villa alla periferia del paese, limitando sempre più negli anni l'attività pastorale. Pure i fratelli, Pietro, un operaio in pensione, e Teresa, con i quali fino a qualche tempo fa abitava, lo vedevano raramente. «Ma era disponibile ed aveva piena fiducia nelle persone — dice ora don Nacca —.forse proprio questo, il fatto cioè di aver aperto senza remore la porta della sua casa agli assassini, gli è costato la vita». Mariella Cirillo

Persone citate: Angelo Catallo, Catallo, Mariella Cirillo, Nacca, Paolo Albano, Tommaso Nacca

Luoghi citati: Capua, Caserta, Napoli, Pignataro Maggiore, Santa Maria Capua Vetere